La rissa al parlamento serbo sull’incidente di Novi Sad
In Serbia il crollo della tettoia di una stazione ferroviaria continua a essere un caso politico che fa litigare governo e opposizioni
Lunedì all’Assemblea nazionale serba, il parlamento unicamerale del paese, c’è stato uno scontro violento tra alcuni deputati del governo e delle opposizioni. Durante la seduta, che è stata poi sospesa, all’opposizione è stato impedito di discutere una mozione di sfiducia legata al crollo della tettoia della stazione ferroviaria di Novi Sad il 1° novembre, che aveva causato 15 morti ed è diventato da allora un grosso caso politico. Il governo, che ha la maggioranza in aula, ha invece messo all’ordine del giorno la legge di bilancio.
Dopo il crollo ci sono state proteste molto partecipate, e anche scontri con la polizia. Si sono allargate diventando contestazioni contro il governo, perché i manifestanti e i partiti dell’opposizione attribuiscono l’incidente alla diffusa corruzione e alla poca trasparenza sugli appalti delle opere pubbliche in Serbia, spesso realizzate in collaborazione con aziende statali cinesi (come avvenuto a Novi Sad).
Secondo Radomir Lazović, un deputato dei Verdi all’opposizione, la rissa di lunedì è iniziata quando si è avvicinato ai banchi del governo con un adesivo che mostrava l’impronta di una mano insanguinata (uno dei simboli delle proteste). A quel punto, ha raccontato Lazović, il ministro della Sanità Zlatibor Lončar lo ha attaccato ed è cominciata una colluttazione generale, in cui sono stati feriti diversi deputati.
In uno dei video si vede Igor Bečić (un ex politico di estrema destra che poi è passato nel partito del presidente nazionalista Aleksandar Vučić) aggredire e trascinare a terra Marinika Tepić, una leader dell’opposizione.
Secondo un’altra ricostruzione, i deputati di opposizione e i membri del governo hanno provato a sottrarsi a vicenda alcuni cartelli mostrati in aula: quelli delle opposizioni accusavano di avere «le mani sporche di sangue» la maggioranza, che nei suoi diceva che gli altri stavano montando un caso «mentre la Serbia vuole lavorare».
Questo approccio è lo stesso che ha usato Vučić, che non ha voluto parlare dei fatti di Novi Sad e ha insistito sulla legge di bilancio.
Dopo la rissa la sessione è ripresa, comunque senza la mozione sulle responsabilità del crollo, che era stata sostenuta da più di 80 deputati delle opposizioni. Finora, per la vicenda, sono state arrestate quattro persone – tra le quali l’ex ministro dei Lavori pubblici, Goran Vesić – e altre sette sono accusate di «reati gravi contro la pubblica sicurezza e l’errata ed irregolare esecuzione di lavori edili».
Vesić si era dimesso il 4 novembre, pochi giorni dopo l’incidente, sostenendo che le indagini avrebbero dimostrato che lui non c’entrava. Mercoledì scorso hanno presentato le loro dimissioni anche la direttrice delle ferrovie, l’ex ministra Jelena Tanasković, e il ministro al Commercio Tomislav Momirović, che era ministro dei Lavori pubblici quando ci fu la ristrutturazione della stazione di Novi Sad.
I documenti dell’appalto sono al momento coperti da segreto, secondo i media locali. Negli ultimi anni il presidente Vučić ha consolidato il controllo esercitato dal suo partito sulla politica e sulla società: in modo autoritario, secondo le opposizioni. Anche per questo il contesto politico in Serbia è già molto polarizzato, e le proteste per il crollo hanno investito più in generale il modo di governare di Vučić e il suo sistema di potere.
– Leggi anche: In Serbia il crollo della tettoia di Novi Sad è diventato un grosso caso politico