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  • Giovedì 28 novembre 2024

I mitici wc giapponesi si stanno spingendo fuori dal Giappone

I water ad alta tecnologia che fanno anche da bidet sono sempre più diffusi, visti gli innegabili vantaggi

Un wc all'Ariake Arena di Tokyo fotografato nel febbraio del 2020
(REUTERS/ Kim Kyung-Hoon)
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Nel 2022 il rapper canadese Drake fece un regalo piuttosto insolito a DJ Khaled: quattro wc giapponesi della Toto, la principale azienda produttrice di water ad alta tecnologia, quasi un sinonimo di questo tipo di sanitari. Quelli erano modelli di lusso, da circa 20mila dollari l’uno, ma altri più economici si stanno diffondendo anche fuori dal Giappone: il mercato globale di questi water è relativamente piccolo ma in costante crescita, malgrado i prezzi e qualche ostacolo.

In Giappone i wc dotati di bidet e funzionalità come sedili riscaldati, deodoranti e soprattutto getti di acqua per risciacquare le parti intime sono la norma: secondo una stima citata dal Japan Times si trovano in più dell’80 per cento delle case e sono inoltre una delle esperienze che le persone straniere sono più curiose di provare negli alberghi e nei bagni pubblici. La Toto mise in commercio il suo primo “Washlet” nel 1982, ma quando cominciò a venderlo in Europa, nel 2009, «fece scalpore»: nelle parole di Kazuki Osugi, direttore della divisione europea, non c’erano né la richiesta né la consapevolezza delle sue peculiarità.

A detta delle aziende che li producono, ora questi wc stanno cominciando a riscuotere apprezzamenti anche in Europa o in Nord America perché sono percepiti come un comfort, un oggetto esclusivo, uno status symbol. Se in Italia il richiamo di questi sanitari è sicuramente inferiore, visto che il bidet è normalmente presente nelle case, nella maggior parte degli altri paesi la prospettiva di potersi lavare a dovere dopo aver fatto la cacca, invece di ricorrere soltanto alla carta igienica, potrebbe esercitare una certa attrattiva.

A determinare un maggiore interesse per i water giapponesi sono state in parte le maggiori attenzioni all’igiene legate alla pandemia da coronavirus, un periodo in cui negli Stati Uniti molte persone li scelsero un po’ per la scarsità di carta igienica e un po’ per l’assenza dei bidet, che peraltro comporta frequenti intasamenti legati all’ampio uso di salviette igienizzanti. Per Shinya Tamura, un dirigente di Toto, il successo internazionale del Washlet comunque è legato perlopiù al passaparola: «Bisogna provarlo. Dopo un po’ la maggior parte delle persone non può farne a meno».

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In base a un’inchiesta di mercato citata dalla Toto, nel 2002 erano stati venduti 17 milioni di Washlet e vent’anni dopo 60, più del triplo. Per questo anche aziende come Laufen, Ideal Standard, Grohe o Kohler hanno proposto i propri modelli di wc “smart”, che in genere costano dai 1.500 ai 5mila euro, contro le poche centinaia dei tradizionali vasi di ceramica. Un’altra azienda è la britannica Washloo, che sta raddoppiando le proprie vendite di anno in anno, ha detto al Financial Times il direttore, Alex Evans. Un’altra ancora è la turca VitrA, che ha sviluppato un wc dal getto così efficiente e al tempo stesso silenzioso da essere l’unico ad aver finora ottenuto la certificazione “Quiet Mark”, che identifica gli elettrodomestici più silenziosi sul mercato europeo.

Secondo una stima della società di analisi di mercato IMIR citata sempre dal Financial Times, nel 2028 il mercato globale dei wc ad alta tecnologia arriverà a 2,6 miliardi di dollari (2,5 miliardi di euro), contro il miliardo e mezzo registrato nel 2021. Per aziende come Toto consolidare la presenza fuori dal Giappone è essenziale, ma perché ciò accada devono fare i conti con alcune questioni.

Al momento due terzi dei Washlet sono venduti proprio in Giappone, che però non è un mercato affidabile per via della recessione economica e dell’invecchiamento della popolazione. Il secondo è quello della Cina, dove però le vendite di Toto sono calate a causa della crisi immobiliare e della competizione interna.

Per dipendere meno dal mercato locale e da quello cinese l’obiettivo dell’azienda è quello di rafforzare la propria presenza nelle aree dove le vendite sono aumentate di più, cioè India, Sud-est asiatico e soprattutto Nord e Sud America. Oltre a qualche resistenza da parte di chi sembra essere intimidito da questi wc c’è il fatto che devono essere collegati a una presa elettrica, che però nella gran parte delle case statunitensi vicino allo scarico non c’è. Come ha scritto l’Economist, forse la ripresa del turismo di persone americane in Giappone nel post pandemia contribuirà a renderli ancora più interessanti.

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