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  • Lunedì 2 dicembre 2024

Il Belgio ha riconosciuto il lavoro sessuale come lavoro

È entrata in vigore una legge, tra le più avanzate al mondo, che garantisce alle persone che lavorano come sex worker regolari contratti

Manifestazione a favore del riconoscimento del lavoro sessuale, Berlino, 3 giugno 2023 (Paul Zinken/dpa)
Manifestazione a favore del riconoscimento del lavoro sessuale, Berlino, 3 giugno 2023 (Paul Zinken/dpa)
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Domenica in Belgio è entrata in vigore una legge che consente alle persone che lavorano come sex worker – categoria che include chiunque offra servizi legati alla sfera sessuale in cambio di denaro – di ottenere regolari contratti di lavoro: fino a questo momento il loro lavoro era tollerato, ma non riconosciuto.

In base alla nuova legge, una delle più avanzate al mondo su questo tema, d’ora in poi il sex work sarà trattato come un qualsiasi altro lavoro che prevede dunque il riconoscimento di una serie di diritti: assicurazione sanitaria, pensione, congedo di maternità, giorni di malattia, ferie, disoccupazione, garanzie sulla retribuzione.

Le persone che lavorano in questo settore avranno inoltre il diritto di rifiutarsi di svolgere determinate prestazioni o di interagire con specifici clienti senza che questo sia motivo di licenziamento. La nuova legge stabilisce anche una serie di norme che hanno a che fare con l’orario di lavoro e con la sicurezza. «È un grande passo avanti», ha detto Isabelle Jaramillo, coordinatrice di Espace P, un gruppo di difesa dei lavoratori e delle lavoratrici del sesso.

La legge prevede anche una serie di obblighi per i datori e le datrici di lavoro, che non dovranno avere precedenti penali, dovranno mantenere la propria sede legale principale in Belgio e garantire che sul posto di lavoro ci sia sempre una persona a disposizione per intervenire in caso di emergenza. Dovranno inoltre fornire ai e alle dipendenti lenzuola pulite, preservativi e altri articoli sanitari. E dovranno installare un pulsante di emergenza in ognuna delle stanze in cui si svolgono le prestazioni.

La legge fa parte di un più ampio programma di riforme sulla regolamentazione del sex work che il Belgio intraprese nel 2022, quando fu tra i primi paesi al mondo a decriminalizzare questo tipo di attività.

Tocca comunque un tema considerato storicamente divisivo anche all’interno dei movimenti femministi. In Belgio negli ultimi anni gran parte dei movimenti delle donne si è espressa a favore della progressiva decriminalizzazione del sex work, ma esistono comunque associazioni che, con varie argomentazioni, hanno criticato la nuova legge dicendo che proteggerà alcune persone ma renderà ancora più precaria la condizione di altre, a partire dalle persone migranti che si trovano nel paese senza un permesso di soggiorno e che non potranno quindi firmare un contratto di lavoro. La preoccupazione è che queste persone continueranno a essere sfruttate da gruppi criminali che agiscono al di fuori dei parametri della nuova legge.

Secondo Daan Bauwens, portavoce dell’Union belge des travailleurs et travailleuses du sexe, una delle associazioni consultate durante il processo di stesura del testo, il riconoscimento legale del lavoro sessuale limiterà invece questi rischi perché «grazie all’inquadramento nel diritto del lavoro sarà molto più semplice individuare le situazioni di quel tipo. Se le leggi sul lavoro non vengono rispettate, la persona può essere condannata per sfruttamento della prostituzione o traffico di esseri umani indipendentemente dal fatto che le sex worker abbiano o meno un contratto o che si trovino legalmente nel paese o meno».

– Leggi anche: Il sex work dovrebbe essere considerato un lavoro?