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  • Lunedì 25 novembre 2024

Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo

Per il femminicidio di Giulia Tramontano, con cui conviveva e che era incinta di sette mesi: la uccise a maggio del 2023

Un'udienza del processo a Impagnatiello (Stefano Porta/LaPresse)
Un'udienza del processo a Impagnatiello (Stefano Porta/LaPresse)
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La Corte d’Assise di Milano ha condannato Alessandro Impagnatiello all’ergastolo e a 3 mesi di isolamento diurno per il femminicidio di Giulia Tramontano, avvenuto il 27 maggio del 2023. Tramontano aveva 29 anni, era incinta di sette mesi, e venne uccisa con un coltello a Senago, vicino a Milano, nella casa dove viveva con Impagnatiello. Impagnatiello, che ha 31 anni e faceva il barman, nascose il corpo per quattro giorni inscenando la sua scomparsa, poi confessò.

I giudici hanno accettato la richiesta di pena dell’accusa. Impagnatiello è stato giudicato con rito immediato, cioè si è passati direttamente dalle indagini preliminari al dibattimento in aula saltando l’udienza preliminare, ed era accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, dal legame affettivo, dai futili motivi e dalla crudeltà; era anche accusato di interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere.

Le accuse sono state tutte confermate, tranne l’aggravante dei futili motivi. Secondo la difesa invece Impagnatiello avrebbe commesso un omicidio volontario, e chiedeva l’esclusione della premeditazione. Impagnatiello durante il processo è stato sottoposto a perizia psichiatrica: è stato definito «pienamente capace di intendere e di volere» al momento dei fatti, e sono stati rilevati «tratti di personalità narcisistici e psicopatici» che però, secondo la perizia, rappresentano solo «il modo di essere nel mondo» di Impagnatiello, «cioè la sua specifica struttura di personalità», e non sono sintomo di disturbi psicologici.

Il caso venne molto seguito fin dai primi giorni, in parte anche per via dei particolari macabri che emersero durante le indagini. Impagnatiello infatti somministrò sostanze tossiche per mesi a Tramontano, prima di ucciderla, tra cui veleno per topi. Dopo averla uccisa con 27 coltellate, poi, provò più volte a bruciare il suo corpo, tentò di nasconderlo nella cantina e nel garage, infine lo caricò sulla sua auto e lo lasciò tra l’erba a poche centinaia di metri da casa.

Impagnatiello aveva una relazione parallela con un’altra donna, una sua collega di 23 anni, anche lei rimasta incinta ma che aveva abortito a gennaio del 2023. Tramontano aveva raccontato di questa relazione a una sua amica e alla madre di Impagnatiello, e aveva incontrato la donna nel pomeriggio del 27 maggio. Il 28 maggio fu Impagnatiello stesso a denunciare la scomparsa di Tramontano ai Carabinieri, ma nei giorni successivi confessò perché le indagini trovarono una serie di indizi chiari della sua colpevolezza.

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