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  • Giovedì 28 novembre 2024

Nei canali di Bologna ci sono tremila tonnellate di fango da portare via

Oltre a rami e detriti che ostruiscono il passaggio dell’acqua, accumulati durante l’alluvione dello scorso ottobre

La pulizia di un tratto scoperto del torrente Ravone, a Bologna
La pulizia di un tratto scoperto del torrente Ravone, a Bologna (Michele Nucci/LaPresse)
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Durante le piogge intense cadute alla metà di ottobre, nei canali che attraversano la città di Bologna si sono accumulate migliaia di tonnellate di fango, rami e detriti che ora devono essere rimossi. È un lavoro lungo e impegnativo: finora sono stati riempiti 250 camion, ma ne serviranno molti altri per liberare del tutto i corsi d’acqua. La Gacres, la società che gestisce i canali di Bologna, stima che i lavori finiranno intorno alla metà di dicembre, più probabilmente poco prima di Natale. Fino ad allora i canali rimarranno in secca.

La rete di canali di Bologna fu creata nel Medioevo per portare l’acqua in città, vista la mancanza di un fiume che l’attraversa. I più importanti sono il canale di Reno, il Savena e il Navile, ma nelle recenti alluvioni di ottobre hanno creato molti problemi anche il torrente Ravone e il Meloncello.

L’esondazione del Ravone ha causato allagamenti sia nella zona di via Saffi, sia nella zona di via Andrea Costa, nella zona occidentale della città. L’acqua del canale di Reno ha allagato le zone di via San Felice, via delle Lame e di via Riva di Reno. In generale si sono allagate decine di strade, centinaia di cantine, garage e i primi piani di molte case. È stata interrotta la corrente in buona parte della città. Sono state evacuate migliaia di persone e ci sono stati danni per circa 10 milioni di euro, secondo una stima del comune.

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Quando il livello dell’acqua si è abbassato è rimasto il fango, spalato via dalle case grazie ai volontari della Protezione civile e soprattutto alle tante persone che si sono messe a disposizione degli sfollati. Anche nei canali sono rimaste tonnellate di fango e detriti. Inizialmente la Gacres aveva ipotizzato di finire i lavori e riaprire i canali nel giro di tre settimane, ma presto si è capito che le operazioni sarebbero state più complesse. Finora gli escavatori sono stati dedicati appunto al fango. Tonnellate di detriti si sono accumulate in molti tratti coperti, quindi sotterranei, dove è più difficile intervenire. «È una situazione di grande emergenza, in questo momento non possiamo dare acqua alla città (ai canali della città, ndr)», ha detto Milena Naldi, presidente del Gacres.

La Gacres ci metterà più del previsto perché questi lavori sono l’occasione per fare una sorta di manutenzione straordinaria in vista di nuove piogge abbondanti: un’opera di prevenzione. Negli ultimi due anni a Bologna sono stati raggiunti diversi record di precipitazioni che hanno quasi sempre causato danni. Per evitare che si ripetano le esondazioni di ottobre, però, non basta pulire bene i canali. Jadranka Bentini, presidente del Consorzio Acque Savena, ha detto a Repubblica Bologna che le colline non trattengono più l’acqua a causa del consumo di suolo eccessivo, cioè del fatto che negli ultimi vent’anni sia stata autorizzata la costruzione di molti nuovi edifici. La pianificazione urbanistica e il consumo di suolo sono temi di cui si dovrà occupare il nuovo presidente della Regione, Michele De Pascale, eletto la scorsa settimana.