I test per i genitori danesi non vanno bene per quelli groenlandesi
La storia di una donna a cui è stata tolta la custodia dei figli è esemplare di un sistema discriminatorio nei confronti delle minoranze
La settimana scorsa la ministra degli Affari sociali danese, Sophie Hæstorp Andersen, ha suggerito alle amministrazioni locali di non somministrare più alle persone di origine groenlandese un contestato test per neogenitori. Questa decisione è arrivata dopo il caso, che ha generato estese discussioni in Danimarca, di una donna groenlandese a cui anche per via di quel test era stata tolta la custodia dei figli.
La storia è stata raccontata recentemente dal Guardian. Il test psicometrico, cioè che serve a misurare determinati aspetti della psicologia, del carattere e del comportamento di una persona, fa parte di un programma statale di tutela dei minorenni, e viene sottoposto ai neogenitori per valutare le loro capacità cognitive. Da tempo viene però contestato da gruppi e associazioni per la tutela dei diritti, che lo ritengono discriminatorio e non adatto alle persone di origine groenlandese e alle altre minoranze del paese. Tra l’altro viene fatto in danese: una lingua che tante di queste persone parlano con difficoltà.
Il caso di Keira Alexandra Kronvold ha portato a proteste a Copenaghen e Nuuk, la capitale della Groenlandia, che è un territorio danese semi indipendente. Kronvold ha 38 anni: nel 2014 aveva fatto un primo test, ai tempi della nascita del secondogenito, e quest’anno ne ha fatto un altro, mentre era incinta per la terza volta.
Dopo il primo test, Kronvold era stata separata dai primi due figli, che all’epoca avevano otto mesi e nove anni. Dopo il test di quest’anno, lo scorso 7 novembre è avvenuto lo stesso per la terza figlia, a poche ore dal parto a Thisted, nel nord dello Jutland. Al momento Kronvold può vederla una volta la settimana, alla presenza di un assistente sociale. Non è chiaro se il test, fatto in danese mentre la lingua madre di Kronvold è il groenlandese (l’unica lingua ufficiale della Groenlandia), sia stato l’unico fattore alla base della decisione.
Nel fascicolo di Kronvold, visto dal Guardian, viene detto che il suo retroterra culturale groenlandese, «dove anche piccole espressioni facciali hanno un significato comunicativo», le renderebbe difficile educare la terza figlia alle «aspettative sociali e ai codici che sono necessari nella società danese».
Kronvold ha detto al giornale britannico che le hanno sottratto la figlia «come se fosse una mera statistica», ricordando di essere cresciuta «tra due mondi, fiera delle mie origini groenlandesi ma spesso messa ai margini da un sistema che misura il mio valore attraverso una lente che a stento ha riconosciuto la nostra cultura». È un riferimento agli abusi del passato dominio coloniale danese sull’isola.
La storia di Kronvold è diventata emblematica del trattamento della minoranza groenlandese nel paese. E non è un caso isolato, hanno detto lei stessa e le associazioni che l’hanno assistita. Secondo un report del 2022 citato dal Guardian, i figli di genitori groenlandesi che vivono in Danimarca hanno maggiori probabilità di essere presi in carico dai servizi sociali: avviene nel 5,6 per cento dei casi, contro l’1 per cento dei figli di genitori danesi.
Secondo il Danish Institute for Human Rights, il test non tiene conto delle barriere linguistiche né delle differenze culturali, e produce quindi valutazioni errate sulle persone delle minoranze nazionali. La decisione della ministra Hæstorp Andersen, avvenuta dopo un incontro con il suo omologo groenlandese Aqqaluaq B. Egede, non è arrivata a vietare i test, o aggiornarne i criteri: si è limitata a sconsigliarne l’utilizzo.
Per secoli la Groenlandia è stata governata come una colonia dalla Danimarca, che per anni dispose l’impianto forzato di dispositivi contraccettivi in migliaia di donne locali e aveva una politica per cui i figli nati da coppie groenlandesi non sposate non avevano alcun legame col padre dal punto di vista legale, che non aveva obblighi nei loro confronti e di cui non risultavano quindi eredi. Dal 1953 l’isola ha progressivamente acquisito maggiori margini di autonomia. Ora è tecnicamente un territorio autonomo all’interno del Regno di Danimarca, di cui fanno parte anche la Danimarca in senso stretto e le Isole Fær Øer. Dal 1979 ha un suo parlamento e dal 2009 ha un governo con ampia autonomia in politica interna.
– Leggi anche: Parlare la lingua groenlandese al parlamento danese è complicato