Come funzionano i soccorsi di un calciatore che ha un malore in campo
Con Edoardo Bove l'ambulanza ha fatto bene a non entrare in campo, ma un protocollo buono per qualsiasi occasione non c'è
Tra il momento in cui Edoardo Bove ha avuto un malore durante Fiorentina-Inter, domenica 1° dicembre, e il suo arrivo nella terapia intensiva dell’ospedale Careggi di Firenze sono passati poco più di dieci minuti. I medici erano intervenuti sul campo già pochi secondi dopo il malore, applicandogli un defibrillatore automatico che decide da solo l’intensità della scarica elettrica. A Bove inizialmente non è stata data nessuna scarica, in ambulanza ha avuto un arresto cardiaco e solo a quel punto è stato rianimato.
Quando un calciatore si sente male, la procedura di soccorso segue alcune regole mediche di base e altre modellate sulla base di situazioni simili e precedenti, che negli anni hanno permesso di migliorare le procedure. In Serie A non esiste comunque un protocollo applicabile a tutte le emergenze come quella di Bove, perché il modo di intervenire dipende anche da circostanze specifiche, come il modo in cui è fatto lo stadio e il tipo di malore: ogni stadio ha un suo regolamento sanitario che i club aggiornano ogni stagione, e che non è pubblico. Lorenzo Ghini, il presidente della Fratellanza Militare di Firenze a cui fa capo l’ambulanza che ha portato il giocatore in ospedale, ha raccontato a FirenzeToday che gli interventi sono «frutto di analisi ed errori precedenti che poi ci portano a definire procedure più ricche di soluzioni e meno di problemi».
Ci sono però delle regole che valgono per tutti: è obbligatoria la presenza a bordo campo di un defibrillatore e di un medico di medicina d’emergenza che sappia fare la rianimazione cardiopolmonare; ogni club ha inoltre il suo medico responsabile e ci sono due squadre di volontari (di una fa parte il medico d’emergenza), ciascuna con defibrillatore e medicine, e un’ambulanza presente nello stadio. Il protocollo prevede che per prima cosa si stabilizzi il paziente: solo dopo viene caricato sull’ambulanza e portato in ospedale. Quando c’è un arresto cardiaco, intervenire tempestivamente è fondamentale per evitare conseguenze permanenti gravi. I primi accertamenti fatti su Bove hanno escluso danni acuti a carico del sistema nervoso centrale e del sistema cardio respiratorio.
Il defibrillatore semiautomatico è uno strumento fondamentale nei casi di arresto cardiaco: ormai è presente in tutti i luoghi in cui si pratica sport. Dall’introduzione della legge 116 del 4 agosto 2021, per la quale è stato esteso l’obbligo di defibrillatore anche a luoghi diversi da quelli sportivi (scuole, mezzi di trasporto), nelle società sportive dilettantistiche si può usare anche quello automatico, che non prevede necessariamente la presenza di personale formato ma estende a tutti la possibilità di soccorrere.
Nel momento in cui Bove è stato soccorso, alcuni calciatori e tifosi hanno chiesto all’ambulanza di entrare in campo per velocizzare le operazioni, ma i soccorritori hanno deciso di non farlo per evitare che l’auto rischiasse di impantanarsi sul terreno di gioco. In altri stadi più grandi come l’Olimpico di Roma, con la pista di atletica tra campo e uscite, ci sono dei veicoli tipo i caddy usati per i campi da golf per trasportare i calciatori dal campo all’ambulanza. Dal malore a quando Bove è salito in ambulanza, comunque, sono trascorsi meno di 4 minuti, e intanto come detto gli era già stato applicato il defibrillatore.
In questi casi è importante che venga lasciato spazio ai medici e ai volontari di intervenire. Molti esperti in questi giorni hanno fortemente sconsigliato che persone senza esperienza azzardino manovre come “tirare fuori la lingua” dalla bocca di una persona. È una pratica che è stata tentata anche con Bove da un suo compagno di squadra. Mirko Damasco, presidente di un’associazione che organizza corsi di primo soccorso, l’ha definita «una manovra inutile» e «il più grande falso mito del primo soccorso». Ghini ha detto che «sono manovre generosissime, ma in realtà non sono assolutamente indicate».
Subito dopo l’accaduto, la partita è stata sospesa in modo definitivo: in casi come questo non c’è una procedura standard, nel senso che in linea di massima decide l’arbitro, ma lo fa consultandosi con le squadre e analizzando di volta in volta la gravità della situazione. In questo caso entrambe le squadre erano d’accordo sul non riprendere la partita: Fiorentina-Inter è stata rinviata e sarà recuperata in una data ancora da decidere. Si partirà dal minuto e dal punteggio sul quale la partita era stata sospesa, quindi dal diciassettesimo minuto sullo 0-0.