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  • Giovedì 5 dicembre 2024

Macron nominerà un nuovo primo ministro

Lo ha annunciato giovedì sera in un discorso televisivo al paese: non ha dato molti indizi su chi sarà, ma intanto ha ribadito che lui non intende dimettersi

(EPA/TERESA SUAREZ)
(EPA/TERESA SUAREZ)
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Giovedì sera in un discorso televisivo il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato che nei prossimi giorni nominerà un nuovo primo ministro per cercare di risolvere lo stallo politico che si è creato dopo le dimissioni del primo ministro uscente Michel Barnier, giovedì mattina. Macron non ha dato molti indizi né su chi intende nominare né su quale maggioranza ha in mente: nel frattempo però ha ribadito di non volersi dimettere, ipotesi di cui si era tornati a parlare negli ultimi giorni.

Barnier si era dimesso dopo che mercoledì il suo governo era stato sfiduciato dall’Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento. Nel discorso di giovedì sera Macron lo ha ringraziato e lodato per la sua «combattività» ma senza aggiungere molto altro, dato che nei minuti successivi ha parlato di alcune generiche priorità politiche del prossimo governo: al momento quindi è ancora piuttosto difficile capire cosa succederà nei prossimi giorni.

Le dimissioni di Barnier, che guidava un governo di minoranza, erano obbligate, perché la Costituzione francese prevede che un primo ministro debba lasciare l’incarico dopo essere stato sfiduciato: si occuperà comunque degli «affari correnti fino alla nomina di un nuovo primo ministro».

La mozione era stata approvata dai parlamentari dell’alleanza di sinistra del Nuovo Fronte Popolare e dell’estrema destra del Rassemblement National (RN), il partito di Marine Le Pen. Era stata presentata dopo che Barnier aveva forzato l’approvazione di una parte del discusso bilancio per il 2025, sfruttando una norma che consente di approvare un testo di legge in materia finanziaria senza passare da una votazione parlamentare (già usata per approvare la contestata riforma delle pensioni). Nel suo discorso televisivo Macron ha definito «anti-repubblicana» la decisione del Nuovo Fronte Popolare e del Rassemblement National di sfiduciare Barnier.

Giovedì mattina Barnier era andato all’Eliseo, la sede della presidenza della Repubblica, e aveva avuto un incontro di un’ora con Emmanuel Macron. Macron poi aveva ricevuto anche i presidenti dell’Assemblea nazionale e del Senato, Yaël Braun-Pivet e Gérard Larcher, e pranzato con François Bayrou, presidente del Movimento Democratico, partito dell’alleanza centrista, di cui si parla come uno dei possibili candidati a succedere a Barnier.

Macron ha comunque opzioni piuttosto limitate: non può indire nuove elezioni prima di luglio del 2025, e dovrà trovare il modo di nominare un altro primo ministro possibilmente con un consenso più largo di quello che aveva Barnier. Il problema è che il parlamento è diviso in tre blocchi politici, uno di destra, uno di centro e uno di sinistra, che hanno un numero di seggi simile e che finora non si sono mostrati intenzionati a collaborare fra loro. Potrebbe scegliere un primo ministro più vicino alla destra, sperando che riesca a trattare con Le Pen più di quanto non sia riuscito Barnier, oppure potrebbe cercare un appoggio a sinistra, dai Socialisti, che però non sembrano intenzionati a separarsi dalla France Insoumise, con cui hanno creato la coalizione Nuovo Fronte Popolare.

Dopo il discorso di Macron, Le Pen ha fatto dichiarazioni piuttosto costruttive, aprendo alla possibilità che il RN possa trovare dei «compromessi» col nuovo governo. Il segretario dei Socialisti Olivier Faure è stato invece duro, e ha usato le stesse parole di Macron per attaccarlo: «conosco solo un fronte anti-repubblicano, quello che tratta con l’estrema destra, che la legittima e che negozia esclusivamente con lei», ha scritto in un post su X.

– Leggi anche: Che opzioni ha ora Macron

Barnier era entrato in carica a settembre con l’appoggio esplicito dei centristi e dei parlamentari più moderati del blocco di destra, oltre che quello implicito del RN. I voti del RN erano decisivi per garantire o meno una maggioranza al governo, cosa che ha dato enormi poteri al partito di Le Pen. Fra Barnier e RN però i rapporti sono peggiorati nel tempo, per via delle complicate trattative sulle varie leggi di bilancio che il governo è tenuto ad approvare alla fine di ogni anno.

Alle pressioni politiche si aggiungono quelle economiche: oggi la Borsa di Parigi ha aperto in rialzo rispetto a ieri, ma negli ultimi giorni erano considerati preoccupanti i valori di tutti gli indicatori, compreso quello dello spread, la differenza tra i tassi di interesse dei titoli di stato tedeschi (generalmente bassi perché l’economia tedesca è considerata la più affidabile d’Europa) e quelli sui titoli di stato francesi.

In ogni caso sembra difficile che la situazione politica attuale permetta l’approvazione di un bilancio per il 2025 che comprenda i grossi tagli alla spesa pubblica per ridurre il debito pubblico francese previsti nel disegno di legge di Michel Barnier. Macron stesso nel discorso televisivo di giovedì sera ha annunciato che a metà dicembre il parlamento voterà una norma, prevista dalla legge francese, che permette di adottare per l’anno successivo lo stesso bilancio dell’anno in corso.