Chi sono i ribelli islamisti che hanno conquistato Aleppo
Hayat Tahrir al Sham ha una storia lunga quanto la guerra civile siriana, vecchi legami con al Qaida e lo Stato Islamico e recenti tentativi di moderazione
Hayat Tahrir al Sham, il gruppo ribelle islamista che negli scorsi giorni ha conquistato la città di Aleppo e messo in seria difficoltà il regime siriano del dittatore Bashar al Assad, è il risultato di numerose scissioni e alleanze all’interno della storia complicata della guerra civile in Siria.
Negli anni, Hayat Tahrir al Sham (HTS) e i suoi precursori sono passati da un’alleanza con il capo dello Stato Islamico Abu Bakr al Baghdadi, da un giuramento di fedeltà ad al Qaida a un recente tentativo di moderazione che ha portato ad alcuni risultati. HTS è ritenuto il più forte gruppo militare di quello che resta dell’opposizione siriana, e di fatto l’unico in grado di opporsi militarmente agli alleati di Assad: l’Iran e la Russia.
HTS nacque alla fine del 2011 come Jabhat al Nusra, un gruppo islamista formatosi nell’ambito della più ampia rivoluzione siriana contro Assad. Nel marzo di quell’anno, mentre in tutto il Medio Oriente e in Nord Africa stavano iniziando le primavere arabe, vari gruppi armati si sollevarono contro il regime di Assad, cominciando una guerra civile che ancora oggi non è conclusa.
In quei primi anni Jabhat al Nusra era di fatto l’organizzazione di copertura dello Stato Islamico guidato da Abu Bakr al Baghdadi, un gruppo iracheno che in seguito sarebbe diventato l’organizzazione terroristica più aggressiva al mondo. Al Nusra ricevette finanziamenti e uomini e riuscì a rafforzarsi grazie all’aiuto dello Stato Islamico.
Jabhat al Nusra era ritenuto uno dei gruppi militarmente più efficaci e ideologicamente più estremi dell’opposizione ad Assad. Nei primi anni della rivoluzione, l’opposizione al regime era formata da molti gruppi laici e popolari che volevano porre fine alla dittatura di Assad e istituire forme di governo democratiche. Jabhat al Nusra invece voleva creare uno stato basato su una rigida interpretazione della “sharia”, la legge islamica.
Combattendo contro il regime, Jabhat al Nusra mise in atto attentati terroristici che coinvolsero anche civili, oltre che uccisioni sommarie e torture di prigionieri. Questo avveniva in una guerra civile eccezionalmente brutale, in cui il regime di Assad usò anche le armi chimiche contro i civili siriani che gli si opponevano.
Al massimo della sua forza Jabhat al Nusra arrivò a controllare un ampio territorio nella parte nord-ovest della Siria, che comprendeva le città di Aleppo e Idlib. Nel 2012 gli Stati Uniti designarono il gruppo come organizzazione terroristica.
Nell’aprile del 2013, dopo una serie di vittorie militari contro il regime, il capo dello Stato Islamico Abu Bakr al Baghdadi rivelò al mondo la propria identità e annunciò l’intenzione di assorbire Jabhat al Nusra nella sua organizzazione. Ma parte di Jabhat al Nusra, guidata dal capo dell’organizzazione, Abu Mohammad al Jolani, si rifiutò di obbedire allo Stato Islamico e si dichiarò fedele ad al Qaida. Negli anni successivi lo Stato Islamico e gli scissionisti di Jabhat al Nusra si scontrarono militarmente in più di un’occasione.
Nel 2016 Abu Mohammad al Jolani annunciò la trasformazione di Jabhat al Nusra in una nuova organizzazione, Jabhat Fatah al Sham, e l’anno dopo, nel 2017, l’organizzazione interruppe tutti i rapporti con al Qaida e cambiò definitivamente nome in Hayat Tahrir al Sham (HTS).
In quel periodo il contesto militare e politico della Siria era cambiato profondamente: lo Stato Islamico era stato messo sulla difensiva da una coalizione di forze internazionali e locali guidate dagli Stati Uniti (avrebbe perso tutto il suo territorio nel 2019). Il regime di Assad, nel frattempo, era stato rafforzato dall’intervento in Siria dell’Iran, di Hezbollah e della Russia, ed era riuscito a spazzare via tutto quello che rimaneva dell’opposizione laica e secolare.
Jabhat al Nusra rischiava di trovarsi in mezzo a queste due forze, colpita sia dai bombardamenti degli Stati Uniti (che la consideravano un gruppo terroristico) sia da quelli della Russia (che la considerava un gruppo di opposizione al suo protetto Assad). Anche per questo al Jolani cambiò nome al gruppo in HTS e cambiò anche strategia, decidendo di concentrarsi esclusivamente sulla Siria, rompendo i legami con al Qaida e abbandonando ogni velleità di jihad internazionale.
Dalla fine del 2016, da quando le forze di Assad occuparono Aleppo (riconquistata poi in questi giorni), HTS ha cercato soprattutto di rafforzarsi e di stabilizzarsi nella regione di Idlib, ancora sotto il suo controllo. Il gruppo ha cercato di presentarsi come una forza di governo affidabile e capace di gestire il territorio.
Nel 2017 HTS istituì a Idlib un governo di Salvezza nazionale, con il compito di unificare tutte le funzioni di governo della regione, raccogliere le tasse, gestire le scuole e la sanità. Il governo di Salvezza nazionale ha un suo primo ministro e un suo concilio legislativo, tra le altre cose, ma la figura di riferimento è ancora Abu Mohammad al Jolani.
A partire dal 2020, poi, HTS ha portato avanti un percorso di moderazione politica e ideologica che ha ottenuto qualche risultato.
La polizia di HTS ha gradualmente smesso di fermare le persone per ragioni di morale islamica, per esempio se le donne non vestivano in maniera abbastanza modesta. Il gruppo ha concesso anche la riapertura delle chiese cristiane e ha promesso di tollerare le religioni diverse dall’islam. Nel dicembre del 2021 al Jolani, che si era sempre mostrato in pubblico con la divisa militare, per la prima volta ha partecipato all’inaugurazione di un mercato a Idlib con vestiti da civile, in camicia e giacca sportiva, e da allora si è spesso mostrato nei panni di un politico secolare.
Contestualmente, HTS ha anche cominciato un’operazione di normalizzazione diplomatica e a stabilire rapporti con le forze vicine, in particolare con la Turchia (che controlla parte della Siria del nord) e con i gruppi curdi che controllano parte del nord-est del paese.
Come raccontava nel 2022 il Washington Post, non è però ancora chiaro se questa svolta moderata sia sincera oppure sia una manovra opportunista, pensata per presentarsi al mondo come un interlocutore più accettabile. HTS rimane un gruppo islamista che applica la sharia ed è ideologicamente molto rigido.
Anche in questi giorni di vittorie militari, HTS sta cercando di presentarsi come un interlocutore istituzionale e affidabile.
Tramite l’amministrazione del governo di Salvezza nazionale, HTS ha inviato due messaggi diplomatici importanti, che mostrano le ambizioni diplomatiche e di governo del gruppo. Ha inviato anzitutto un messaggio ufficiale alla Russia, che sta bombardando Aleppo a fianco delle forze di Assad, per dirle che HTS non ha niente contro il governo russo e che anzi il gruppo ha interesse a mantenere buoni rapporti con la Russia se abbandonerà Assad.
Il secondo messaggio promette che le persone sciite della regione di Aleppo e le altre minoranze religiose del paese (HTS è un gruppo sunnita) saranno rispettate e protette, e che le loro proprietà saranno preservate. Questo è un tentativo di HTS di presentarsi come una forza politica unitaria e generosa, oltre che istituzionale.