A Roma la polizia ha iniziato a rimuovere le “key box” dalle strade del centro
Le nuove regole sul check-in degli alloggi turistici le hanno rese quasi inutili, ma non vietate: è un'iniziativa del comune
Negli ultimi giorni la polizia locale di Roma ha iniziato a rimuovere le cosiddette key box, le cassettine per le chiavi che spesso vengono usate dai gestori di alloggi turistici per permettere ai clienti che hanno prenotato il soggiorno online di entrare direttamente nell’appartamento con un codice, senza incontrare il gestore. Recentemente una circolare del ministero dell’Interno aveva reso obbligatorio per le strutture ricettive fare di persona le procedure di check-in, rendendo in pratica obsolete le key box: non sono però state vietate. La loro rimozione a Roma è dovuta a un’iniziativa del comune.
L’assessore al Turismo di Roma, Alessandro Onorato, ha detto che la polizia locale rimuoverà fisicamente le key box dagli spazi pubblici (tipicamente pali, ringhiere e portoni), mentre spetterà ai residenti denunciare le cassettine eventualmente presenti nel proprio condominio: Onorato dice che in caso di mancata denuncia sarà prevista una multa per il condominio. Le prime rimozioni sono già avvenute.
Le key box sono diventate uno dei simboli della tendenza crescente e per molti eccessiva a offrire in affitto ai turisti le abitazioni per brevi periodi: è un fenomeno che contribuisce a far alzare i prezzi delle case e che spinge i residenti a spostarsi dal centro, dove spesso per i proprietari è più redditizio usare le case per gli affitti brevi turistici. Negli ultimi tempi le key box sono state oggetto di contestazioni, nonostante di per sé siano tra le conseguenze meno rilevanti di quelle attribuite al turismo di massa, probabilmente per la loro visibilità.
Il check-in da remoto è molto frequente nel caso degli affitti brevi: i documenti di identità vengono inviati online all’affittuario, e poi gli ospiti accedono agli appartamenti digitando dei codici per aprire le porte o recuperando le chiavi dalle key box. La circolare del ministero che vieta il check-in da remoto si basa su motivi di sicurezza: dal momento che le chiavi non vengono consegnate a mano dal proprietario, secondo il ministero non si può escludere che nell’appartamento entri una persona diversa – o addirittura più persone – da quella identificata dai documenti inviati per messaggio. Pertanto, dice la circolare, la questura non può sapere chi si trovi effettivamente nell’appartamento, e questo è ritenuto un rischio potenziale per la sicurezza collettiva.
La circolare, pubblicata dal dipartimento della Pubblica sicurezza, deve essere applicata fin da subito, e prevede che i prefetti (i destinatari della circolare) ne parlino con i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza e informino i sindaci. La rapidità con cui il comune di Roma ha iniziato a mettere in atto i provvedimenti segnala comunque un’ostilità dell’amministrazione verso le key box che è comune a molte altre in Italia, e di diverse parti politiche.
Il sindaco Roberto Gualtieri in effetti aveva definito le key box «lucchetti e cassettine che deturpano le nostre strade e impediscono controlli di sicurezza adeguati», e aveva definito la circolare che le rendeva inutili «una buona notizia per tutti», pur riconoscendo che l’oggetto della circolare non riguardava direttamente le key box. Roma è una delle città in cui la presenza di turisti è cresciuta di più in Italia e in Europa, e si prevede che nel 2025 gli arrivi crescano ulteriormente per via del Giubileo, l’anno santo della Chiesa cattolica convocato periodicamente dal papa, che inizierà il 24 dicembre e farà arrivare in città moltissimi pellegrini.
– Leggi anche: Dal 2025 a Firenze saranno vietate le “keybox” fuori dalle case per i turisti