La Corte costituzionale romena ha ordinato di rifare le elezioni presidenziali
Due giorni prima del ballottaggio, per via di possibili interferenze russe durante la campagna elettorale
Venerdì la Corte costituzionale della Romania ha annullato le elezioni presidenziali in corso, due giorni prima della data prevista per il ballottaggio, e ha chiesto al governo di indicare una nuova data per il voto. Il primo turno si era tenuto il 24 novembre, ed era stato vinto a sorpresa dal candidato di estrema destra populista e filoputiniano Calin Georgescu: da allora c’erano state numerose segnalazioni di possibili interferenze russe nelle elezioni. Mercoledì l’intelligence romena aveva reso pubblici alcuni documenti secondo cui la campagna elettorale era stata oggetto di alcune «azioni russe ibride e aggressive».
Di conseguenza è stato annullato anche il secondo turno delle presidenziali: avrebbe dovuto tenersi domenica 8 dicembre fra Georgescu, e la liberale Elena Lasconi, che era arrivata seconda al voto di novembre. I cittadini all’estero avevano già iniziato a votare. La Corte ha infatti deciso che il processo dovrà essere ripetuto «nella sua interezza» e ha chiesto al governo di fissare una nuova data. La legge romena prevede che, in caso di annullamento delle elezioni, queste debbano essere ripetute la seconda domenica successiva alla data dell’annullamento. Secondo quanto scritto da BBC News è però possibile che con questa formula la Corte intenda che debba ripetersi anche la campagna elettorale.
Il mandato del presidente attuale Klaus Iohannis scadrebbe il prossimo 21 dicembre, ma dopo la sentenza della Corte costituzionale ha fatto sapere che resterà in carica fino all’elezione del suo successore: è previsto che nei prossimi giorni Iohannis nomini un nuovo primo ministro, il cui governo dovrà programmare le prossime elezioni presidenziali.
Prima delle elezioni Georgescu era fondamentalmente sconosciuto nella politica romena: la sua vittoria inaspettata ha lasciato perplessi molti osservatori. Secondo la Corte, i documenti dell’intelligence mostrano il coinvolgimento della Russia nell’influenzare gli elettori romeni attraverso una campagna di propaganda online anti-occidentale a sostegno di Georgescu. Descrivono anche diverse irregolarità nel finanziamento della campagna elettorale di Georgescu. La piattaforma che sarebbe stata più utilizzata per questi scopi sarebbe TikTok: proprio per questo motivo giovedì la Commissione Europea aveva ordinato di conservare tutti i dati sul funzionamento dei propri sistemi di raccomandazione di contenuti sulle contestate elezioni presidenziali romene.
Giovedì la polizia romena aveva detto di aver aperto un’inchiesta su possibili crimini informatici relativi alle elezioni presidenziali, sulla base dei documenti dell’intelligence desecretati. La polizia ha comunque specificato che non c’erano indagati, ma che l’apertura del caso serve a raccogliere le prove necessarie per eventualmente accusare qualcuno.
A ottobre la Corte costituzionale aveva escluso una candidata alle presidenziali, l’europarlamentare Diana Șoșoacă, giudicando le sue posizioni antisemite e filorusse un pericolo per la democrazia romena. Non è chiaro se deciderà di fare lo stesso con Georgescu, escludendolo dalle nuove elezioni.
La decisione della Corte costituzionale di annullare il processo elettorale ha suscitato reazioni contrastanti anche fra i politici più moderati, nel paese. Elena Lasconi l’ha criticata duramente: al primo turno aveva superato di meno di tremila voti il candidato arrivato terzo, il primo ministro uscente Marcel Ciolacu, e domenica avrebbe avuto buone probabilità di battere Georgescu al ballottaggio. Ciolacu, che fa parte del Partito Socialdemocratico, ha detto che la decisione era «l’unica soluzione corretta» dopo le notizie sulle possibili interferenze.