Si è dimesso Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis
Era criticato dagli investitori, dai rappresentanti dei concessionari, dai sindacati e dai lavoratori per le vendite in forte calo
L’amministratore delegato del gruppo automobilistico Stellantis Carlos Tavares ha dato le dimissioni e il consiglio di amministrazione del gruppo le ha accettate. Lo scorso ottobre Tavares aveva annunciato che avrebbe lasciato il suo incarico all’inizio del 2026, invece la decisione è stata anticipata: secondo diversi giornali, si sarebbe dimesso soprattutto per via delle divergenze con gli azionisti e per il calo dei profitti e delle vendite, in particolare nel Nord Europa.
Negli ultimi mesi Tavares aveva ricevuto molte critiche dagli investitori, dai rappresentanti dei concessionari, dai sindacati e dai lavoratori. La gestione di Tavares era considerata oculata in merito ai costi, ma poco ambiziosa e poco competitiva sul mercato. Negli ultimi anni Stellantis ha limitato lo sviluppo di nuovi modelli affidandosi per lo più al rinnovo e al rilancio di quelli storici, con un conseguente calo delle quote di mercato in favore dei concorrenti, soprattutto nell’ultimo anno.
Stellantis ha comunicato che «il processo per la nomina di un nuovo CEO permanente è già in corso, gestito da un Comitato Speciale del Consiglio, e si concluderà entro la prima metà del 2025. Nel frattempo, sarà istituito un nuovo Comitato Esecutivo presieduto da John Elkann».
Stellantis nacque nel gennaio del 2021 dalla fusione di PSA, l’azienda francese che produce Peugeot e Citroën, e FCA, l’azienda italo-americana nata a sua volta dalla fusione di FIAT e Chrysler. La fusione era stata la risposta dell’azienda alla crisi del modello produttivo della FIAT, sempre meno competitivo e centrale nell’economia italiana. Nel 2021, dopo quell’operazione, Carlos Tavares – che dal 2014 era amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione di PSA – venne nominato capo di Stellantis. L’azienda produce veicoli con una serie di marchi, tra cui FIAT, Chrysler, Jeep, Dodge, Peugeot, Opel e Maserati.
I maggiori azionisti di Stellantis sono Exor che ha il 14,3% delle quote, Peugeot Invest con il 7,1% e lo Stato francese attraverso Bpi (la banca d’investimento nazionale, più o meno l’equivalente della nostra Cassa depositi e prestiti) con il 6,1%. Exor è la società d’investimento della famiglia Agnelli-Elkann, che controlla anche il gruppo GEDI, quello che possiede Repubblica, Stampa, HuffPost e Radio Deejay.
La comunicazione dei dati relativi alle vendite nel terzo trimestre del 2024 era stato un segnale evidente delle difficoltà di Stellantis. Negli Stati Uniti aveva venduto 305mila nuove auto, con un calo del 19,8% rispetto al 2023 e dell’11,5% rispetto al trimestre precedente. Diversi analisi del mercato avevano stimato che sarebbe servita una crescita delle vendite del 10% nel quarto trimestre per recuperare dal calo dei mesi precedenti. Era comunque considerato un obiettivo complicato da raggiungere per via dell’andamento delle vendite e dei pochi nuovi modelli sul mercato.
Il 30 settembre Stellantis aveva annunciato un cosiddetto profit warning, cioè un avviso per avvertire gli azionisti che i risultati non avrebbero rispettato le aspettative. In genere una società annuncia un profit warning prima dell’annuncio pubblico dei risultati ufficiali. In seguito all’avviso, Stellantis aveva comunicato una riduzione del margine del risultato operativo, che si usa per indicare la profittabilità di un’azienda, tra il 5,5 e il 7 per cento, rispetto a una precedente previsione sopra al 10 per cento. La notizia aveva fatto scendere molto il valore delle sue azioni in Borsa, arrivato a perdere anche fino al 14 per cento.
La gestione di Tavares è stata molto criticata in Italia, sia dal governo che dai sindacati. Tavares aveva assicurato più volte che Stellantis sarebbe tornata a produrre almeno un milione di veicoli negli stabilimenti italiani entro il 2030, senza però presentare un piano industriale sul lungo periodo.
Dall’inizio dell’anno la produzione negli stabilimenti italiani è stata fermata più volte e i lavoratori sono stati messi in cassa integrazione. Secondo i sindacati, nel 2024 difficilmente si raggiungerà la quota di 500mila veicoli, uno dei dati più bassi degli ultimi 20 anni. Nel 2023 Stellantis aveva prodotto in Italia 752mila veicoli, di cui 521mila auto. Il calo della produzione di auto ha conseguenze molto gravi per migliaia di aziende fornitrici che producono tettucci, filtri dell’aria, sedili, filtri dell’olio e centinaia di altri componenti: senza le commesse di Stellantis molte sono state costrette a chiudere e a licenziare i dipendenti.
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Il governo ha accusato più volte Stellantis di non tenere in debita considerazione “l’italianità” del marchio: negli ultimi anni il numero di auto prodotte negli stabilimenti è diminuito, non vengono fatte assunzioni per sostituire i dipendenti che vanno in pensione e i licenziamenti sono stati incentivati con generosi contributi economici. Diverse produzioni sono state spostate all’estero, mentre in altri paesi come la Francia sono stati aperti nuovi stabilimenti e assunti dipendenti.
Alle accuse di mantenere una produzione in Italia troppo scarsa, Tavares ha sempre risposto dicendo che in Italia non c’è domanda, cioè che le persone comprano sempre meno auto e tendono a cambiarle con sempre meno frequenza: per questo ha continuato a sostenere la necessità di nuovi incentivi statali, i contributi dati dallo Stato per chi compra auto nuove, in particolare elettriche.
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