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  • Mercoledì 4 dicembre 2024

È in corso la discussione sul voto di sfiducia al governo francese

A meno di sorprese dell'ultimo minuto, il governo di minoranza guidato da Michel Barnier e appoggiato da Macron sarà costretto a dimettersi

Parlamentari francesi riuniti il 4 dicembre (AP Photo/Michel Euler)
Parlamentari francesi riuniti il 4 dicembre (AP Photo/Michel Euler)
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Verso le 17 all’Assemblea nazionale francese, la camera bassa del parlamento, è iniziata la discussione di due mozioni di sfiducia contro il governo guidato dal primo ministro Michel Barnier e sostenuto da una minoranza di centrodestra. Il voto sarà palese e, a meno di sorprese, ci si aspetta che una delle due mozioni venga approvata: in quel caso il governo verrebbe sfiduciato e Barnier sarebbe costretto a dimettersi, come prevede la legge francese in questi casi.

Le due mozioni sono state presentate rispettivamente dal Nuovo Fronte Popolare, un’alleanza di partiti di sinistra, e dal Rassemblement National (RN), il partito di Marine Le Pen, di destra. Verrà votata prima quella della sinistra, che ha avuto più firmatari: RN ha già detto che voterà a favore, e quindi la mozione dovrebbe avere abbastanza voti per passare e far cadere il governo.

Il voto di oggi è soltanto l’ultimo passaggio di uno stallo politico che in Francia dura ormai da mesi, cioè da quando alle elezioni legislative di luglio era emerso un parlamento sostanzialmente diviso in tre fra il blocco di sinistra, quello centrista espressione del presidente Emmanuel Macron e quello di destra dominato dal Rassemblement National.

Barnier era entrato in carica a settembre con l’appoggio esplicito dei centristi e dei parlamentari più moderati del blocco di destra, oltre che quello implicito del RN. I voti del RN erano decisivi per garantire o meno una maggioranza al governo, cosa che ha dato enormi poteri al partito. Fra Barnier e RN però i rapporti sono peggiorati nel tempo, per via delle complicate trattative sulle varie leggi di bilancio che il governo è tenuto ad approvare alla fine di ogni anno, e una delle due mozioni di sfiducia nei confronti del governo è stata presentata proprio dal RN. Secondo alcuni osservatori l’intenzione del RN era questa fin dall’inizio: tirare la corda in modo da mettere in costante difficoltà il governo Barnier, e quindi il suo principale sostenitore, Macron.

Per approvare le mozioni di sfiducia è sufficiente la maggioranza semplice dei seggi: al momento è di 288 voti, dato che sui 577 totali 2 seggi non sono ancora stati assegnati. Insieme, il blocco della sinistra e il RN controllano 316 voti, più che sufficienti per approvare la mozione di sfiducia.

Sia i partiti di sinistra sia Marine Le Pen, la leader storica del RN, ci hanno tenuto a sottolineare che un eventuale voto condiviso non avvierà una collaborazione o un’alleanza. Barnier invece ormai da giorni sta cercando di tenere in piedi il suo governo appellandosi alla responsabilità dei partiti e dei singoli parlamentari.

– Leggi anche: La crisi politica francese potrebbe durare a lungo

Martedì sera ha dato una lunga intervista televisiva in cui ha di nuovo cercato di convincere i partiti a votare la fiducia al suo governo, parlando di «un momento molto serio» per la storia recente francese. Al contempo ha escluso di avviare di nuovo il negoziato sulle varie leggi di bilancio, che contengono ingenti riduzioni della spesa pubblica e aumenti delle tasse per via della complicata situazione dell’economia francese.

Se il governo Barnier dovesse cadere la politica francese entrerebbe in una fase di stallo, che potrebbe durare a lungo. Macron – che al momento si trova in Arabia Saudita per una visita di stato – non può sciogliere il parlamento e indire nuove elezioni legislative, dato che l’ha fatto pochi mesi fa: in base alla Costituzione francese l’Assemblea Nazionale può essere sciolta solo dopo 12 mesi dall’ultimo scioglimento.

Le opzioni di Macron non sono moltissime: nominare un nuovo primo ministro che guidi una maggioranza simile, nella speranza che il RN lo sostenga con più convinzione rispetto a Barnier; chiedere i voti al blocco di sinistra, che però non sembra per nulla intenzionato a garantirli (dopo che Macron li ha esclusi dai negoziati, nonostante la vittoria alle legislative di luglio); oppure formare un governo tecnico, con figure totalmente sganciate dai partiti e sostenuto da maggioranze diverse su ogni voto. Finora Macron ha sempre escluso di dimettersi.

In assenza di una legge di bilancio per il 2025 anche l’amministrazione pubblica entrerebbe in una specie di limbo: per continuare a pagare gli stipendi dei dipendenti e insomma a funzionare il governo dovrebbe chiedere poteri speciali al parlamento per rinnovare il bilancio del 2024. In un articolo per il quotidiano conservatore Le Figaro, Le Pen ha assicurato che il RN voterebbe per garantire al governo questa possibilità, assicurando di fatto i voti necessari.