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  • Venerdì 29 novembre 2024

Israele sta creando un nuovo corridoio militare nella Striscia di Gaza

È il terzo di questo tipo: il governo israeliano dice che serve per ragioni operative, ma molti temono che possa creare divisioni definitive

Carri armati israeliani a Gaza (AP Photo/Ohad Zwigenberg)
Carri armati israeliani a Gaza (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

Israele sta costruendo una nuova strada presidiata con strutture militari che isolerà la parte più settentrionale della Striscia di Gaza. Secondo l’esercito israeliano, le nuove strutture hanno funzioni operative e limitate nel tempo, ma ci sono dubbi che sia effettivamente così.

Da tempo diversi analisti sostengono che Israele stia progettando una divisione della Striscia di Gaza che gli permetta di esercitare maggior controllo sul territorio, e che sia quindi definitiva. Una delle ipotesi che si fanno, anche in linea con le posizioni espresse dai membri più radicali del governo guidato da Benjamin Netanyahu, è che Israele voglia annettere la parte nord della Striscia. Un’altra ipotesi è che Israele potrebbe decidere di ritirarsi dalla Striscia ma non completamente, mantenendo il controllo di questa e di altre strade presidiate e con strutture militari che gli permettano di rientrare quando vuole.

La nuova strada militare è stata oggetto di un’inchiesta di BBC basata su immagini satellitari e video verificati pubblicati online. Secondo queste informazioni, dovrebbe assumere l’importanza che hanno altri due “corridoi” militari costruiti da Israele negli ultimi mesi: il “Philadelphi”, che permette all’esercito di controllare il confine con l’Egitto, e il “Netzarim”, che attraversa da ovest a est la Striscia a sud della città di Gaza.

Le immagini satellitari mostrano che l’esercito israeliano sta costruendo il nuovo corridoio di 9 chilometri a nord della città di Gaza: anche questo andrà dal mare al confine con Israele, attraversando da ovest a est la Striscia e isolando la zona del campo profughi di Jabalia e delle vicine località di Beit Hanoun e Beit Lahia, dove da mesi è in corso la violenta offensiva militare di Israele.

L’esercito non si sta limitando a costruire una strada, ma ha distrutto gran parte degli edifici e liberato le zone agricole nell’area circostante, creando una sorta di cuscinetto. Postazioni militari sono visibili a breve distanza le une dalle altre. BBC ha verificato che sul nuovo corridoio circolano mezzi militari non corazzati, il che confermerebbe che l’area è considerata sicura e difficilmente attaccabile.

Le funzioni di questa nuova struttura logistica non sono al momento chiare. L’esercito israeliano la descrive come una via operativa che gli permette di svolgere con più efficacia le operazioni nel nord di Gaza, dove ritiene si siano rifugiati molti dei miliziani di Hamas ancora attivi: il corridoio militare avrebbe la funzione di limitare i loro spostamenti e bloccarne la fuga verso sud.

In realtà già ora questa delimitazione impedisce ogni passaggio anche ai civili e agli aiuti umanitari: il nord della Striscia di Gaza è completamente isolato, le oltre 100mila persone che lo avevano abbandonato in seguito a ordini di evacuazione israeliani non possono tornarci, mentre l’ONU denuncia che è stato bloccato ogni tipo di aiuto (cibo, ma anche materiale medico). Si ritiene che nell’area ci siano ancora 60mila palestinesi, che vivono in quello che viene definito un “assedio”, senza cibo e beni di prima necessità.

Indipendentemente da quale sarà il futuro della Striscia di Gaza, è credibile che Israele voglia stabilire delle vie di controllo a lungo termine, i corridoi, in modo da dividere il territorio. Una delle prime operazioni dopo l’invasione di fine ottobre 2023 fu costruire il corridoio Netzarim, a metà della Striscia. Oltre ai due già esistenti, quello a nord della città di Gaza verrebbe usato per controllare il settore più settentrionale, dove Hamas sembra più attiva e resistente, e dove comunque sarebbe più vicina alle prime grandi città israeliane.

Soldati israeliani impegnati a Gaza (AP Photo/Leo Correa)

Molti palestinesi temono che Israele non permetterà mai un ritorno nella zona settentrionale di Gaza e sostengono che il governo israeliano stia mettendo in atto il cosiddetto “piano Eiland”, o “piano dei generali”, come viene chiamato in Israele. Questo piano prende il nome dal suo ideatore, il generale maggiore in pensione Giora Eiland, ed era stato presentato al governo israeliano lo scorso settembre da un gruppo di ufficiali dell’esercito in attività e in pensione.

Prevede che l’esercito israeliano prenda il controllo del nord della Striscia di Gaza e impedisca l’accesso degli aiuti finché tutta la popolazione civile non sarà stata costretta ad andarsene. A quel punto, sempre secondo il piano, Israele dovrebbe occupare in maniera temporanea il nord, per eradicare completamente Hamas.

Il piano, come ammesso dallo stesso Eiland, prevede in maniera esplicita che Israele commetta dei crimini di guerra, come affamare la popolazione civile e costringerla a spostamenti forzati. Israele è già sotto indagine per genocidio presso la Corte internazionale di giustizia, mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu e il suo ex ministro della Difesa, Yoav Gallant, sono oggetto di un mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale. Il governo israeliano ha sostenuto in più di un’occasione che non sta mettendo in pratica il “piano dei generali”.