Il presidente sudcoreano ha evitato l’impeachment
La mozione presentata dalle opposizioni non ha raggiunto la maggioranza necessaria, dato che il partito di governo ha boicottato il voto
Sabato mattina il presidente della Corea del Sud Yoon Suk-yeol ha evitato di essere messo sotto impeachment dal parlamento, dopo che un voto in aula non ha ottenuto la maggioranza richiesta. Il voto era stato chiesto dalle opposizioni a causa della criticatissima decisione del presidente di imporre nel paese la legge marziale, durata meno di sei ore.
L’impeachment, che è la messa in stato di accusa del presidente e la conseguente rimozione forzata dal suo incarico, per essere approvato doveva ottenere i voti di due terzi dei deputati (200). L’opposizione ha la maggioranza dei seggi in parlamento (192 seggi su 300), e quindi sarebbero serviti i voti di 8 deputati del partito di Yoon, il Partito del Potere Popolare, conservatore. Ma tutti i parlamentari del partito tranne tre hanno deciso di boicottare il voto e di lasciare l’aula. Le opposizioni hanno già fatto sapere che chiederanno un nuovo voto per i prossimi giorni.
Prima e dopo il voto ci sono state grandi manifestazioni di protesta a Seul per chiedere la rimozione del presidente, e in particolare davanti al parlamento si sono radunate diverse migliaia di persone che hanno aspettato per ore l’esito della votazione.
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Il voto sull’impeachment è avvenuto dopo che nelle prime ore di sabato mattina Yoon aveva chiesto scusa in un messaggio alla nazione, ribadendo di non volersi dimettere prima del voto, come invece era stato chiesto da molti anche dentro al suo partito. Aveva detto di aver dichiarato la legge marziale per «disperazione», e chiesto scusa per aver causato «ansia e disagio» tra la popolazione: «Sono profondamente dispiaciuto e offro le mie sincere scuse ai miei concittadini che devono essere stati molto sorpresi», aveva detto inchinandosi davanti alle telecamere.
Se anche l’impeachment fosse stato approvato dal parlamento Yoon non sarebbe stato rimosso immediatamente, ma sarebbe servito un giudizio della Corte costituzionale, che avrebbe dovuto confermare la decisione con 6 voti su 9 dei suoi membri. La decisione della Corte costituzionale non sarebbe stata però così immediata, e anzi ci sarebbero stati alcuni ostacoli da superare perché la mozione d’impeachment venisse votata.
Per discutere e votare la mozione serve un quorum di almeno sette giudici su nove: ma al momento la Corte non è al completo, e ha solo sei giudici, perché il parlamento deve ancora nominare i successori di tre giudici che sono andati in pensione a ottobre. A ottobre tuttavia la Corte aveva fatto sapere che avrebbe potuto operare anche con soli sei giudici, e che un verdetto votato da tutti sarebbe vincolante.
Significa quindi che per approvare l’impeachment tutti e sei i giudici avrebbero dovuto votare a favore, una cosa non affatto scontata dato l’orientamento politico dei giudici della Corte: due, nominati dall’ex presidente del Partito Democratico Moon Jae-in, hanno posizioni progressiste, mentre gli altri quattro hanno posizioni conservatrici (e solo uno di questi è stato nominato da Yoon). Per superare questo problema le opposizioni avrebbero potuto cercare di nominare rapidamente i tre giudici vacanti dopo il voto sull’impeachment, ma le loro nomine avrebbero dovute essere approvate dall’eventuale presidente ad interim, l’attuale primo ministro di Yoon, Han Duck-soo.
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