Un accordo a Gaza è ancora distante
Nonostante Israele abbia accettato un cessate il fuoco in Libano, nella Striscia la situazione è molto diversa: c'entrano anche gli ostaggi
Se in Libano Israele ha accettato un cessate il fuoco nella guerra con Hezbollah (almeno per ora), la situazione nella Striscia di Gaza è molto diversa. Nonostante mesi di negoziati, le posizioni di Israele e Hamas rimangono ancora molto lontane e non sembra esserci al momento una concreta possibilità di fermare la guerra.
Israele chiede la restituzione di tutti gli ostaggi ancora prigionieri di Hamas, chiede di mantenere il controllo su parte del territorio della Striscia, e vuole che Hamas non abbia più nessun ruolo futuro nel governo locale. Queste sono quanto meno le posizioni negoziali meno radicali di Israele, perché nel governo di estrema destra del primo ministro Benjamin Netanyahu molti ministri chiedono un’occupazione militare della Striscia (lo ha fatto di recente il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich) e insistono a non terminare l’invasione finché Hamas non sarà completamente distrutta.
Hamas chiede invece un ritiro completo e senza eccezioni di tutte le truppe israeliane dal territorio della Striscia e la garanzia che non ci saranno nuovi attacchi, e uno scambio di prigionieri che porti alla liberazione di un ampio numero di palestinesi e degli ostaggi israeliani.
Queste due posizioni sono rimaste per lo più uguali da quando sono cominciati i negoziati, ormai un anno fa.
La differenza fondamentale rispetto a quanto avvenuto in Libano è che, con una campagna estrema di bombardamenti, operazioni via terra e uccisioni mirate, Israele è riuscito a indebolire a tal punto Hezbollah da costringerlo ad accettare, di fatto, tutte le sue condizioni. Nella guerra con Hezbollah, Israele ha ottenuto tutti i suoi obiettivi principali, tra cui la fine dei bombardamenti in territorio israeliano e il ritiro dal sud del Libano.
A Gaza la situazione è diversa. Anche Hamas è stata assai indebolita, ma il fatto di avere sotto il suo controllo ancora decine di ostaggi le dà potere negoziale, che sta usando per non cedere alle richieste fatte da Israele. Al tempo stesso Netanyahu non intende scendere a compromessi con Hamas, per ragioni politiche interne: ogni concessione fatta al gruppo palestinese provocherebbe probabilmente una ritorsione da parte degli alleati estremisti del suo governo, e il rischio di perdere il potere.
Il presidente americano Joe Biden ha detto che nei prossimi giorni farà un altro tentativo con la Turchia, l’Egitto, il Qatar e Israele per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza. Le possibilità che questo nuovo negoziato abbia successo sono scarse, mentre la popolazione di Gaza sta per affrontare il secondo inverno di guerra, in condizioni umanitarie disastrose.