È caduto il governo francese
La sinistra e l'estrema destra hanno votato insieme la sfiducia contro il primo ministro Michel Barnier, che ora dovrà dimettersi
Mercoledì sera il governo francese del primo ministro Michel Barnier è stato sfiduciato dall’Assemblea nazionale, la camera bassa del parlamento, e incontrerà il presidente Emmanuel Macron giovedì mattina per presentare le dimissioni.
La mozione di sfiducia è stata approvata con 331 voti favorevoli, 43 in più dei 288 necessari (cioè la maggioranza semplice). Ha messo d’accordo i deputati del Nuovo Fronte Popolare (NFP), un’alleanza di partiti di sinistra, e il Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen, cioè l’estrema destra: di fatto il loro voto insieme ha permesso di far cadere il governo.
C’erano in realtà due mozioni di sfiducia, una appunto del NFP e una del RN. Come previsto è passata la prima, che aveva anche più firmatari. Erano state presentate dopo che Barnier aveva forzato l’approvazione di una parte del discusso e austero bilancio per il 2025, sfruttando una norma che gli consente di approvare un testo di legge in materia finanziaria senza passare da una votazione parlamentare. Barnier aveva fatto ricorso a questa misura perché il RN aveva minacciato di votare contro se non fossero state accolte alcune modifiche significative al testo. Il governo aveva fatto alcune modifiche, ritenute però non sufficienti dal partito.
Barnier stava quindi da giorni cercando di tenere in piedi il suo governo appellandosi alla responsabilità dei partiti e dei singoli parlamentari. Il voto di sfiducia porta la politica francese in un’ulteriore fase di stallo, che potrebbe durare a lungo: Macron non può sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni legislative, dato che l’ha fatto pochi mesi fa. In base alla Costituzione francese l’Assemblea Nazionale può essere sciolta solo dopo 12 mesi dall’ultimo scioglimento, quindi non prima di giugno 2025.
Le opzioni di Macron, che ha annunciato che parlerà alla nazione giovedì alle 20, non sono moltissime: nominare un nuovo primo ministro che guidi una maggioranza simile, nella speranza che il RN lo sostenga con più convinzione rispetto a Barnier; chiedere i voti al blocco di sinistra, che però non sembra per nulla intenzionato a garantirli (dopo che Macron li ha esclusi dai negoziati, nonostante la vittoria alle legislative di luglio); oppure formare un governo tecnico, con figure totalmente sganciate dai partiti e sostenuto da maggioranze diverse su ogni voto. Finora Macron ha sempre escluso di dimettersi.
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La Francia è in una situazione di stallo da mesi, cioè da quando alle elezioni legislative di luglio era emerso un parlamento sostanzialmente diviso in tre fra il blocco di sinistra, quello centrista espressione del presidente Emmanuel Macron, e quello di destra dominato dal Rassemblement National.
Barnier era entrato in carica a settembre con l’appoggio esplicito dei centristi e dei parlamentari più moderati del blocco di destra, oltre che quello implicito del RN. I voti del RN erano decisivi per garantire o meno una maggioranza al governo, cosa che ha dato enormi poteri al partito. Fra Barnier e RN però i rapporti sono peggiorati nel tempo, per via delle complicate trattative sulle varie leggi di bilancio che il governo è tenuto ad approvare alla fine di ogni anno.