C’è una svolta nel famoso caso di D.B. Cooper
Chanté e Rick McCoy III dicono che il leggendario dirottatore che sparì nel nulla nel 1971 era loro padre, portando un paracadute come prova, e sembra che l'FBI abbia riaperto le indagini
Il 24 novembre del 1971 un uomo descritto come cortese e distinto, in un elegante completo scuro e apparentemente intorno alla quarantina, comprò un biglietto di sola andata all’aeroporto di Portland, in Oregon, per un volo diretto a Seattle, nello stato di Washington. Salì sull’aereo, si sedette al fondo e ordinò un bourbon con soda, e dopo il decollo porse un biglietto a una hostess. Sopra c’era scritto: «Signorina, ho una bomba nella mia valigetta e vorrei che si sedesse qui vicino a me».
La hostess si sedette senza dare nell’occhio, e l’uomo le mostrò i fili e i candelotti dentro alla sua valigetta aperta. Scrisse su un biglietto che voleva 200mila dollari, circa 1,5 milioni di euro dei giorni nostri, assieme a quattro paracadute, mandando la hostess nella cabina ad avvisare il capitano, che a sua volta avvertì le autorità. L’aereo atterrò a Seattle, un rappresentante della compagnia aerea consegnò all’uomo i soldi in contanti e i paracadute, e i passeggeri vennero fatti scendere. L’uomo ordinò che l’aereo ripartisse per Città del Messico, ma dopo trenta minuti in volo si lanciò con uno dei paracadute, da qualche parte a nord di Portland.
Nessuno seppe più niente dell’uomo, che al bancone dei biglietti dell’aeroporto aveva dato il nome di Dan Cooper, poi storpiato per errore da un giornalista locale in D.B. Cooper. Era naturalmente un nome falso, ispirato dal pilota protagonista di un fumetto belga degli anni Cinquanta. Il suo caso è rimasto l’unico dirottamento irrisolto della storia dell’aviazione statunitense, ed è uno dei colpi più celebri e leggendari della storia, raccontato in decine di libri, film e anche in una serie di Netflix del 2022. Nel 2016 l’FBI, dopo decenni di ricerche inconcludenti, annunciò che avrebbe destinato altrove le risorse di una delle più «lunghe ed estenuanti» indagini della sua storia. Ma una recente scoperta ha riaperto il caso.
Dan Gryder, un pilota in pensione che ha dedicato anni a indagare sulla storia di D.B. Cooper, ha detto al Cowboy State Daily, un giornale del Wyoming, che l’FBI ha ripreso le indagini dopo il ritrovamento di un paracadute che potrebbe essere proprio quello usato per lanciarsi dall’aereo dirottato. Era in un capanno nel giardino della casa nel North Carolina di Chanté e Rick McCoy III, sorella e fratello che da anni sono convinti che loro padre Richard fosse proprio D.B. Cooper. L’FBI non ha confermato né smentito che ci siano sviluppi nelle indagini sul caso.
Richard McCoy non è un nome nuovo nelle indagini, e anzi fu presto uno dei principali sospettati dell’FBI, perché solo cinque mesi dopo il dirottamento del volo di Portland fece un colpo simile nello Utah. Era uno studente di giurisprudenza e veterano del Vietnam che nel 1971 aveva 29 anni, appassionato paracadutista, e il 7 aprile 1972 ripeté quasi esattamente l’impresa di D.B. Cooper, su un volo partito da Denver, in Colorado. Sparì con 500mila dollari, ma venne arrestato due giorni dopo e condannato a 45 anni di carcere. Nel 1974 riuscì a evadere dalla prigione della Pennsylvania in cui era detenuto, ma fu ucciso tre mesi dopo in una sparatoria con gli agenti dell’FBI.
Nonostante in molti avessero ipotizzato che D.B. Cooper fosse proprio McCoy, l’FBI scartò questa pista sia perché l’età del secondo non combaciava con quella che i testimoni avevano attribuito al primo, sia perché c’erano dei testimoni che lo avevano localizzato a Las Vegas il giorno del dirottamento, e con la famiglia nella sua casa nello Utah il giorno successivo, che era peraltro il giorno del Ringraziamento. Secondo Gryder, però, il vero motivo per cui non fu incriminato per il dirottamento di Portland è che dopo quello di Denver gli agenti perquisirono casa sua senza mandato, e l’FBI temeva che questo potesse invalidare le indagini.
Gryder è una figura chiave in questo sviluppo nelle indagini. Studia il caso da oltre vent’anni, ed è lui che ha contattato qualche anno fa i figli di McCoy facendosi consegnare il paracadute. Nonostante sospettassero da sempre che loro padre fosse D.B. Cooper, i due avevano aspettato così a lungo a farsi avanti perché temevano che nuove indagini avrebbero potuto coinvolgere anche la loro madre, che ritenevano una sua complice. Dopo la sua morte nel 2020, però, acconsentirono alla richiesta di Gryder di vedere il paracadute, un ritrovamento che lui documentò in due video pubblicati su YouTube.
Dopo aver visto quei video, l’FBI ha contattato a sua volta Chanté e Rick McCoy, chiedendo di vedere il paracadute. Nel settembre del 2023 Rick McCoy e Gryder incontrarono alcuni agenti dell’FBI che ritirarono la prova, assieme a un registro dei lanci col paracadute di Richard McCoy che sembrerebbe combaciare con i dirottamenti. Il paracadute, secondo Gryder, presenta alcune piccole modifiche che combaciano con quelle che descrisse all’epoca Earl Cossey, l’uomo che fu incaricato di consegnare a D.B. Cooper i paracadute usati per la sua fuga.
Un mese dopo quell’incontro, dice Gryder, l’FBI chiese di poter perquisire la casa della madre dei McCoy, dove era stato ritrovato il paracadute, e una decina di agenti cercarono altre prove per circa quattro ore. Secondo Gryder, il prossimo passo nell’indagine sarà provare la compatibilità del DNA di Richard McCoy con le tracce di quello di D.B. Cooper che furono recuperate all’epoca del dirottamento. L’FBI però non ha confermato niente di tutto questo.