In Irlanda il centrodestra ha staccato Sinn Féin
Lo scrutinio non è ancora finito ma, insieme, i due partiti al governo hanno il doppio dei voti della sinistra
In Irlanda si stanno contando i voti delle elezioni parlamentari di venerdì. L’assegnazione dei seggi, e quindi della vittoria, è un processo lungo anche per via del sistema elettorale proporzionale con preferenze trasferibili. A scrutinio ancora in corso i due partiti centristi al governo sono molto vicini: Fine Gael è al 20,8 per cento e Fianna Fáil al 21,9 per cento. Per il momento hanno superato Sinn Féin, al 19 per cento, il partito nazionalista di sinistra che è il più forte dell’opposizione ed era in testa nel primo exit poll, in cui i tre partiti erano sostanzialmente pari.
Sono stati assegnati 130 seggi sui 174 del Dáil Éireann, la camera bassa irlandese. Di questi 29 vanno a Fine Gael, 34 a Fianna Fáil, 30 a Sinn Féin e 37 ai partiti minori o agli indipendenti. Per avere la maggioranza servono almeno 88 seggi e la coalizione di centrodestra del primo ministro uscente Simon Harris, che è anche leader di Fine Gael, sembra poterne ottenere un’ottantina, se manterrà i livelli di consenso visti nelle prime fasi del conteggio.
Per ora tra i leader è prevalsa la cautela. Questi numeri rendono più probabile una riproposizione della coalizione tra Fine Gael e Fianna Fáil, che nel 2020 si era formata tra partiti fino ad allora rivali dopo che Sinn Féin aveva vinto nel voto popolare senza avere però i numeri o le alleanze per esprimere un governo. Entrambi escludono qualsiasi collaborazione con Sinn Féin, che rispetto a quattro anni fa ha perso consensi, mentre Fine Gael e Fianna Fáil hanno grossomodo confermato i loro.
A seconda di quanti seggi avranno, i centristi dovranno scegliere – oltre al primo ministro, dopo che nella scorsa legislatura era stato espresso a turno da entrambi i partiti – a quali partiti minori allargare la coalizione, se non avranno la maggioranza. L’alternativa è cercare appoggi tra i deputati indipendenti.
I Verdi, loro alleati nel mandato appena finito, sono andati particolarmente male, e stanno faticando ad entrare in parlamento (finora è stato assegnato loro 1 seggio: ne avevano 12 seggi). La loro perdita di consensi, attribuita anche alla partecipazione per 4 anni alla coalizione di governo, è un deterrente per gli altri partiti più piccoli.
I Socialdemocratici saranno probabilmente il principale dei partiti minori, e quindi quelli eventualmente decisivi per la formazione di un governo. I loro dirigenti si sono presi tempo, salvo ribadire alcune priorità politiche irrinunciabili e una generica disponibilità a «parlare con tutti i partiti». I dirigenti di Fine Gael e Fianna Fáil considerano i Laburisti altri possibili alleati. Al momento i Socialdemocratici hanno 9 seggi, e i Laburisti 8.
Sabato la leader di Sinn Féin, Mary Lou McDonald, aveva ribadito che vorrebbe provare a costruire una maggioranza alternativa di sinistra: oltre ai Socialdemocratici e Laburisti, con Verdi e People Before Profit. Non sembra che una maggioranza del genere possa però avere i numeri, sempre qualora ci fosse (e al momento è presto per saperlo) la volontà dei partiti a cui si rivolge.
McDonald ha detto che considera finito il sistema bipartitico di Fine Gael e Fianna Fáil, «consegnato al cestino della Storia». I leader di centrodestra hanno invece insistito sul fatto che Sinn Féin ha perso parecchi consensi rispetto al 2020, quando prese il 24,5 per cento dei voti (5,5 punti percentuali più di oggi). Arrivando a una quarantina di seggi, Sinn Féin ne avrebbe comunque metà dell’alleanza tra Fine Gael e Fianna Fáil.
L’assegnazione dei seggi, come detto, richiede tempo per via del sistema elettorale proporzionale con preferenze trasferibili. Gli elettori possono cioè mettere in ordine di preferenza i candidati del loro collegio (ma non sono obbligati a farlo). Se il primo non viene eletto, il voto viene “trasferito” al secondo che hanno indicato e così via.
Le elezioni erano state convocate da Harris in anticipo sulla data prevista (febbraio) in una buona fase per il suo partito nei consensi, e mentre Sinn Féin era indebolito da diversi scandali. Durante la campagna elettorale però Fine Gael aveva dissipato il vantaggio nei sondaggi: prima che Harris convocasse le elezioni, il suo partito si attestava al 27 per cento delle intenzioni di voto. Se Fianna Fáil si confermerà il partito con più seggi, il suo leader Micheál Martin potrebbe rivendicare la posizione di primo ministro (ruolo che ha già ricoperto tra il 2020 e il 2022).
Nella giornata di sabato e domenica i media hanno seguito con particolare attenzione lo scrutinio nel seggio di Dublino centro, dove era candidato il boss criminale Gerry Hutch, noto come “il monaco”. Hutch era stato arrestato a Lanzarote con l’accusa di riciclaggio, ma era stato scarcerato su cauzione (di 100mila euro), tra le altre cose. Alla fine Hutch non è stato eletto per poche centinaia di voti: è arrivato quinto dietro McDonald, il ministro delle Finanze e attuale presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe (di Fine Gael) e due esponenti, entrambi eletti, di Socialdemocratici e Laburisti.