Nick Drake non seppe mai quanto fu importante

Cinquant'anni fa morì uno dei cantautori inglesi più amati e originali, riconsiderato da pubblico e critica soltanto in seguito

(Wikimedia Commons)
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La carriera del cantautore inglese Nick Drake fu molto breve: rimase in attività per soli cinque anni, durante i quali pubblicò tre dischi che oggi sono tra i più importanti di quel periodo, ma che ai tempi furono perlopiù ignorati da pubblico e critica. La sua produzione è stata oggetto di una riconsiderazione soprattutto dopo la sua morte per un’overdose di amitriptilina, un farmaco antidepressivo, avvenuta il 25 novembre del 1974. Drake aveva 26 anni, e da un paio era tornato a vivere con i genitori a Tanworth-in-Arden, in Inghilterra, a causa dell’aggravarsi di una depressione di cui soffriva da molto tempo.

Decise di ritirarsi a vita privata dopo la pubblicazione del suo terzo e ultimo disco, Pink Moon, che come nel caso dei due precedenti (Five Leaves Left del 1969 e Bryter Layter del 1971) fu accolto molto tiepidamente dalla critica. Nel quinquennio in cui provò a farsi notare come musicista Drake rimase piuttosto isolato nella sua proposta, che poteva risultare anacronistica per il mercato del tempo. Nel Regno Unito il genere che andava per la maggiore era il rock, sia nelle sue declinazioni più classiche e popolari (Beatles, Rolling Stones), sia in quelle più stravaganti e psichedeliche (Cream, Tangerine Dream), sia ancora in quelle più aggressive e pesanti (Led Zeppelin, Black Sabbath, Deep Purple).

Drake non faceva niente di tutto questo: prediligeva arrangiamenti minimalisti ed essenziali, composti soltanto con chitarra e voce, e anche i suoi testi si discostavano dal canone del tempo. Mentre la maggior parte dei gruppi rock cantava di amore, sesso e trasgressioni, i testi di Drake erano criptici e malinconici, facevano ampio utilizzo di simbolismi e metafore, prevedevano pochi ritornelli e raccontavano storie di solitudine, alienazione e nostalgia.

– Leggi anche: Otto canzoni di Nick Drake, scelte da Luca Sofri

Drake nacque il 19 giugno 1948 a Yangon, in Myanmar, dove suo padre si era trasferito negli anni Trenta per lavorare come ingegnere. Sviluppò un precoce interesse per la musica grazie a sua madre, la poetessa e musicista inglese Molly Drake. Quando la famiglia tornò in Inghilterra, nel 1950, cominciò a suonare le prime note al pianoforte, e a registrare piccole composizioni su un registratore.

Durante l’adolescenza era già capace di suonare più strumenti: il pianoforte, il clarinetto, il sassofono contralto e soprattutto la chitarra, che cominciò a strimpellare a 16 anni, mentre frequentava le scuole superiori. La scoperta della chitarra fu una specie di folgorazione: ne sviluppò una sorta di ossessione, e arrivò a esercitarsi fino a tarda notte per padroneggiarla al meglio e sviluppare una sua personale interpretazione del finger picking, che consiste nel suonare contemporaneamente l’accompagnamento e la melodia senza servirsi del plettro, usando soltanto le dita; era inoltre noto per la sua abitudine di cambiare continuamente accordatura per ottenere suoni unici e riconoscibili.

Cominciò a pensare seriamente di diventare un cantautore nel 1967, quando si trasferì a Cambridge per frequentare un corso di letteratura inglese. Qui i suoi gusti musicali si affinarono: durante l’adolescenza aveva ascoltato jazz e R&B, ma negli anni universitari approfondì la conoscenza dei grandi cantautori americani e britannici, come Bob Dylan, Van Morrison, Donovan e Josh White. A Cambridge conobbe anche due persone che lo avrebbero accompagnato per tutta la carriera: il musicista Robert Kirby e Joe Boyd, che insieme all’ingegnere del suono John Wood avrebbe curato la produzione di tutti i suoi dischi.

Il primo disco, Five Leaves Left, uscì nel 1969. Il titolo richiama il messaggio che si può leggere in tutti i pacchi di cartine Rizla quando ne rimangono soltanto cinque. Era uno slogan che Drake conosceva benissimo: ai tempi fumava moltissima marijuana, e una delle canzoni del disco, “The Thoughts of Mary Jane”, era dedicata a quello (il nome Jane sarebbe tornato spesso nella sua breve discografia).

Tuttavia, negli anni è stato oggetto di alcune dietrologie: dato che Drake morì nel 1974, ossia cinque anni dopo la pubblicazione dell’album, alcuni giornalisti attribuirono arbitrariamente al titolo un significato “profetico”. Queste dicerie furono suscitate anche da un verso di “Fruit Tree”, la canzone più famosa del disco, in cui Drake sembrava presagire il suo successo postumo: «la notorietà è che un albero da frutto talmente malato che non può mai fiorire finché ha il proprio fusto nel terreno». Five Leaves Left non vendette molto, e anche se oggi è considerato un gran disco, passò quasi inosservato: ricevette poche recensioni, alcune entusiaste, altre piuttosto severe.

Due anni dopo Drake ci riprovò con Bryter Layter, un disco che dal punto di vista del riconoscimento popolare e della critica ebbe una sorte simile al primo, e che conteneva alcune soluzioni spiazzanti: tre canzoni (“Introduction”, “Bryter Layter” e “Sunday”) interamente strumentali, e un’altra (“Hazey Jane II”) con un ritmo allegro e spensierato che contraddiceva l’atmosfera lugubre dell’intero disco.

Pink Moon (1972) fu invece il risultato di una scelta radicale: Drake decise di registrarlo da solo, senza la collaborazione di altri musicisti, e di incentrarlo quasi unicamente sulla chitarra. Fu il suo disco più minimalista e scarno, e anche quello che rappresentò al meglio il delicato momento che stava vivendo: già dopo la pubblicazione di Bryter Layter, Drake aveva diminuito al minimo le sue apparizioni in pubblico, rifiutando anche le interviste che Island Records, la sua etichetta, aveva programmato per promuovere il disco. La produzione di Pink Moon fu molto veloce: il disco fu registrato in due giorni, e Drake suonò tutte le canzoni una sola volta. Con le eccezioni di “Things Behind the Sun” e “Parasite”, nessuna canzone superava i tre minuti, e la durata complessiva del disco era inferiore alla mezz’ora.

Drake trascorse i successivi due anni con i genitori a Tanworth-in-Arden, in uno stato di forte indigenza. Nel saggio Darker Than the Deepest Sea: The Search for Nick Drake, il giornalista musicale Trevor Dann racconta che Drake viveva con un compenso fisso di 20 sterline a settimana che riceveva dall’Island Records, e che non poteva permettersi neppure un paio di scarpe. A volte trascorreva le giornate guidando per ore e senza una destinazione precisa, e capitava che si presentasse senza preavviso da amici e parenti per trascorrere la notte da loro. Cominciò anche a incidere un quarto album, ma fece in tempo a registrare soltanto quattro canzoni, che furono poi pubblicate dopo la sua morte.

Parlando dello scarso successo che Drake ebbe in vita, diversi critici hanno sottolineato quanto, al di là della depressione e del suo carattere schivo, la musica che faceva e le cose che scriveva erano poco adatte allo spirito del tempo. Drake diventò davvero famoso soltanto nel 1979, cinque anni dopo la sua morte, grazie al successo dell’album-raccolta Fruit Tree, che raccoglieva i suoi tre dischi e altro materiale inedito. Ebbe un secondo momento di fama postuma nel 1998 con l’uscita di A Stranger Among Us, un documentario dedicato alla sua vita, e l’anno dopo grazie alla Volkswagen, che utilizzò la sua canzone “Pink Moon” in uno spot pubblicitario.

Oggi Drake è citato come un’influenza fondamentale da diversi musicisti, come Robert Smith dei Cure, Peter Buck dei REM, Kate Bush e Beck, tra gli altri.