Gli gnomi da giardino hanno un passato movimentato

Un uomo inglese ha ammesso dopo cinquant'anni di essere stato tra i primi a rubarne uno per chiedere un finto riscatto, uno scherzo che poi ebbe tutta una sua storia

(Il favoloso mondo di Amelie)
(Il favoloso mondo di Amelie)
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Da martedì a Formby, una cittadina inglese di 25mila abitanti, si parla di nuovo di una storia del 1977, quando una serie di gnomi da giardino furono rubati e sostituiti da alcune richieste di riscatto, per poi essere restituiti nel giro di qualche giorno. Per la prima volta un uomo di nome Arthur, che allora aveva 15 anni, ha ammesso in un’intervista in radio di essere stato il responsabile di quello scherzo.

Negli anni Settanta quello di rubare gli gnomi da giardino e costruirci attorno una narrazione da sequestro di persona diventò uno scherzo diffuso in varie parti del mondo. In alcune piccole località questi episodi diventarono casi mediatici, o misteri durati quasi cinquant’anni come nel caso di Formby. Le foto di gnomi da giardino ritratti in varie parti del mondo diventarono un genere che fa parte dell’immaginario collettivo ancora oggi, anche se probabilmente a molti non è chiaro perché.

In inglese l’azione di compiere questo tipo di scherzi è detta gnoming (da gnome, gnomo). Non è chiaro chi fu il primo a farli, ma oltre al caso di Formby pare che ce ne fu un altro alla fine degli anni Settanta a Stamford, sempre in Inghilterra, e sempre in quel periodo il collezionista Henry Sunderland ne portò uno (suo, non rubato) fino in Antartide. Arthur, l’uomo che ha ammesso di aver rubato gli gnomi di Formby nel 1977, ha detto di non saper dire perché lo fece.

Un altro caso che ebbe una certa notorietà risale al 1986 ed ebbe luogo a Sydney: il Sydney Morning Herald raccontò che al posto del nano da giardino rubato i proprietari trovarono un biglietto con scritto «Cara mamma, non potevo più sopportare la solitudine. Sono partito per vedere il mondo. Non preoccuparti, tornerò presto. Con amore, Bilbo».

Il caso probabilmente più famoso di gnoming fu però quello che nel 2005 fu organizzato da un gruppo di studenti universitari negli Stati Uniti. Prima di partire per le vacanze rubarono uno gnomo dal giardino della famiglia Severson di Redmond, nello stato di Washington, e lo fotografarono in vari posti della California e del Nevada, fino a Las Vegas, mandando poi un album di foto alla famiglia. Severson, come fu chiamato lo gnomo, finì addirittura sulla rivista People dopo che i suoi “rapitori” riuscirono a fargli fare una foto con l’ereditiera Paris Hilton, incontrata a un benzinaio. La storia finì sui giornali nazionali, raccontata in modo piuttosto surreale dalla famiglia e dai giornalisti: NBC News scrisse che dopo essere stato riportato ai proprietari Severson aveva «dovuto fare i conti con gli altri gnomi che aveva lasciato a casa» che, offesi, avevano smesso di parlargli.

Alla fine degli anni Novanta l’idea che gli gnomi da giardino rappresentassero delle creature in cerca di libertà, costrette in trappola nei giardini dei loro proprietari, fu ripresa dal Fronte di liberazione dei nani da giardino, un gruppo nato ad Alençon, in Francia. Il gruppo agì in vari paesi del mondo rubando centinaia di gnomi e inscenando finte proteste per rivendicare la loro libertà. Nel 1997 il leader del Fronte di liberazione dei nani da giardino fu multato e arrestato per il furto di 150 gnomi, ma il gruppo andò avanti con le sue dimostrazioni per anni. Nel 1998 a Briey, in Francia, undici gnomi furono trovati appesi per il collo a delle corde, con una lettera che diceva «quando leggerete queste poche parole non saremo più parte del vostro mondo egoista, dove siamo solamente delle decorazioni».

Nel 2004 lo scherzo dello gnoming fu ripreso da una fortunata campagna pubblicitaria dell’agenzia di viaggi statunitense Travelocity, che contribuì a farlo entrare nell’immaginario collettivo. La campagna iniziava con la notizia di un uomo, Bill, che scopre che il suo gnomo da giardino è sparito: lo gnomo, gli spot e le foto dei suoi viaggi pubblicate poi da Travelocity sui social network di allora (e ancora fino a pochi anni fa) lo fecero diventare un simbolo dell’azienda.

Anche nel celebre film Il favoloso mondo di Amelie la protagonista fa questo scherzo al padre, collezionista di gnomi da giardino. Dopo averne rubato uno lo dà a una hostess chiedendole di fotografarlo in tutti i posti dove atterra: lo scopo, nel suo caso, è stimolare il padre a uscire di casa.

Più in generale, per via del loro aspetto kitsch e a metà tra il giocoso e l’inquietante, gli gnomi sono diventati molto ricorrenti su internet in varie forme: ne ha parlato di recente sul sito Lucy l’esperta di cultura di internet Valentina Tanni, spiegando come si siano intensificate nel tempo le «apparizioni di piccoli personaggi barbuti con il cappello a punta in video, meme, reel e trend di TikTok, in mezzo a ricette, notizie e balletti», definendo questo fenomeno «l’ascesa dello gnomecore», cioè appunto dell’estetica legata al mondo degli gnomi.