Il prezzo del bitcoin ha superato i 100mila dollari, il più alto di sempre

Dopo mesi di rialzo in previsione dell'elezione di Donald Trump, che ha promesso una regolamentazione più favorevole

La crescita del prezzo del bitcoin
La crescita del prezzo del bitcoin (Brandon Bell/Getty Images)
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Il prezzo del bitcoin, una delle più popolari e scambiate criptovalute al mondo, ha superato i 100mila dollari (circa 95mila euro) raggiungendo il valore più alto della sua storia. Nell’ultimo mese, dopo le elezioni negli Stati Uniti vinte da Donald Trump, il prezzo del bitcoin è cresciuto di circa il 50 per cento; dall’inizio dell’anno è più che raddoppiato. Il valore di tutti i bitcoin in circolazione ha superato i 2mila miliardi di dollari e quello di tutte le criptovalute, dopo aver superato i 3mila miliardi solo qualche settimana fa, è già vicino ai 4mila miliardi.

Questa crescita così significativa è dovuta al forte interesse degli investitori che scommettono in un maggiore sostegno politico e normativo da parte di Trump alle criptovalute. A rafforzare questa convinzione – e a innescare l’aumento del 6 per cento del prezzo dei bitcoin solo mercoledì – è stata la decisione di Trump su chi indicare come prossimo presidente della SEC, la Securities and Exchange Commission, l’istituzione che regola e vigila il funzionamento dei mercati finanziari: ha scelto Paul Atkins, che è già stato presidente della SEC tra il 2002 e il 2008 e che in passato ha espresso posizioni sulle criptovalute piuttosto favorevoli.

E sicuramente assai più accomodanti di quelle dell’attuale presidente, Gary Gensler, notoriamente contrario alle criptovalute come strumento di investimento: negli ultimi anni ha promosso una serie di iniziative legali volte a contrastare frodi e truffe nel settore e nel 2023 la SEC ha fatto causa alle principali piattaforme – come Binance e Coinbase – per aver operato come intermediari finanziari di fatto, ma senza i permessi necessari. Trump in campagna elettorale aveva detto di volerlo licenziare come prima cosa una volta insediato.

Nonostante per anni Trump abbia espresso posizioni scettiche sulle criptovalute – le aveva addirittura definite «una fregatura» – durante la campagna elettorale si è presentato come un candidato assai favorevole alla loro diffusione e all’allentamento delle regole che ne limitano l’utilizzo: ha lanciato un suo progetto di criptovalute, ha promesso di mettere fine alla «crociata anticripto di Joe Biden e Kamala Harris», di trasformare gli Stati Uniti in una «superpotenza dei bitcoin», e di detassarne i guadagni. Tutto ciò è diventato credibile non solo con la sua elezione, ma anche con il fatto che i Repubblicani hanno ottenuto il controllo di entrambe le camere del Congresso: quindi per Trump sarà facile dare seguito alle promesse.

Il settore delle criptovalute è stato peraltro uno dei comparti che più hanno investito in donazioni a favore di Trump. Ora i donatori si aspettano una regolamentazione più favorevole, dopo anni in cui le criptovalute sono state trattate con diffidenza dalle istituzioni che si occupano di regolamentazione e vigilanza finanziaria. Un po’ ovunque, e anche in Unione Europea, sono particolarmente restie a considerare le criptovalute uno strumento di investimento adatto al mercato, a causa dell’opacità delle loro piattaforme e delle repentine e imprevedibili variazioni di prezzo: possono far guadagnare molto ma anche perdere molto.

A differenza del valore delle azioni di una società, le criptovalute sono particolari strumenti finanziari che non si basano su concreti fondamentali economici, come potrebbe essere il fatturato di una azienda, ma solo su dinamiche di domanda e offerta: nelle ultime settimane e negli ultimi mesi sono aumentati gli acquisti in previsione di una loro maggiore diffusione e di un conseguente aumento di valore. La gran quantità di acquisti, ovviamente, ne ha fatto aumentare il prezzo.

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