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  • Mercoledì 27 novembre 2024

A Stromboli si teme la prossima alluvione

Le piogge degli ultimi mesi, le eruzioni del vulcano e l'incendio del 2022 hanno creato una condizione di pericolo costante per chi vive sull'isola

di Laura Fasani

Volontari puliscono le strade dal fango dopo l'alluvione a Stromboli, 12 agosto 2022 (Mattia Morandi/Ansa)
Volontari puliscono le strade dal fango dopo l'alluvione a Stromboli, 12 agosto 2022 (Mattia Morandi/Ansa)

Ogni volta che piove, da più di due anni, gli abitanti di Stromboli guardano preoccupati verso il vulcano. Temono i torrenti che scorrono sui suoi versanti e che arrivano fino al paese, lo attraversano e proseguono fino al mare. Dall’alluvione del 12 agosto del 2022 questi torrenti si sono riempiti di detriti, e quando piove portano verso il basso fango, massi e molta acqua, che invadono strade, giardini e case.

Stromboli è l’isola più settentrionale dell’arcipelago delle Eolie, in Sicilia, assai riconoscibile e molto nota perché si sviluppa intorno a uno dei vulcani più attivi al mondo, lo Stromboli appunto. Anche il centro abitato principale si chiama Stromboli, alle pendici del vulcano: in inverno, quando non ci sono i turisti (d’estate invece è molto frequentato), ci vivono circa 400 persone. C’è un altro borgo dall’altra parte dell’isola, Ginostra, di una quarantina di abitanti.

«A ogni pioggia ormai viene giù di tutto», dice Vincenzo Cusolito, un abitante di Stromboli. È successo l’ultima volta il 6 novembre, dopo che la ditta incaricata aveva appena finito di pulire le strade già riempite da un’altra alluvione avvenuta il 19 e il 20 ottobre, che aveva riguardato diverse zone della Sicilia e per cui era stata dichiarata un’emergenza regionale. A ottobre l’alluvione aveva colpito per la prima volta anche Ginostra. Una soluzione definitiva ancora non c’è: l’iter per i lavori di messa in sicurezza dei torrenti è in corso, ma la data per l’inizio dei cantieri non è stata fissata. Per gli abitanti i tempi burocratici sono troppo lunghi rispetto a quella che vivono come una situazione di pericolo incombente: «È solo per caso che non ci è già scappato il morto», dice Cusolito.

Domenico Russo, responsabile del servizio della Protezione civile del comune di Lipari, di cui fa parte Stromboli (insieme ad altre cinque delle sette isole che compongono l’arcipelago), spiega che dall’ultima ricognizione le case più a rischio sono una decina. Si trovano vicino ai due torrenti più soggetti a esondazioni, il San Bartolo e il Montagna Russo. Sul secondo erano già stati fatti alcuni interventi di emergenza due anni fa insieme a quelli fatti su un altro torrente, il San Vincenzo. Con le alluvioni di ottobre e di inizio novembre sono però scesi più detriti rispetto al 2022, e massi e fango hanno ostruito l’alveo dei torrenti, facendoli esondare di nuovo.

Il dipartimento regionale della Protezione civile conferma il rischio per l’incolumità pubblica, specificando però che secondo loro è più che altro dovuto al fatto che strade e case sono state costruite troppo a ridosso dei torrenti.

Negli ultimi cinque anni a Stromboli ci sono state numerose eruzioni particolarmente intense, che hanno aumentato la quantità di materiale vulcanico depositato a monte: questo materiale adesso va stabilizzato in modo che non precipiti sul paese. In più, le ceneri emesse dalle eruzioni di quest’estate hanno formato una superficie dura e liscia, sopra la quale l’acqua scaricata dalle piogge scende più velocemente verso valle: ha un po’ l’effetto di diventare uno scivolo per l’acqua piovana, volendo usare un paragone efficace. Sono tutti aspetti da conoscere per capire qual è la situazione a Stromboli e perché gli abitanti si sentano così in pericolo. D’altra parte, sono anche le ragioni per cui ogni analisi del dissesto idrogeologico di Stromboli richiede una valutazione complessa che riguarda sia gli eventi meteorologici che l’attività del vulcano.

Secondo l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), l’effetto dell’alluvione del 12 agosto 2022 fu così disastroso anche perché, oltre alla quantità di acqua caduta in pochissimo tempo, non c’era più vegetazione sui pendii dopo l’incendio avvenuto tre mesi prima. Il rogo del 25 maggio distrusse circa metà dell’isola di Stromboli: probabilmente partì dal set di una fiction prodotta per la Rai, Sempre al tuo fianco, trasmessa dal 15 settembre nonostante molte polemiche. Per quell’incendio era stato aperto un procedimento penale per disastro ambientale colposo: a settembre la procura di Barcellona Pozzo di Gotto, in Sicilia, ha chiesto il processo per alcuni degli indagati.

Il 12 agosto del 2022 fu un giorno traumatico per chi era sull’isola. Alessandra Arati vive a Milano ma da oltre cinquant’anni passa circa tre mesi all’anno nella seconda casa di famiglia nella zona della chiesa di San Bartolomeo, a Stromboli. Quella notte si accorse che il rumore del torrente lì vicino era diventato troppo forte e riuscì a salire sul tavolo della cucina appena prima che l’acqua e il fango sfondassero la porta e riempissero le stanze fino a 1,7 metri da terra. Arati si salvò arrampicandosi sull’ultimo piano di una credenza. «La mia casa è stata completamente distrutta. Ancora oggi i temporali mi terrorizzano ma soprattutto ho paura per i miei amici di Stromboli, perché rischiano la vita», dice.

La casa di Alessandra Arati dopo l’alluvione del 12 agosto del 2022 a Stromboli (Alessandra Arati)

Per ricostruire la casa Arati ha speso circa 60mila euro, senza contributi pubblici: non essendo residente, è esclusa dagli indennizzi che erano stati previsti con lo stato di emergenza, poi prorogato fino al 30 agosto scorso. I ristori, in realtà, non li ha ancora ricevuti nessuno, nemmeno i residenti o i titolari di attività commerciali. «Non ho ancora visto un centesimo», dice Roberto Marone, titolare del locale oTTo a mare. Il bar è quasi tutto all’aperto e dopo l’alluvione del 2022 era tutto da rifare. «Abbiamo spalato fango per un mese e poi in inverno abbiamo fatto i lavori, per conto nostro».

Il sindaco di Lipari (di cui come detto fa parte Stromboli) Riccardo Gullo, nominato commissario straordinario per la prima emergenza, dice che i ritardi nella consegna degli indennizzi sono dovuti al fatto che per mesi la struttura commissariale ha provato a capire se poteva dare i soldi anche ai non residenti. Non è stato possibile, dunque Gullo dice che si stanno valutando solo le certificazioni presentate dai residenti per erogare i ristori.

Dopo un primo finanziamento di un milione di euro, nel 2023 il governo italiano aveva messo a disposizione del commissario straordinario quasi sedici milioni di euro sulla base di un piano con gli interventi da realizzare presentato da Gullo alla Protezione civile. Il piano fu inviato a novembre del 2022 e venne autorizzato il 19 luglio del 2023, secondo quando dice Gullo. Riguarda principalmente gli interventi di messa in sicurezza dei torrenti, e alcuni cantieri per il ripristino della viabilità (molti realizzati). Per quanto riguarda le opere strutturali, invece, si prevede tra le altre cose di ricostruire gli argini, rendere più stabili gli alvei (cioè i letti dei torrenti), realizzare vasche di laminazione (cioè dei grandi bacini per raccogliere l’acqua in caso di piena) a monte del centro di Stromboli e installare delle “briglie selettive”, delle paratie in acciaio disposte a pettine che servono a trattenere i detriti più grossi.

– Leggi anche: Cosa fare per rendere le città a prova di alluvioni

Per gli interventi sui torrenti l’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, che è l’ente competente, ha redatto i documenti preliminari per i lavori (DIP, documenti di indirizzo alla progettazione). Terminata la revisione dei DIP, quest’estate Invitalia – l’agenzia del ministero dell’Economia che si occupa delle gare per le pubbliche amministrazioni – ha pubblicato i bandi di gara per la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori. In questi giorni è attesa la graduatoria provvisoria delle ditte che soddisfano i requisiti, dopodiché possono iniziare i 60 giorni per la redazione del progetto esecutivo. Insomma, il processo burocratico è avviato, per quanto macchinoso. Non c’è ancora una data d’inizio dei cantieri però: bisognerà aspettare la valutazione di incidenza ambientale, dal momento che l’isola di Stromboli fa parte di una riserva naturale protetta.

L’emergenza del 2022 è finita il 30 agosto, ma con una recente ordinanza il sindaco Gullo è stato incaricato di garantire la prosecuzione dei lavori anche nella fase ordinaria. Nonostante le accuse di molti cittadini, Gullo dice che non ci sono stati ritardi nell’iter per i progetti. «Sono tempi dettati dal codice degli appalti. Noi stiamo comunque accelerando le procedure per alcuni servizi, dove possibile». Altri interventi, relativi alla viabilità e alla rimozione dei detriti, sono invece a buon punto.

Nel frattempo però lo scenario a Stromboli è di nuovo mutato. Con l’eruzione di luglio 2024 si è formata la superficie indurita su cui l’acqua scivola più velocemente verso valle e da allora lava e detriti scendono in modo diverso anche lungo la Sciara del fuoco, l’ampia zona (disabitata) sul versante nordest dell’isola su cui ricadono solitamente le eruzioni del vulcano. Gullo spiega che c’è uno studio in corso su questi due fenomeni, che influenzano l’attività del vulcano, peraltro uno dei pochi al mondo in “attività persistente”, cioè che dà eruzioni continue o separate da brevi periodi di riposo.

E poi ci sono state le due alluvioni di ottobre e novembre. Per l’evento meteorologico estremo del 6 novembre la Sicilia ha chiesto lo stato di emergenza nazionale. Il presidente della regione Renato Schifani ha riconosciuto che le difficoltà degli abitanti vanno avanti da tempo e ha definito la situazione sull’isola grave e «strutturale», che quindi necessita di risorse e interventi coordinati a livello nazionale. Secondo una stima provvisoria della Protezione civile, servono cinque milioni di euro soltanto per riparare i danni più urgenti dopo l’ultima alluvione. Gli uffici del Dipartimento regionale tecnico fanno sapere che nel paese di Stromboli ci sono ancora circa 500 metri cubi di detriti. La viabilità è stata ripristinata, ma i detriti potranno essere portati in discarica solo dopo la loro analisi e classificazione, dunque ci vorrà più tempo. A Ginostra invece ci sono meno detriti e stanno venendo portati nella discarica di Giammoro, a circa 30 chilometri da Messina.

La manifestazione di protesta a Stromboli, 14 novembre 2024 (Salvatore Sarpi/Ansa)

Il 14 novembre gli abitanti di Stromboli e Ginostra hanno manifestato per protestare contro l’aumento del rischio idrogeologico sull’isola e dei pericoli per chi ci vive. «Ogni volta che piove ormai ci viene un’ansia incredibile e speriamo solo che non succeda più niente», dice Rosa Oliva, una delle promotrici della manifestazione. Secondo i manifestanti finora non è stato fatto abbastanza per proteggere l’isola: accusano le istituzioni di lentezza rispetto al rischio concreto per la loro sicurezza, e in generale di avere un po’ abbandonato l’isola a se stessa. «I torrenti non ci sono più, sono autostrade che arrivano quasi al livello delle case», prosegue Oliva. In più, continua, c’è il problema della vegetazione, che va rimessa sul versante dove era bruciato tutto.

Domenico Russo, della Protezione civile comunale di Lipari, dice che sono in corso i lavori d’urgenza per liberare alcuni tratti degli alvei dei torrenti per evitare altre esondazioni. Nel frattempo, come nel 2022, anche gli abitanti si stanno dando da fare per proteggersi come possono. Nelle ultime settimane Domenico Taggio ha aiutato il suo vicino di casa a montare paratie e a sigillare la casa, allagata il 6 novembre. «Sembriamo carcerati», commenta ironicamente. Anche il suo giardino ha subìto danni: è attraversato da un torrente, che si è ingrossato arrivando alla sommità degli argini ed è esondato. Dice che il torrente è ancora «strapieno» e che lo sbocco al mare è ostruito. «Finora ci va bene perché non piove, ma quando pioverà di nuovo che si fa?».

Anche Vincenzo Cusolito non è rimasto ad aspettare: con un escavatore si è infilato nel torrente che costeggia i vigneti dove suo figlio produce vino Malvasia e si è messo a pulirlo dai detriti. «Se esonda, allaga il terreno e distrugge un’attività di famiglia», dice. Un gruppo di circa trenta persone si è organizzato autonomamente e, anche se non potrebbe, sta provando a piantare nuovi lecci sul versante della montagna per rallentare la potenziale caduta di detriti in futuro. C’è chi poi ha messo sacchi pieni di materiale davanti ai cancelli delle case, e chi sta scavando piccoli canali per provare a diminuire la portata dei torrenti durante le piene.

«Ci stiamo abituando a camminare con il fango sulle strade, perché continua a succedere e ormai ci sembra quasi normale», dice Pasqualino Sabbatino. La sua casa non ha subìto danni, ma dice di aver partecipato alla manifestazione del 14 novembre perché aveva l’impressione che quello che stava succedendo a Stromboli non venisse notato nel resto d’Italia. Anche Domenico Taggio la pensa così, dice che se le ultime alluvioni fossero successe d’estate, quando l’isola è frequentata dai turisti, gli interventi sarebbero partiti più in fretta per via di una maggiore pressione dell’opinione pubblica.

«Gli strombolani hanno ragione a essere preoccupati, ma tutto quello che si poteva fare finora l’abbiamo fatto», dice ancora il sindaco di Lipari, Riccardo Gullo, che comunque ammette che la situazione è complicata. Gullo invita la popolazione a seguire gli avvisi delle allerte meteo e ad attenersi alle istruzioni fornite. Il dipartimento nazionale della Protezione civile ha intanto incaricato l’università di Firenze di fare una mappatura aggiornata delle frane a Stromboli in modo tale da elaborare un nuovo piano di interventi di mitigazione del rischio da attuare a breve.