Un gruppo di ricerca vuole scoprire quanti sciacalli ci sono in Friuli Venezia Giulia

Sono arrivati in Italia diversi decenni fa e ormai sono piuttosto diffusi, soprattutto nel Nord Est

Uno sciacallo dorato
Uno sciacallo dorato (Luke Walker/Getty Images)
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Negli ultimi dieci anni nell’Italia centrosettentrionale sono diventati sempre più frequenti gli avvistamenti di sciacalli dorati, animali selvatici carnivori che nel Novecento si sono diffusi in vari paesi europei e nel 1984 sono stati visti per la prima volta nel Nord-Est. Tuttavia non ci sono stime recenti del loro numero, né in Italia in generale, né per il solo Friuli Venezia Giulia, la regione dove sono più presenti.

Un gruppo di naturalisti però ci sta lavorando, e a ottobre ha diffuso una stima preliminare della densità di popolazione di questi animali nel Carso isontino, la parte più a nord dell’altopiano tra Italia e Slovenia, e nella pianura creata dal fiume Isonzo: tra i 230 e i 270 chilometri quadrati complessivamente, tra il golfo di Trieste e oltre Udine. Lo scorso agosto il gruppo di ricerca, guidato dal fotografo naturalista e divulgatore scientifico Stefano Pecorella, ha riscontrato la presenza di 22 gruppi di sciacalli (non si sa per il momento composti da quanti animali) e 15 sciacalli isolati.

Gli sciacalli dorati, Canis aureus secondo la nomenclatura scientifica, somigliano ai lupi europei ma sono più piccoli, con dimensioni simili a quelle dei cani di media taglia. La loro pelliccia inoltre è prevalentemente grigia e rossastra, più chiara sulle zampe. Non sono pericolosi per le persone, cacciano roditori e uccelli, ma anche caprioli. La specie è originaria dell’Asia e nel corso del Novecento, grazie alla precedente grande riduzione delle popolazioni di lupi, in gran parte sterminate dalle comunità umane, si è espansa nell’Europa dell’Est e in particolare nei Balcani.

Per rilevare la presenza degli sciacalli dorati nel Carso isontino e nel bacino dell’Isonzo, il gruppo di ricerca di Pecorella ha utilizzato principalmente un metodo acustico. Nelle ore notturne si è spostato nelle aree scelte per l’indagine, riproducendo periodicamente delle registrazioni di cori di ululati di sciacalli. Il gruppo ha poi stimato la densità di sciacalli presenti nella zona circostante in base agli ululati ricevuti in “risposta”, utilizzando come riferimento metodologico degli studi fatti in altri paesi europei.

L’area con la più alta densità di sciacalli è risultata quella di Doberdò del Lago, un comune in provincia di Gorizia, dove si sa che gli sciacalli sono presenti almeno dal 1994. Complessivamente comunque i naturalisti ritengono che il loro conteggio sia una sottostima perché l’indagine non ha coperto interamente l’area con caratteristiche idonee per la sopravvivenza degli sciacalli.

Lo studio non è ancora stato pubblicato su una rivista scientifica, ma i suoi autori hanno deciso di diffonderne i primi risultati «per offrire la massima trasparenza su un argomento di grande attualità, molto dibattuto dalle comunità locali e spesso altamente divisivo», dato che anche la presenza degli sciacalli – come quella di altri animali selvatici carnivori – suscita spesso preoccupazioni.

Attraverso la pagina Facebook “Sciacallo dorato Italia” inoltre il gruppo di ricerca ha diffuso un appello ad altri naturalisti per provare ad ampliare la zona del Friuli Venezia Giulia presa in considerazione dallo studio utilizzando come dati aggiuntivi fotografie o video di gruppi di sciacalli e registrazioni di ululati di gruppo.

– Leggi anche: Come si cerca lo sciacallo dorato, raccontato da Nicola Bressi