In Bolivia le macchine non circolano più
Manca il carburante, e quello che c'è costa tantissimo, a causa di una crisi che arriva da molto lontano
In Bolivia è quasi impossibile fare rifornimento di carburante. Alle stazioni di servizio ci sono lunghe code di veicoli in attesa di rifornirsi, ma le pompe sono a secco. Fino a qualche anno fa la Bolivia era uno dei maggiori esportatori di gas naturale dell’America del Sud, ma oggi sta attraversando una grave crisi economica, e il paese non è più in grado di importare carburante. Il poco che c’è viene venduto a prezzi altissimi.
Il carburante in alcuni posti è razionato e in altri manca del tutto. Questo rende complicata la distribuzione dei prodotti alimentari in tutto il paese: senza carburante per i propri mezzi, gli agricoltori non riescono a portare i prodotti ai mercati, che quindi sono scarsamente riforniti e hanno prezzi molto alti.
La scarsa disponibilità di prodotti, dovuta sia alle difficoltà nella circolazione delle merci sia alla ridotta capacità del paese di importare beni di consumo, fa sì che il loro prezzo aumenti. Oggi in Bolivia l’inflazione sta crescendo e il potere d’acquisto delle persone diminuisce sempre di più: a novembre del 2023 l’inflazione era all’1,59 per cento, mentre a ottobre del 2024 è arrivata al 7,94 per cento. Per fare un paragone, in Italia siamo all’1,4 per cento. Da qualche anno la percentuale di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà in Bolivia sta tra il 34 e il 39 per cento, mentre in Italia nel 2023 eravamo al 9,8 per cento. La situazione di diffusa incertezza economica contribuisce a creare un clima di instabilità sociale.
La crisi economica della Bolivia ha origini lontane. Nel 2006 Evo Morales, appena eletto presidente del paese, avviò la nazionalizzazione delle risorse energetiche, in particolare del gas naturale di cui la Bolivia è ricca. Questo per un certo periodo permise allo Stato di arricchirsi e di effettuare investimenti che migliorarono il funzionamento generale del paese e il benessere delle persone. Da quel momento in poi per una decina d’anni l’economia della Bolivia si resse soprattutto sui guadagni provenienti dalla vendita di gas naturale, con buoni tassi di crescita.
Tuttavia, la nazionalizzazione fatta da Morales aveva alcuni problemi: la perdita degli investimenti e delle competenze tecniche delle aziende straniere che avevano sfruttato i giacimenti fino a quel momento non fu compensata da uguali investimenti pubblici sulle infrastrutture e sulle tecniche necessarie alle estrazioni. La gestione pubblica non seppe sfruttare i giacimenti in modo efficiente e le estrazioni cominciarono negli anni a calare. Contemporaneamente, dal 2015 i prezzi globali del gas naturale diminuirono progressivamente. Questi due fattori nel corso del tempo fecero crollare i guadagni del paese provenienti dalle esportazioni di gas: le condizioni economiche cominciarono a peggiorare e la Bolivia cominciò a dover importare energia.
La crisi economica si somma a una crisi politica nel paese. La popolarità del presidente in carica, Luis Arce, è molto bassa, e l’opposizione nei confronti del presidente è sostenuta dall’ex presidente Evo Morales. I due, che fino a poco tempo fa appartenevano allo stesso partito, oggi sono contrapposti in uno scontro molto duro in vista delle elezioni del 2025, alle quali Morales ha intenzione di ricandidarsi nonostante una questione aperta sulla legittimità della sua ricandidabilità.
Solo nell’ultimo anno, in Bolivia ci sono stati un tentativo di colpo di stato, un attentato a Morales (entrambi falliti), e molti scontri di piazza tra i sostenitori di Arce e quelli di Morales. A ottobre i sostenitori di Morales hanno bloccato varie strade importanti del paese, impedendo la circolazione e aggravando così ancora di più le difficoltà di rifornimento in diverse zone.