Mattarella ha bocciato un tentativo dei partiti di aumentarsi il finanziamento con il 2xmille
Era una modifica che l’avrebbe quasi raddoppiato: inizialmente l’aveva proposta il centrosinistra ma poi l’aveva riformulata il governo
Martedì sera il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fatto sapere al parlamento che non avrebbe approvato un emendamento al decreto fiscale, ora in discussione al Senato, per aumentare il finanziamento ai partiti con il 2xmille, la quota dell’imposta sui redditi delle persone fisiche (IRPEF) che dal 2014 i cittadini possono destinare ai partiti.
L’emendamento era stato scritto dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi e Sinistra, ed era poi stato riformulato dal governo. Nella sua versione definitiva l’emendamento stabilisce da un lato che il contributo ai partiti sia ridotto allo 0,2 per mille (cioè un decimo della quota attuale), e dall’altro che la quota di chi non esprime una preferenza vada comunque divisa tra i partiti «in proporzione alle scelte espresse». Attualmente questa quota resta invece allo Stato.
Nel 2023 complessivamente i partiti avevano ricevuto più di 24 milioni di euro: applicando la riforma, il contributo totale dovrebbe essere intorno ai 40 milioni di euro. L’anno scorso il Partito Democratico è stato il partito che ha beneficiato di più del 2 per mille, con oltre 8 milioni di euro.
Secondo quanto scritto dal Sole 24 Ore, e poi dalle agenzie di stampa, Mattarella sarebbe contrario all’emendamento per almeno tre ragioni. La prima è una «mancanza di omogeneità» rispetto alla materia del decreto fiscale, un ampio decreto-legge che contiene una serie di misure urgenti in ambito fiscale ed è collegato alla legge di bilancio. La seconda è che una riforma del 2xmille richiederebbe un provvedimento apposito, e non un emendamento contenuto in un decreto-legge. Infine, Mattarella ha fatto notare l’impatto negativo che la riforma avrebbe sulle finanze pubbliche e sulle libere scelte dei cittadini riguardo all’uso dei soldi pubblici.
All’inizio il PD e Alleanza Verdi e Sinistra avevano proposto una modifica che alzasse di tre milioni di euro la soglia massima del contributo totale distribuibile dall’IRPEF, attualmente fissato a 25 milioni di euro, per coprire le scelte fatte quest’anno dai contribuenti. Dopo la riformulazione dell’emendamento da parte del governo, il senatore di AVS Tino Magni aveva detto che non l’avrebbe sostenuta, mentre il PD sembrava avere una posizione più interlocutoria.
Nel 2014 la legge n.13 del 21 febbraio abolì il finanziamento pubblico diretto ai partiti. Formalmente quel tipo di finanziamento era un rimborso per le spese sostenute dai partiti in campagna elettorale, basato sul calcolo di quanti elettori un partito era riuscito ad attrarre. La legge del 2014 mise fine a questo meccanismo e stabilì che ai partiti potevano arrivare soltanto i soldi provenienti dalla scelta dei contribuenti italiani di destinare loro il 2xmille della propria imposta sul reddito, e dalle donazioni private.