Anche in Namibia il partito di governo rischia di perdere tanti consensi
Si vota oggi per le politiche e le presidenziali, e come negli altri paesi dell'Africa meridionale i partiti che guidarono la lotta per l'indipendenza sono in difficoltà
Mercoledì in Namibia si vota per rinnovare il parlamento e per eleggere il presidente (è un sistema semi-presidenziale, quindi il presidente ha un ruolo centrale di governo). La cosa più rilevante è che per la prima volta da quando il paese è diventato indipendente, nel 1990, il partito di governo rischia di non ottenere la maggioranza dei voti al primo turno delle presidenziali. C’è la possibilità concreta che si vada quindi al ballottaggio, per la prima volta da quando si tengono elezioni libere.
Il partito che ha governato senza interruzioni negli ultimi 34 anni, e che nella seconda metà del Novecento guidò la lotta per l’indipendenza, si chiama Organizzazione popolare dell’Africa del Sudovest (SWAPO), oggi socialdemocratico.
Nacque nel 1960 come organizzazione indipendentista di ispirazione marxista. All’epoca la Namibia era di fatto sotto il controllo del Sudafrica, stato confinante che nel 1920 aveva ottenuto un “mandato” dalla Società delle Nazioni, antesignana dell’ONU, e che in seguito aveva occupato il paese governandolo come fosse una propria provincia. Aveva anche esteso in territorio namibiano il regime dell’apartheid, nel quale la società era ufficialmente e formalmente segregata su base etnica. Swapo contribuì alla liberazione della Namibia grazie alla lotta politica e ad azioni di guerriglia organizzate a partire dai paesi confinanti.
Quest’anno SWAPO ha candidato Netumbo Nandi-Ndaitwah, l’attuale vicepresidente. Nandi-Ndaitwah ha 72 anni, fa parte dell’organizzazione da quando ne aveva 14 e da allora è stata ministra varie volte. Se fosse eletta sarebbe la prima donna presidente, e la seconda attualmente in carica in tutto il continente africano (l’altra è Samia Suluhu Hassan, presidente della Tanzania).
Alle ultime elezioni, nel 2019, SWAPO vinse le presidenziali ma perse la maggioranza all’Assemblea nazionale, una delle due camere del parlamento namibiano. Quel risultato fu attribuito principalmente a un grosso scandalo per corruzione che aveva coinvolto l’industria della pesca, uno dei settori più importanti dell’economa namibiana, e che aveva portato anche alle dimissioni di due ministri.
Quelle elezioni mostrarono una prima significativa erosione dei consensi per il partito di governo, che passò dall’87 per cento dei consensi del 2014 al 56% nel 2019.
C’è poi un’altra ragione che oggi rende più incerta la vittoria di SWAPO, e riguarda la composizione demografica della Namibia, che sta cambiando. Oggi l’età mediana in Namibia è 21 anni: significa che ben più di metà della popolazione è nata dopo l’indipendenza. Secondo gli analisti, diversamente dalle generazioni che hanno vissuto la lotta per la liberazione, quelle più giovani non hanno più un legame affettivo con il gruppo che guidò il movimento. Oggi quindi votano principalmente guardando ai risultati del governo, che sotto alcuni punti di vista sono deludenti.
Un tema è quello della disoccupazione, uno dei principali problemi della Namibia, un paese a reddito medio-alto con buoni livelli di crescita ma con una estesa economia “informale”. Il tasso di disoccupazione è molto elevato, specialmente tra i giovani: è stimato intorno al 19 per cento e negli ultimi trent’anni non è migliorato molto.
Nandi-Ndaitwah ha promesso di investire 85 miliardi di dollari namibiani (circa 4,5 miliardi di euro) nei prossimi cinque anni per creare 250mila posti di lavoro. Tuttavia non ha specificato dove intende recuperare i soldi per finanziare l’operazione, che sono tantissimi considerato che il PIL della Namibia equivale a circa 11,4 miliardi di euro.
Altri associano l’erosione dei consensi di SWAPO a quello che sta avvenendo in altri paesi africani, in cui i partiti che hanno guidato i movimenti di indipendenza dalle potenze coloniali e che governano da allora stanno vacillando.
Quest’anno in Sudafrica il partito che fu di Nelson Mandela ha perso la maggioranza assoluta dei seggi e ha dovuto formare il primo governo di coalizione della storia del paese (prima governava da solo). In Botswana l’opposizione ha vinto le presidenziali per la prima volta in quasi 60 anni, e il partito di governo è arrivato quarto alle elezioni per il parlamento. In Mozambico Frelimo, che governa dal 1975, è stato dichiarato vincitore ma secondo le opposizioni solo grazie a brogli: nel paese sono iniziate estese proteste.
Nonostante il calo nei consensi, Nandi-Ndaitwah resta comunque la candidata con più possibilità di vincere in Namibia, anche se è molto probabile che per la prima volta ci sarà un secondo turno: il sistema elettorale prevede che se nessun candidato riesce a ottenere più del 50 per cento dei voti, i due più votati andranno al ballottaggio.
L’altro candidato che viene dato come possibile per il ballottaggio è Panduleni Itula, dei Patrioti indipendenti per il cambiamento (IPC), che si definisce un “movimento dal basso” e sul tema della disoccupazione propone di incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro sostenendo l’iniziativa privata, soprattutto delle piccole e medie imprese.
Itula ha 67 anni e come Nandi-Ndaitwah da giovane militò in SWAPO. Fino al 2013 viveva nel Regno Unito, dove lavorava come dentista, poi rientrò in Namibia e nel 2019 si candidò come indipendente contro Hage Geingob, presidente uscente: per questa decisione fu espulso dal partito. Quelle elezioni vennero effettivamente vinte da Geingob, che ha governato la Namibia fino al febbraio di quest’anno, quando è morto ed è stato sostituito dall’attuale presidente Nangolo Mbumba. Allora Itula era riuscito a ottenere il 30 per cento dei voti, contribuendo molto all’erosione del consenso di SWAPO. In seguito a quelle elezioni Itula ha fondato l’IPC, che quindi non è ancora entrato in parlamento.
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