Quelli che esultano per l’omicidio del capo di UnitedHealthcare
Negli Stati Uniti molte persone hanno fatto battute online e postato commenti di soddisfazione: c'entra la rabbia diffusa contro le società di assicurazioni sanitarie
Dopo che negli Stati Uniti si era diffusa la notizia che l’amministratore delegato di UnitedHealthcare, una delle più importanti aziende di assicurazioni sanitarie, era stato assassinato a New York, su internet molte persone hanno scritto post e commenti sarcastici o rabbiosi in cui esprimevano rivalsa o soddisfazione per l’omicidio.
I commenti non erano tanto rivolti contro l’amministratore delegato Brian Thompson, un uomo di 50 anni con due figli, quanto contro il settore delle assicurazioni private negli Stati Uniti. Esprimevano l’idea che l’omicidio fosse un atto di vendetta pubblica o perfino una forma di giustizia popolare contro una delle industrie più odiate negli Stati Uniti, cioè quella delle assicurazioni sanitarie. Al momento in realtà non ci sono notizie certe sul movente dell’omicidio.
Le assicurazioni sanitarie private come UnitedHealthcare sono particolarmente controverse negli Stati Uniti. Quando la pagina Facebook dell’azienda ha pubblicato le condoglianze per la morte di Thompson, il post ha ricevuto più di 23 mila reazioni con emoji che ridono e moltissimi commenti sarcastici, con riferimenti al fatto che forse UnitedHealthcare non avrebbe rimborsato l’ambulanza nemmeno al proprio amministratore delegato. Il post è poi stato rimosso.
Negli Stati Uniti non esiste o quasi la sanità pubblica, e tutto il sistema è basato sulle assicurazioni. Esistono programmi di sostegno pubblico, ma la maggior parte degli americani deve fare affidamento per le proprie cure mediche su assicurazioni private, che devono pagare di tasca propria oppure che – più di frequente – vengono offerte come benefit dal proprio datore di lavoro.
Le assicurazioni private però sono da sempre accusate di cercare di massimizzare i profitti usando espedienti per negare ai pazienti i pagamenti e i rimborsi delle spese sanitarie. Si tratta di una minoranza dei casi, ma le motivazioni dei dinieghi possono riguardare il fatto che un certo trattamento non è coperto, il fatto che l’ospedale in cui è stato portato il paziente non fa parte del network degli ospedali con cui lavora un’assicurazione, oppure che una cura non è «necessaria a livello medico», anche quando i dottori sostengono il contrario. A volte richiedere alle assicurazioni pagamenti e rimborsi è un’operazione così complessa e dall’esito incerto che le persone rinunciano a curarsi.
Secondo un’indagine fatta l’anno scorso da ProPublica, le compagnie assicurative americane rifiutano in media 1 richiesta di cure ogni 7. E se l’assicurazione nega la copertura, i costi delle prestazioni sanitarie sono così elevati da poter mandare in rovina una famiglia: l’impianto di un pacemaker può costare più di 50 mila dollari, un parto cesareo più di 26 mila.
Questo sistema genera situazioni in cui le persone non ricevono le cure di cui avrebbero bisogno, o le ricevono con molto ritardo e dopo estenuanti procedure burocratiche. Molto spesso questi problemi dipendono effettivamente dal tipo di copertura assicurativa, ma molti accusano le assicurazioni di usare tutti i sotterfugi possibili per negare le cure, anche a chi ne avrebbe diritto.
In questi giorni su TikTok una donna ha condiviso la sua esperienza proprio con UnitedHealthcare: ha raccontato come a suo figlio di un anno fosse stato scoperto un grave tumore al cervello, che aveva bisogno di essere operato d’urgenza in un ospedale di New York. Ma l’assicurazione di UnitedHealthcare per tre giorni si era rifiutata di coprire il trasferimento in ambulanza. Quando la donna ha proposto di portare il figlio a New York con la propria auto, UnitedHealthcare ha risposto che se l’avesse fatto non avrebbe rimborsato l’operazione. La donna ha concluso il video dicendo: «Non giustifico la violenza in nessun modo, ma non ho dubitato nemmeno un secondo di quale fosse il movente del sospettato».
Non è possibile sapere quanto sia prevalente quest’atteggiamento tra il pubblico americano, ma in questi giorni sotto a tutti i post dei media che parlano dell’omicidio ci sono commenti del genere. Sotto questo post su Instagram di CNN alcune persone hanno commentato: «La mia empatia non fa parte del network» (in riferimento al fatto che le cure vengono negate dalle assicurazioni perché ospedali o medici non sono nel loro network); altri: «Questa storia ha più copertura di quella che UnitedHealthcare abbia mai fornito»; altri ancora: «Ecco le conseguenze di mettere il profitto davanti alle persone».
La nota giornalista Taylor Lorenz ha scritto sul social media Bluesky: «E poi la gente si chiede perché vogliamo morti questi manager». In alcuni casi ci sono state anche espressioni di entusiasmo: su TikTok alcuni utenti hanno composto canzoni per esaltare il sospettato dell’omicidio come una specie di eroe popolare, e hanno ricevuto centinaia di migliaia di like.
Thompson è stato ucciso in quello che la capa della polizia di New York, Jessica Tisch, ha definito un «palese attacco mirato». Un video delle telecamere di sorveglianza mostra l’assassino ripreso da dietro che si avvicina a Thompson e gli spara almeno tre volte, al polpaccio e alla schiena. La pistola sembra avere un silenziatore.
Giovedì fonti interne alla polizia hanno detto a varie testate che sui bossoli di proiettile trovati nel punto in cui Thompson è stato ucciso c’erano scritte alcune parole: “deny,” “defend” e “depose”, rispettivamente “negare”, “difendere” e “deporre”. Sono probabilmente un riferimento alla strategia dalle compagnie di assicurazioni per non risarcire i loro clienti, detta Delay, Deny, Defend: le compagnie assicurative ritardano i pagamenti (delay), li negano quando possibile (deny) o intentano cause legali per difendersi dalle denunce dei clienti (defend).
Se davvero il movente dell’omicidio di Thompson avesse a che fare con le presunte pratiche predatorie delle società di assicurazioni, l’omicidio sarebbe anche un caso di violenza politica inedito negli Stati Uniti, dove questo genere di fenomeni – persone o gruppi che usano la violenza per cause sociali e politiche – è stato relativamente limitato negli ultimi decenni.
Stephan Meier, un docente della Columbia Business School, ha detto al New York Times: «L’industria delle assicurazioni non è la più amata, per usare un eufemismo. Se fossi un manager di alto livello di un’altra compagnia assicurativa adesso starei pensando: “Cosa significa questo per me? Sono il prossimo?”».
UnitedHealth Group, la società madre di UnitedHealthcare, è la più grande compagnia assicurativa degli Stati Uniti, oltre che una delle aziende più grandi del mondo: ha un valore di mercato di 519 miliardi di dollari (quasi il doppio di Coca-Cola) e dà copertura assicurativa a più di 50 milioni di americani.