Sono iniziati gli sgomberi al Parco Verde di Caivano
Cinquecento agenti hanno messo i sigilli a 36 case in cui vivevano 132 persone, che non si sa ancora dove andranno
Giovedì 28 novembre al Parco Verde, quartiere di Caivano alla periferia settentrionale dell’area metropolitana di Napoli, c’è stato il primo di una serie di sgomberi decisi a febbraio dalla procura di Napoli Nord. Gli sgomberi erano stati annunciati con una certa enfasi dal governo di Giorgia Meloni, che su Caivano e sul quartiere del Parco Verde aveva presentato un piano di riqualificazione dopo un caso di cronaca di cui si era parlato molto: lo stupro avvenuto a luglio del 2023 ai danni di due ragazzine di 10 e 12 anni.
Giovedì 500 agenti, alcuni dei quali in tenuta antisommossa, hanno sgomberato e posto i sigilli a 36 case occupate in modo abusivo, tra qualche protesta verbale delle persone: quelle coinvolte dall’operazione sono 132 e non è ancora chiaro dove andranno ora.
Lo sgombero è la conseguenza di tre decreti emessi dalla procura di Napoli Nord che prevedevano in totale il sequestro di 252 case occupate da 419 persone accusate di non pagare l’affitto, le tasse comunali, la corrente elettrica e il gas. Gli sgomberi (ridotti poi a 240 alloggi perché per 12 il sequestro era stato annullato) sarebbero dovuti iniziare e finire mesi fa, ma c’erano state molte proteste ed era stato tutto ritardato perché servivano ulteriori verifiche: la storia delle case occupate al Parco Verde infatti è ben più complessa di come era stata presentata da procura e istituzioni.
Dall’inizio degli anni Novanta il comune ha rinunciato ad esempio a gestire l’assegnazione delle case popolari secondo la legge, salvo poi concedere la residenza a chi abitava nei palazzi: molte famiglie pagano dunque l’affitto, hanno contratti regolari con aziende di fornitura elettrica e di gas, hanno ottenuto tutti i documenti e da tempo chiedono che il comune riconosca formalmente la loro condizione.
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Negli ultimi mesi, in vista di questo sgombero, è stato fatto un censimento delle case per capire quante fossero effettivamente occupate abusivamente. Giovedì in una conferenza stampa la procuratrice che si sta occupando del caso, Maria Antonietta Troncone, ha spiegato che per ora «sono stati sgomberati quegli alloggi occupati da persone la cui posizione di fronte alla legge non è in alcun modo sanabile, perché hanno riportato un cumulo di condanne fino a 7 anni di carcere». Giorgia Meloni, commentando l’operazione, ha detto che lo sgombero ha riguardato «soggetti condannati per reati di camorra».
Non è chiaro che cosa accadrà con le altre 204 case poste sotto sequestro: potrebbe essere avviato un percorso verso la regolarizzazione amministrativa ma, in caso di esito negativo, si potrebbe arrivare a nuovi sgomberi.
Meloni ha anche detto che con l’inizio di questi sgomberi è cominciata la seconda fase del piano di riqualificazione previsto dal governo per il Parco Verde. I prossimi passaggi prevedono la ristrutturazione di tutti i 750 alloggi che compongono il quartiere. Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, non ha dato cifre precise ma ha garantito che il governo «ha già reperito svariati milioni di euro, che cambieranno il volto di Parco Verde».
Nella prima fase del piano per Caivano erano state compiute diverse operazioni di polizia ed era stato inaugurato un centro sportivo intitolato al cantante Pino Daniele. Complessivamente il piano prevede quella che Meloni aveva definito «un’operazione di bonifica», che intende affrontare precarietà abitativa, lavorativa, marginalità sociale e criminalità.