La regola che sta bloccando le gite scolastiche
Obbliga le scuole a gestire le spese con appalti pubblici complicati, spingendole a scegliere solo alcune classi o a rinunciare del tutto
Alla fine di novembre i dirigenti scolastici delle scuole superiori di Pavia si sono messi d’accordo e hanno scritto ai genitori degli studenti che quest’anno non saranno organizzate gite scolastiche. Nella lettera si legge che il motivo è solo burocratico, e cioè «l’impossibilità temporanea delle istituzioni di procedere agli appalti relativi alle uscite didattiche». Dallo scorso anno infatti tutte le scuole italiane che vogliono usare più di 140mila euro per organizzare gite scolastiche devono gestire la spesa attraverso il codice degli appalti, ovvero il codice che disciplina il funzionamento degli appalti pubblici. Quasi tutte le scuole italiane non hanno il personale e le competenze per farlo.
A Pavia il problema è stato reso pubblico per prevenire possibili rimostranze di studenti, studentesse e genitori, ma moltissime altre scuole in Italia sono nella stessa situazione e per questo stanno abolendo le gite.
La legge che regola le spese delle scuole è la riforma del codice degli appalti, promossa dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e approvata dal governo a fine 2022. È entrata in vigore nel luglio del 2023 e le linee guida sono state pensate e trasmesse dall’ANAC, l’autorità anticorruzione. L’obiettivo della legge è introdurre controlli più rigidi sulle spese delle amministrazioni pubbliche, categoria in cui rientrano anche le scuole. La legge dice appunto che tutte le spese superiori a 140mila euro devono essere gestite con un appalto pubblico: per le scuole a prescindere da quanti studenti e classi abbiano.
Per organizzare un appalto pubblico bisogna essere “stazione appaltante”, cioè un ente che programma, progetta e pubblica il bando, valuta le offerte e infine aggiudica l’appalto. Nei comuni tutte queste procedure vengono gestite da uffici appositi, con personale formato e consulenti che le scuole non hanno. Per come è stata scritta la legge, inoltre, i bandi per le gite scolastiche sono identici a quelli delle opere pubbliche, complessi e senza agevolazioni, pieni di burocrazia.
«Ci vuole poco a superare il limite di 140mila euro», dice Alessandro Mazzoni, legale rappresentante di Flor, un’agenzia di viaggi specializzata nell’organizzazione di gite scolastiche che assiste scuole in quasi tutte le regioni italiane. Negli ultimi anni i costi dei trasporti – in particolare degli aerei – sono cresciuti molto, così come quelli degli alberghi delle città d’arte. Per di più il calo demografico ha accelerato la riorganizzazione e l’accorpamento di molte scuole: ci sono meno istituti con più alunni.
Per una scuola superiore con più di 1.500 persone tra studenti e studentesse basta poco per raggiungere i 140mila euro di spesa. C’è chi ha deciso di limitare le gite ad alcune classi per rimanere entro il limite e chi invece ha abolito del tutto le gite, come è accaduto a Pavia.
Per studenti e studentesse è un’occasione formativa persa, per gli imprenditori invece le conseguenze sono più materiali. «Ci sono molte meno richieste. Andremo incontro a una sensibile diminuzione del fatturato», continua Mazzoni. «In più aumenterà la competitività tra agenzie. Si farà di tutto per contendersi le poche scuole che potranno permettersi di organizzare le gite».
Alla fine di febbraio l’ANAC, in seguito alle proteste dei dirigenti scolastici e delle associazioni che rappresentano le agenzie di viaggio, aveva approvato una deroga per consentire alle scuole di non rispettare la soglia di 140mila euro. Giuseppe Busia, il presidente dell’ANAC, aveva riconosciuto che le norme pensate per chi organizza gli appalti non erano adatte alle scuole. La deroga era stata concessa proprio per consentire al ministero e agli uffici scolastici regionali (i vecchi provveditorati) di studiare «strumenti più opportuni» per controllare le spese e favorire la concorrenza.
La deroga è scaduta lo scorso 30 settembre. Da allora la programmazione delle gite si è fermata. Nei mesi scorsi la Fiavet, l’associazione legata a Confcommercio che rappresenta le agenzie di viaggi, ha studiato alcune linee guida per risolvere il problema. La proposta con le nuove regole è stata mandata al ministero dell’Istruzione che non ha ancora risposto. Giuseppe Ciminnisi, presidente nazionale della Fiavet, ha fatto un ulteriore tentativo chiedendo al ministero del Turismo di intercedere con il ministero dell’Istruzione per sbloccare la situazione: «È tutto fermo, non ci ha ancora risposto nessuno e nel frattempo la deroga è scaduta. Il turismo e le scuole funzionano in maniera diversa dal calcestruzzo, però chi al ministero ha pensato queste regole non sembra rendersene conto».