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  • Giovedì 28 novembre 2024

10 questioni etiche e pratiche sulla gestazione per altri

In quanti paesi è legale? Di chi è il bambino o la bambina, quando nasce? Come viene scelta la donna che porta avanti la gravidanza?

di Alessandra Pellegrini De Luca

(Frank Hoermann/Sven Simon/Ansa)
(Frank Hoermann/Sven Simon/Ansa)
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La promulgazione della legge che ha reso un “reato universale” la gestazione per altri (o abbreviato GPA), la tecnica di fecondazione assistita che prevede che una donna porti avanti una gravidanza per conto di altre persone, ha ravvivato una discussione molto polarizzata su questa tecnica, da sempre molto divisiva. Alla polarizzazione ha contribuito anche una campagna molto ostile sul tema del governo di Giorgia Meloni: la gestazione per altri era già illegale in Italia, ma con la nuova legge il governo l’ha resa perseguibile penalmente anche quando viene fatta all’estero.

Le discussioni pubbliche e le prese di posizione dei politici fin qui sono state spesso superficiali e hanno trascurato molti elementi: sia su come funziona concretamente, sia sui diversi livelli di regolamentazione a cui è sottoposta nel mondo. Ce ne sono così tanti e diversi che è impossibile parlare di “gestazione per altri” come se fosse la stessa cosa da tutte le parti. Ci sono per esempio paesi in cui questa pratica comporta spesso lo sfruttamento delle donne gestanti, e paesi in cui non succede perché ci sono leggi che lo impediscono.

Le questioni intorno al tema sono tante e delicate dal punto di vista giuridico ma anche etico, e per questo la discussione ha interessato molte persone a prescindere dal loro coinvolgimento nelle questioni concrete che riguardano la GPA. Ci sono dei requisiti per diventare una donna gestante? Chi può cercarne una, e come si fa solitamente? Di chi è legalmente il bambino o la bambina, quando nasce? Abbiamo cercato di mettere insieme un po’ di elementi sulle principali questioni etiche e pratiche che sono state sollevate.

– Leggi anche: E le coppie che hanno già iniziato la gestazione per altri?

Prima di tutto: in quanti paesi è legale la gestazione per altri? 
La gestazione per altri è permessa in decine di paesi del mondo: secondo i dati raccolti dall’associazione Luca Coscioni in oltre 60, una trentina dei quali solo nella forma cosiddetta “solidale”, in cui cioè la donna gestante non viene pagata ma riceve solo un rimborso spese per portare avanti la gravidanza.

Nell’Unione Europea la gestazione per altri è vietata nella maggior parte degli stati, ma è consentita in Portogallo, in Grecia, nei Paesi Bassi e in Irlanda; tra i paesi dell’Europa geografica è legale anche nel Regno Unito e in Ucraina. Ci sono poi paesi europei in cui la gestazione per altri non è né vietata né legale, e quindi non è regolamentata, come il Belgio, la Repubblica Ceca o la Lettonia. Generalmente i paesi europei che permettono la gestazione per altri (così come altri paesi come il Canada, vari stati degli Stati Uniti o Israele) hanno leggi che contengono tutele per le donne gestanti e regole per impedirne lo sfruttamento. Il sito di Surrogacy360 ha radunato le singole legislazioni nazionali usate nel mondo (Surrogacy360 è un progetto d’informazione sulla gestazione per altri del Center for Genetics and Society, organizzazione non profit di Berkeley, in California, che si occupa di genetica e fecondazione assistita).

Chi può accedere alla gestazione per altri?
In alcuni paesi si può accedere alla gestazione per altri esclusivamente per ragioni mediche, cioè nei casi in cui chi chiede di ricorrere alla tecnica ha comprovati problemi di fertilità o la donna è fisicamente impossibilitata a portare avanti una gravidanza perché ad esempio le è stato asportato l’utero per via di un tumore, perché non ce l’ha o perché una gravidanza la esporrebbe a rischi. È il caso tra gli altri del Portogallo, della Grecia o dell’Ucraina. In alcuni casi, come l’Ucraina, possono accedere alla gestazione per altri solo donne in coppie eterosessuali, sposate o conviventi; il Portogallo, invece, permette questa tecnica anche alle donne single o alle coppie di donne, sempre per ragioni mediche.

I paesi che prevedono l’accesso alla gestazione per altri solo per ragioni mediche escludono automaticamente le coppie di uomini o gli uomini single, che invece possono accedere a questa tecnica in paesi come il Regno Unito, l’Irlanda, il Canada e vari stati degli Stati Uniti, tra gli altri. È importante ricordare che nel mondo la gestazione per altri è utilizzata in maggioranza da coppie eterosessuali, e in misura minore da coppie omosessuali.

Le condizioni mediche non sono l’unico requisito su cui le leggi sulla gestazione per altri variano: alcuni paesi permettono l’accesso solo a chi vive all’interno dello stato, come il Regno Unito; altri permettono la gestazione per altri anche a chi proviene dall’estero (la cosiddetta international surrogacy). I paesi tradizionalmente citati come luoghi in cui le donne gestanti vengono sfruttate da stranieri ricchi e occidentali, come l’India e la Thailandia, hanno recentemente vietato a persone provenienti dall’estero di accedere alla gestazione per altri, proprio a seguito di casi di sfruttamento.

Di chi sono le cellule con cui si fa nascere il bambino?
Esistono due tipi di GPA: quella tradizionale e quella gestazionale. Nella prima l’ovulo fecondato appartiene alla donna che porta avanti la gravidanza, che quindi ha un legame genetico col nato, nella seconda no. Nella gestazione per altri “gestazionale” l’ovulo proviene o dalla madre intenzionale, quella che poi adotterà il figlio e con cui avrà un legame genetico, o da una terza donna, una donatrice di ovuli. In questo caso l’ovulo donato viene fecondato in vitro e poi viene impiantato l’embrione nell’utero della donna gestante, che si limita a portare avanti la gravidanza senza avere legami genetici col nato.

Nella maggior parte dei paesi occidentali è sempre più estesamente utilizzata la GPA gestazionale, cioè quella in cui la donna gestante non ha alcun legame genetico col nato, e si limita quindi a portare avanti la gravidanza. Ci sono invece spesso requisiti sul legame genetico tra almeno uno dei genitori intenzionali e il nato: in Ucraina e nel Regno Unito, per esempio, almeno uno dei gameti utilizzati per far nascere il bambino o la bambina deve provenire da chi ricorre alla gravidanza per altri, e quindi da chi firma il consenso informato per far nascere quel bambino o quella bambina.

In che senso si può essere pagate per portare avanti una gravidanza?
La gestazione per altri viene spesso chiamata “utero in affitto”, con un’accezione negativa e che vuole alludere al fatto che la donna gestante riceverebbe un cospicuo pagamento per portare avanti una gravidanza per altre persone: in realtà non è sempre così.

Ci sono paesi in cui la gestazione per altri è permessa solo nella forma cosiddetta “solidale” o “altruistica” (tutti i paesi dell’Unione Europea in cui questa pratica è permessa, ma anche Regno Unito o Canada): significa che è illegale pagare una donna per portare avanti una gravidanza per altre persone e che le si può dare solo un rimborso spese. Il rimborso deve coprire tutti i costi che direttamente o indirettamente la donna deve sostenere: esami, visite specialistiche, eventuali farmaci, assicurazioni, vestiti, eventuali cibi, ma anche l’assenza dal lavoro, e dunque un rimborso per i mancati guadagni.

Anche nei paesi in cui la GPA è legale in forma commerciale, quindi sotto compenso, ci sono regole diverse. Negli Stati Uniti, per esempio, l’American Society for Reproductive Medicine (organizzazione di riferimento sulla fecondazione assistita) contiene tra le sue linee guida l’indicazione che la donna gestante non debba essere povera e assistita da sostegni pubblici, e che quindi la sua scelta di portare avanti una gravidanza per altri non sia dettata dal bisogno economico. Queste linee guida non sono vincolanti, ma sono state adottate da molte delle agenzie che all’interno del paese trovano gestanti e donatrici di ovuli e le mettono in contatto con chi ricorre alla GPA.

Ci sono requisiti per diventare gestante?
I paesi in cui la gestazione per altri è regolamentata in maniera da tutelare le donne gestanti prevedono una serie di requisiti senza i quali una donna non può portare avanti una gravidanza per altre persone. La gestante deve essere in buona salute e, in alcuni paesi, deve aver fatto dei colloqui con psicologi prima di essere dichiarata idonea a portare avanti una gravidanza per altre persone.

Ci sono limiti di età: almeno 21 anni nel Regno Unito e in Canada, almeno 25 in Irlanda, non più di 36 in Ucraina, tra i 25 e i 45 in Grecia, per esempio. Ci sono paesi, come il Portogallo, l’Irlanda, il Canada o alcuni stati degli Stati Uniti, in cui la donna gestante deve aver già avuto figli, cioè deve aver già fatto esperienza della gravidanza e del parto prima di poterlo fare per altre persone. Ci sono paesi che prevedono limiti al numero di gravidanze che una persona può portare avanti per altre persone: sempre in Irlanda il limite è due; le linee guida per gli Stati Uniti consigliano un limite di cinque gravidanze con parto naturale o di due con parto cesareo.

Come viene scelta una donna gestante?
Ci sono paesi in cui la gestazione per altri è legale ma che impongono il divieto di pubblicare annunci per cercare una donna disposta a diventare gestante: è il caso dei Paesi Bassi, della Grecia e del Regno Unito, per esempio. Sono anche tre paesi in cui è vietato pagare qualcuno per portare avanti una gravidanza. Significa, in questi casi, che chi ha deciso di ricorrere alla gestazione per altri deve aver trovato una persona disposta a portare avanti una gravidanza per la coppia (o per la persona singola). Può essere una persona che chi ricorre alla GPA conosce già: nel caso dei Paesi Bassi si parla per esempio di una «parente o conoscente». In Portogallo può essere una parente (nella prima versione della legge era l’unica possibilità), una conoscente, ma non devono esserci relazioni di tipo lavorativo tra chi ricorre alla GPA e la gestante.

Nel Regno Unito alle cliniche è esplicitamente vietato trovare donne gestanti per i loro pazienti: tuttavia il sito dello Human Fertilization and Embryology Authority (HFEA), il principale ente regolatore nazionale sulla fecondazione assistita, elenca una serie di organizzazioni consigliate per cercare donne gestanti nel caso in cui non si conoscano persone disposte a farlo.

Si possono mantenere rapporti con la donna gestante dopo la nascita del bambino o della bambina?
Anche su questo le leggi sono molto diverse. Ci sono paesi in cui la donna gestante è anonima: viene cioè scelta dalla clinica e chi ricorre alla GPA non sa chi è e non può rintracciarla. In Portogallo la donna gestante inizialmente doveva essere anonima, così come la donatrice degli ovuli, poi una recente pronuncia della Corte Costituzionale del paese ha stabilito che l’anonimato violasse il diritto dei nati a conoscere le proprie origini.

In altri casi la relazione con la gestante è aperta fin dall’inizio: in California, per esempio, i genitori intenzionali e la donna gestante si scelgono reciprocamente conoscendosi in vari incontri prima di iniziare il percorso. Vengono messi in contatto dalle agenzie che all’interno dello stato si occupano di trovare le donne gestanti, alcune delle quali sono formate da donne gestanti o ex gestanti. Nel Regno Unito si dà un ampio margine di discrezionalità alle famiglie, che possono decidere di gestire il proprio rapporto con la donna gestante come credono.

In Italia ci sono coppie che hanno fatto ricorso alla GPA all’estero che mantengono rapporti con la donna gestante, frequentandola e parlando apertamente con i propri figli del suo ruolo.

Di chi è legalmente il figlio quando nasce?
Nella maggior parte dei casi viene riconosciuto direttamente come genitore legale del bambino o della bambina che nasce chi ha fatto ricorso alla GPA, quindi chi ha firmato il consenso informato e, spesso, ha anche legami genetici con lei o con lui perché ha fornito i propri gameti per la gravidanza. Ci sono però paesi in cui la donna gestante viene riconosciuta come genitore legale (e con lei un eventuale suo coniuge) e deve acconsentire lei stessa a un procedimento di adozione successivo alla nascita: è il caso del Regno Unito e del Portogallo.

La gestante può cambiare idea e tenersi il figlio? I genitori intenzionali possono cambiare idea e lasciarglielo?
Il cosiddetto “right to regret”, cioè il diritto della gestante a cambiare idea dopo la nascita del bambino, è in parte legato allo status legale della gestante ed è uno degli aspetti più difficili da regolamentare. Da un lato ci sono i genitori intenzionali, quindi chi ha firmato il consenso informato per far nascere il bambino o la bambina, assumendosi tutta la responsabilità di quella nascita e in molti casi fornendo il proprio materiale genetico; dall’altro c’è la donna gestante, che ha portato avanti la gravidanza per far nascere quel bambino o quella bambina col proprio corpo. In alcuni casi, rari, è successo che la questione su chi dovesse tenersi il figlio o la figlia finisse in tribunale.

Il modo in cui sono evolute le leggi sulla GPA nel mondo è stato dettato anche dalla necessità di fare i conti con possibilità del genere. Il sempre più frequente ricorso alla GPA gestazionale, cioè quello in cui la donna gestante non utilizza i propri gameti e quindi non ha legami genetici col nato, ma si limita semplicemente a portare avanti la gravidanza, è un esempio: è stato pensato anche per ridurre il legame col nato, e facilitare quindi l’inserimento del bambino o della bambina nella famiglia che ha voluto farlo nascere e vuole prendersene cura e crescerlo.

Al tempo stesso, le leggi in cui la gestante deve acconsentire all’adozione del nato da parte dei genitori intenzionali sono state pensate proprio per garantirle il diritto di cambiare idea fino all’ultimo. In Portogallo il “right to regret” è stata la ragione per cui, una volta legalizzata la GPA, la legge di riferimento è finita in più di un’occasione alla Corte Costituzionale. L’ultima versione della legge prevede che la gestante abbia un certo periodo di tempo dopo la nascita del bambino per cambiare idea. La Corte non ha stabilito con precisione quanto: secondo alcune interpretazioni della legge devono valere i 20 giorni entro cui il bambino va registrato all’anagrafe. Nel Regno Unito invece la gestante viene subito riconosciuta come genitore legale e poi acconsente all’adozione: nel caso di controversie è previsto che decida un giudice, sulla base del principio del supremo interesse del minore.

Anche la possibilità che i genitori intenzionali cambino idea va regolamentata: per farlo bisogna tenere conto di quando la gravidanza per altri si considera iniziata (con la firma del consenso informato? Col trasferimento in utero dell’embrione?), e stabilire quali sanzioni applicare nei confronti dei genitori intenzionali, che cambiando idea violano di fatto il contratto con la propria gestante. Nel Regno Unito è previsto che solo la gestante possa cambiare idea, ma non i genitori intenzionali; in Portogallo questo aspetto della legge è stato molto discusso, al momento senza giungere a conclusioni chiare su cosa accada nel caso in cui i genitori intenzionali cambino idea. Va detto comunque che, nei paesi occidentali, le rare controversie di cui si è parlato hanno riguardato più che altro gestanti che hanno cambiato idea.

Ci sono casi di sfruttamento?
I casi di sfruttamento delle donne gestanti sono concentrati soprattutto nei paesi in cui la GPA non è regolamentata, o è regolamentata in maniere che non tutelano la gestante. Detto questo, è capitato che ci fossero casi di sfruttamento anche in stati considerati ben regolamentati: è una violazione della legge, come in molti altri ambiti, che viene perseguita.

Un caso recente è avvenuto proprio in Grecia l’anno scorso: una clinica sull’isola di Creta, molto frequentata da coppie australiane, è al momento sotto indagine. Otto persone sono state arrestate con accuse di vario tipo: tra queste l’organizzazione di adozioni illegali, il traffico di materiale genetico e il reclutamento illegale di 169 donne, tra gestanti e donatrici di gameti, prevalentemente provenienti da paesi poveri dell’Europa orientale.

– Leggi anche: La gestazione per altri, spiegata bene