La legge marziale in Corea del Sud è durata meno di sei ore
L'ha dichiarata il presidente Yoon Suk-yeol, inaspettatamente, poi l'ha revocata cedendo alle forti pressioni del parlamento e della popolazione
In Corea del Sud martedì sera il presidente Yoon Suk-yeol per poco meno di sei ore ha dichiarato la legge marziale. Il tentativo di svolta autoritaria è durato poco, tutte le forze politiche in parlamento (compreso il partito del presidente) hanno votato per annullare la misura e migliaia di cittadini si sono radunati di fronte al parlamento, che era presidiato dall’esercito. Yoon e il suo gabinetto di ministri alle 4:30 del mattino (ora di Seul) hanno revocato la legge marziale, riportando la gestione dello stato alle normali regole democratiche. L’iniziativa del presidente porterà però con ogni probabilità a una grossa crisi politica.
Martedì alle 23, ora locale, Yoon Suk-yeol aveva dichiarato la legge marziale, cioè una misura che assegna poteri straordinari all’esercito, che proibisce qualsiasi attività politica, compresa quella del parlamento, che permette al governo di prendere il controllo della stampa e che vieta qualsiasi forma di sciopero. Yoon, che è espressione del Partito del Potere Popolare (conservatore) ed è in carica dal 2022, ha detto di averlo deciso per «proteggere l’ordine costituzionale democratico» del paese e «sradicare le forze filo-nordcoreane». Da subito però la misura non sembrava collegata alle ostilità con la Corea del Nord, ma alla volontà di reprimere le opposizioni interne.
Tre ore dopo il parlamento, controllato dalle opposizioni, ha votato con 190 voti a favore e nessun contrario per annullare la legge marziale: una possibilità prevista dalla legge sudcoreana. Dopo un altro paio d’ore di incertezza, mentre migliaia di persone si radunavano di fronte al parlamento, il presidente Yoon ha annunciato in un messaggio televisivo di aver accettato il voto del parlamento e che avrebbe revocato la legge marziale non appena avesse riunito un numero sufficiente di ministri perché la decisione possa essere ufficiale. Il gabinetto ha votato la revoca alle 4:30 del mattino e l’esercito ha abbandonato la zona del parlamento.
Il tentativo di svolta autoritaria di Yoon è durato quindi poco meno di sei ore, in cui il parlamento è stato circondato dalle forze di sicurezza sudcoreane e ci sono stati scontri lievi con alcune delle persone che si erano riunite per protestare contro la legge marziale. Lo stesso leader del principale partito di opposizione, Lee Jae-myung del Partito Democratico, aveva chiesto a tutti i cittadini di riunirsi di fronte al parlamento.
Era la prima volta che in Corea del Sud veniva dichiarata la legge marziale da quando il paese è tornato ad avere un governo democratico, cioè dalla fine degli anni Ottanta.
Non è chiaro al momento quali fossero le intenzioni di Yoon e perché abbia portato avanti un tentativo rivelatosi così fallimentare. È da due anni che in Corea del Sud c’è uno stallo politico, anche perché il parlamento è controllato dall’opposizione. Nelle ultime settimane il governo ha fatto molta fatica a fare approvare diverse leggi, fra cui quella di bilancio. Ma con questa mossa avventata e antidemocratica Yoon potrebbe aver compromesso il suo futuro politico: politici di opposizione, sindacalisti e manifestanti hanno già chiesto le sue dimissioni, mentre esponenti del suo partito hanno chiesto spiegazioni.
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