Il rapporto di Amnesty che accusa Israele di genocidio
La nota organizzazione ha analizzato mesi di operazioni militari a Gaza, e sostiene che ci siano tutte le condizioni legali per poterlo definire così
Amnesty International, la più famosa ong che si occupa di difesa dei diritti umani, ha pubblicato un rapporto in cui accusa Israele di aver commesso e continuare a commettere un genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza. Il rapporto si basa su mesi di analisi delle operazioni militari e delle dichiarazioni di politici e comandanti militari israeliani, e conclude che le condizioni per poter parlare di genocidio si siano verificate tutte: «C’è un genocidio in corso. Non ci sono dubbi, non abbiamo nemmeno un dubbio dopo sei mesi di ricerca accurata», ha detto Agnès Callamard, la segretaria generale di Amnesty.
Secondo la Convenzione sul genocidio, un trattato internazionale approvato dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1948, costituiscono genocidio azioni compiute «con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, come tale». Un genocidio non è soltanto la distruzione fisica totale di un gruppo, ma può essere anche parziale, e può comportare anche lesioni «mentali» e l’imposizione di condizioni di vita insopportabili, tra le altre cose.
Il rapporto di Amnesty si basa su ricerche fatte nei primi nove mesi di guerra, tra l’ottobre del 2023 e il giugno del 2024, ma l’organizzazione sostiene che non ci siano stati cambiamenti sostanziali nei mesi successivi.
Secondo Amnesty, molte delle azioni compiute da Israele a Gaza in questi mesi rientrano nella categoria di genocidio: la distruzione sistematica di infrastrutture essenziali per la sopravvivenza come case, terreni agricoli, infrastrutture per la distribuzione di acqua ed elettricità; i bombardamenti deliberati su scuole e ospedali; la limitazione volontaria dell’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia; le evacuazioni forzate continue, che hanno riguardato il 90 per cento della popolazione e sono avvenute in condizioni inumane.
Amnesty ha citato anche la «distruzione senza precedenti» provocata dalle operazioni militari israeliane, che «hanno reso inabitabili ampie aree della Striscia di Gaza». Nel comunicato stampa del rapporto, Amnesty ha scritto: «Israele ha imposto condizioni di vita a Gaza che hanno creato una commistione mortale di malnutrizione, fame e malattie, e ha esposto i palestinesi a una morte lenta e calcolata».
Amnesty ha anche analizzato, come casi di studio, 15 bombardamenti compiuti tra l’inizio della guerra e il mese di aprile, in cui sono stati uccisi almeno 334 civili, tra cui 141 bambini. Nell’analisi dice di non aver trovato prove che nei luoghi bombardati si trovassero miliziani di Hamas (Israele sostiene che i miliziani usino volontariamente i civili come «scudi umani», piazzando le proprie postazioni in luoghi densamente abitati e vicino a infrastrutture come ospedali, che per questo vengono bombardati).
Secondo il diritto internazionale, per stabilire che un crimine costituisce genocidio deve essere provato anche l’intento di distruzione totale o parziale di un gruppo. Amnesty sostiene che l’intento sia chiaro dopo aver analizzato più di 100 dichiarazioni di membri del governo e comandanti dell’esercito di Israele, che fin dall’inizio della guerra hanno «deumanizzato i palestinesi, hanno giustificato atti genocidiari e altri crimini contro di loro».
Alcune di queste dichiarazioni sono molto note, e risalgono in buona parte al primo periodo della guerra, subito dopo l’attacco di Hamas contro i civili israeliani del 7 ottobre del 2023. Il presidente di Israele, Isaac Herzog, disse che «là fuori (nella Striscia di Gaza) c’è un’intera nazione che è responsabile», riferendosi a tutti i palestinesi, che avrebbero avuto responsabilità nell’attacco di Hamas. Il primo ministro Benjamin Netanyahu disse che avrebbe ridotto «in macerie» la Striscia di Gaza e l’allora ministro della Difesa, Yoav Gallant, disse che «stiamo combattendo con animali umani, e agiamo di conseguenza».
Israele ha sempre detto che queste dichiarazioni sono state prese fuori contesto, e che si riferivano ai miliziani di Hamas, non al popolo palestinese in quanto tale. Più in generale, Israele ha condannato duramente il rapporto di Amnesty con un comunicato del ministero degli Esteri: «La deplorevole e fanatica organizzazione Amnesty International ha ancora una volta prodotto un rapporto interamente falso e basato su menzogne».
Israele sta affrontando un’accusa per genocidio presso la Corte internazionale di giustizia dove i giudici, che pure non si sono ancora espressi con una sentenza, hanno definito le accuse «plausibili». Netanyahu e Gallant sono inoltre accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità presso la Corte penale internazionale, che ha emesso un mandato d’arresto internazionale contro di loro.
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