I video su YouTube sono sempre più lunghi

Ormai durano spesso ore e ore, un po' perché sono più redditizi, un po' perché gli utenti usano sempre di più la tv

(Lex Fridman/YouTube)
(Lex Fridman/YouTube)
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La scorsa settimana il podcast dell’informatico statunitense Lex Fridman, tra i più seguiti nel settore tecnologico, ha ospitato Dario Amodei, fondatore di Anthropic, azienda che si occupa di intelligenza artificiale, in una puntata da cinque ore. Pochi mesi prima, Fridman aveva intervistato Elon Musk, ospite ricorrente del podcast, per una conversazione che ha superato le otto ore di durata.

Il fenomeno non si limita ai podcast, che da tempo propongono puntate molto lunghe (quelle del The Joe Rogan Experience, il più ascoltato podcast al mondo, durano in media tre ore), ma riguarda ormai tutta YouTube, che da tempo sembra prediligere video molto lunghi e oggi è una piattaforma per podcast – pubblicati in formato video – in grande crescita, tanto da essere ormai la più usata negli Stati Uniti. Lo scorso maggio, ad esempio, la youtuber Jenny Nicholson ha pubblicato un video di quattro ore sullo Star Wars: Galactic Starcruiser, un hotel a tema Star Wars. A dispetto del tema apparentemente marginale, il video ha raggiunto i dieci milioni di visualizzazioni. Si tratta di una tendenza in corso ormai da alcuni anni: sempre più creatori di contenuti pubblicano lunghi “video-essay” su temi specifici, con grande successo di pubblico.

A inizio 2022, in un momento di grande interesse per criptovalute, NFT e il cosiddetto Web3, il canale Folding Ideas del canadese Dan Olson pubblicò “Line Goes Up – The Problem with NFTs”, un video fortemente critico sul settore, della durata di due ore, che ha quasi 16 milioni di visualizzazioni. Altri esempi vengono da canali come ContraPoints di Natalie Wynn, che pubblica lunghi video dal tono satirico su cultura, politica e genere; o LEMMiNO, specializzato in documentari su grandi misteri del passato (uno dei suoi ultimi lavori è un video di un’ora e mezza sull’assassinio di John Fitzgerald Kennedy).

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Le ragioni di questa tendenza sono legate sia all’algoritmo di YouTube sia al cambiamento delle abitudini degli utenti. Ma in un’intervista con il sito Digiday Hank Green, storico youtuber statunitense e fondatore di canali divulgativi come Crash Course e SciShow, ha definito il successo dei video lunghi sulla piattaforma «un piccolo mistero».

Secondo Green, è ovvio che gli algoritmi di raccomandazione del sito prediligano contenuti più lunghi allo scopo di tenere occupati più a lungo gli utenti, ma non è l’unico fattore in gioco. YouTube ha cominciato a favorire video più lunghi a partire dal 2014: la spinta della piattaforma in questo senso fu tale che già nel 2016 molti youtuber avevano preso l’abitudine di pubblicare video di dieci minuti e pochi secondi, per usufruire del vantaggio dato agli algoritmi ai contenuti sopra quella soglia.

Nel 2018 il centro studi statunitense Pew Research Center dimostrò che gli utenti di YouTube venivano man mano spinti dalla piattaforma a consumare contenuti più lunghi e sempre più popolari. Secondo uno studio dell’University College di Londra, le piattaforme dominanti, inoltre, una volta catturata l’attenzione di un utente, cominciano a consigliare contenuti distanti dalle sue preferenze ma più lucrosi a livello pubblicitario, cioè spesso quelli più lunghi, perché possono ospitare più inserzioni. Questo fenomeno però spinge alcuni youtuber a puntare sulla lunghezza a scapito della qualità dei video. Il canale Quinton Reviews, che è stato criticato in questo senso, ha pubblicato un “video-essay” della durata di otto ore sulla sit-com Victorious, in cui compaiono numerose scene per intero e non c’è alcuna attenzione all’editing e ai tempi.

Anche le abitudini degli utenti hanno contribuito al fenomeno. Oggi, infatti, YouTube è molto di più di un sito su cui guardare video da dispositivi desktop o mobile: secondo dati forniti dall’azienda, il 45% del suo pubblico accede alla piattaforma dalla televisione. Secondo i dati Nielsen, inoltre, YouTube è il servizio di streaming televisivo più usato negli Stati Uniti (con l’8,6% del pubblico) e ha superato anche Netflix (con il 7,9%). Lo scorso luglio YouTube è anche diventato il primo servizio di streaming a occupare più del 10% di tutto il pubblico televisivo negli Stati Uniti, superando Disney.

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Secondo Andrea Girolami, responsabile dello sviluppo dei contenuti digitali Mediaset e autore della newsletter Scrolling Infinito, «le piattaforme social, YouTube in questo caso, stanno cercando di accaparrarsi il mercato pubblicitario dove ancora non sono riuscite ad arrivare, ovvero la televisione». Contemporaneamente, spiega, «il progresso tecnologico hardware e software a disposizione dei creator li rende in grado di produrre contenuti sempre più professionali, che si avvicinano lentamente al valore delle produzioni professionali». In Italia le cose procedono più lentamente per ragioni demografiche ed economiche ma «la tendenza è in atto e questa erosione è un fenomeno che tocca tutti i paesi del mondo».

L’allungamento dei contenuti interessa anche TikTok, social network nato per la creazione e condivisione di contenuti molto brevi, che nel corso degli anni ha alzato il limite della durata fino a dieci minuti. Il sito ha anche fatto degli esperimenti – limitati a determinati utenti in alcuni paesi – e consentito il caricamento di video di lunghezza fino a 30 e addirittura 60 minuti. TikTok rimane però una piattaforma perlopiù per dispositivi mobili, quindi i principali incentivi alla creazione di video lunghi derivano da preferenze algoritmiche, e non dalla migrazione verso la tv del social.

Tra le conseguenze del successo di TikTok nel settore c’è stata la nascita di prodotti per video brevi e in formato verticale, come i Reels di Instagram e gli Shorts di YouTube. Anche su YouTube, quindi, c’è spazio per contenuti di brevissima durata, in parallelo ai video sempre più lunghi. La conseguenza principale, come ha notato la newsletter The Etymology Nerd, è che i video di media durata (quelli da 5-7 minuti), che per anni sono stati i più diffusi su YouTube, sono oggi schiacciati tra gli Shorts e i contenuti orizzontali più lunghi.

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