La Georgia ha deciso di posticipare i colloqui per entrare nell’Unione Europea al 2028

Un manifestante filo-europeo a Tbilisi (AP Photo/Shakh Aivazov)
Un manifestante filo-europeo a Tbilisi (AP Photo/Shakh Aivazov)

Giovedì il primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze, ha detto che il paese non parteciperà a negoziati per aderire all’Unione Europea prima della fine del 2028, lamentandosi dei «ricatti e della manipolazione» che il suo governo avrebbe a suo avviso subito da parte di alcuni leader europei, di cui non ha fatto il nome. Kobakhidze ha detto che il paese continuerà ad ambire all’adesione all’Unione, ma non parteciperà a colloqui e non accetterà sovvenzioni europee per i prossimi quattro anni.

Kobakhidze è un esponente di Sogno Georgiano, il partito che governa il paese dal 2012. Mentre l’opposizione chiede da tempo una maggiore integrazione con l’Unione Europea, di cui la Georgia è candidata ufficiale a diventare paese membro, Sogno Georgiano si è avvicinato alle posizioni del regime russo di Vladimir Putin, e da qualche anno ha adottato modalità di governo sempre più autoritarie. A ottobre le elezioni legislative erano state molto seguite proprio perché erano considerate sostanzialmente come un referendum sulle ambizioni europee del paese: alla fine erano state vinte da Sogno Georgiano.

L’Unione Europea aveva già annunciato che i colloqui per l’adesione della Georgia erano stati praticamente interrotti a causa dell’adozione a maggio della legge sui cosiddetti “agenti stranieri”, fortemente voluta da Sogno Georgiano: prevede che i media e le ONG che ricevono almeno il 20 per cento dei propri fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che «perseguono gli interessi di una potenza straniera». La legge era stata molto contestata dalla popolazione georgiana, che la vedeva come un modo per reprimere il dissenso interno, anche perché avrebbe rappresentato un ostacolo all’ingresso della Georgia nell’Unione Europea.