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  • Mercoledì 27 novembre 2024

Il piano di Jair Bolsonaro per un colpo di stato in Brasile

È stato raccontato in un rapporto diffuso dalla polizia federale brasiliana: prevedeva anche l'omicidio di tre avversari politici, fra cui Lula

Jair Bolsonaro durante una cerimonia militare (AP Photo/Eraldo Peres)
Jair Bolsonaro durante una cerimonia militare (AP Photo/Eraldo Peres)

Martedì la polizia federale brasiliana ha reso pubblico un rapporto di 884 pagine che chiude due anni di indagini sul presunto tentativo di colpo di stato della fine del 2022 di cui è accusato anche l’ex presidente Jair Bolsonaro. Nel rapporto si dice che Bolsonaro ha contribuito a pianificare e organizzare il golpe, e che ha avuto «conoscenza diretta» delle operazioni con cui lo si voleva portare a termine. Con lui sono accusate altre 36 persone, fra cui militari, responsabili delle forze speciali ed esponenti dell’estrema destra brasiliana.

Il piano avrebbe dovuto bloccare la transizione democratica dopo la vittoria elettorale alle presidenziali del suo avversario Luiz Inácio Lula da Silva e non si realizzò solo perché gran parte dei leader militari del paese non lo sostenne per «circostanze che sfuggirono al controllo» di Bolsonaro, si scrive nel rapporto. Secondo l’accusa l’ex presidente era inoltre stato messo al corrente anche del piano per incarcerare o uccidere Lula, il suo vice-presidente Geraldo Alckmin e il giudice della Corte suprema Alexandre de Moraes.

L’indagine si basa su testimonianze, mandati di perquisizione, intercettazioni telefoniche, documenti finanziari e localizzazioni dei telefoni cellulari. Il progetto criminale ricostruito dalla polizia federale sarebbe cominciato nel 2019 con lo screditamento delle istituzioni democratiche e del processo elettorale: l’obiettivo era creare il contesto per contestare l’esito delle elezioni in caso di sconfitta.

Quando questa ipotesi si concretizzò, prese forma un piano per bloccare la transizione, mentre migliaia di sostenitori di Bolsonaro assaltarono le istituzioni brasiliane l’8 gennaio 2023: furono attaccati parlamento, Corte suprema e ufficio presidenziale a Brasilia, la capitale del Brasile.

Uno dei momenti centrali della cospirazione, dice il rapporto, fu un incontro convocato da Bolsonaro il 15 dicembre del 2022. Furono invitati il generale maggiore dell’esercito Marco Antônio Freire Gomes, il comandante dell’Aeronautica Carlos de Almeida Baptista Júnior, l’ammiraglio comandante della Marina Almir Garnier Santos e il generale riservista Mario Fernandes, che guidava le forze speciali chiamate “kids pretos” (ragazzi neri), unità delle forze speciali che si occupa di guerre non convenzionali, antiterrorismo, azioni sotto copertura. Alla riunione era presente il ministro della Difesa del governo di Bolsonaro Paulo Sérgio Nogueira de Oliveira, che appoggiava il progetto.

Jair Bolsonaro a Brasilia il 25 novembre (AP Photo/Eraldo Peres)

Secondo l’accusa in quell’incontro Bolsonaro avrebbe messo al corrente i capi delle forze armate del piano golpista, con la possibilità di dichiarare lo stato di emergenza per introdurre regole che avrebbero dovuto limitare la democrazia nel paese. Avrebbe chiesto il loro appoggio e ottenuto solo quello di Garnier Santos, della Marina (oggi pensionato e indagato con Bolsonaro).

Il rapporto della polizia federale racconta anche di come fossero stati definiti sei nuclei operativi con diverse competenze per compiere il colpo di stato: disinformazione e attacco al sistema elettorale; reclutamento delle forze militari per il progetto; sezione giuridica; appoggio operativo; intelligence parallela; nucleo operativo per l’attuazione di misure coercitive contro gli avversari. Esisteva anche un piano militare di esfiltrazione, cioè di fuga all’estero, da utilizzare per Bolsonaro in caso di fallimento del golpe.

Inoltre Bolsonaro sarebbe stato pienamente al corrente della cosiddetta “operazione pugnale verdeoro” (dal colore della bandiera brasiliana) elaborata dal generale Mario Fernandes e da affidare ai kids pretos.

Il piano prevedeva di neutralizzare i tre principali avversari politici, ossia Lula, Alckmin e de Moraes, imprigionandoli o uccidendoli. Per compiere questo secondo scenario erano state valutate varie possibilità: attentati con arma da fuoco (da breve distanza o da grande distanza), attentati esplosivi, avvelenamento in un’occasione pubblica. Secondo la polizia federale l’operazione più avanzata era quella contro Moraes: sei uomini dei kids pretos avevano compiuto appostamenti vicino all’abitazione del giudice e della Corte Suprema.

L’operazione fu bloccata il 15 dicembre quando Bolsonaro non ottenne l’appoggio della gran parte dei leader dell’esercito.

Jair Bolsonaro guida una manifestazione di motociclisti a Manaus (AP Photo/Edmar Barros)

Dopo la chiusura delle indagini il procuratore generale brasiliano Paulo Gonet dovrà decidere se rinviare a giudizio gli accusati o archiviare l’indagine: le 36 persone coinvolte rischiano una pena fra i 12 e i 28 anni di carcere. Bolsonaro ha sempre respinto ogni accusa di golpe («una parola che non esiste nel mio vocabolario») e sostiene che l’intera indagine sia frutto di una persecuzione politica.

Da quando non è più presidente, Bolsonaro è stato indagato anche per altre vicende: l’appropriazione indebita di gioielli ricevuti in dono da governi stranieri e la falsificazione di documenti di vaccinazione contro il Covid-19. Nel giugno del 2023 inoltre la Corte suprema elettorale del Brasile, il massimo tribunale che si occupa di questioni elettorali, lo aveva dichiarato ineleggibile per otto anni, quindi anche per le prossime elezioni presidenziali, previste per il 2026, in quanto responsabile di abuso di potere e diffusione di informazioni false, due violazioni delle leggi elettorali.