Sono settimane in cui si organizzano molte gare di sosia

Dopo quella a cui ha partecipato lo stesso Timothée Chalamet se ne sono viste per aspiranti Harry Styles, Paul Mescal e altre star

Andrew Hadad e Nico Nava, due partecipanti della gara di sosia di Jeremy Allen White a New York, 17 novembre (Andy Kropa/ Invision/ AP)
Andrew Hadad e Nico Nava, due partecipanti della gara di sosia di Jeremy Allen White a New York, 17 novembre (Andy Kropa/ Invision/ AP)

Domenica a Los Angeles c’è stata una gara per aspiranti sosia di Art e Patrick, i tennisti interpretati da Mike Faist e Josh O’Connor che si contendono le attenzioni di Tashi (Zendaya) in Challengers di Luca Guadagnino. L’evento ha attirato una ventina di partecipanti, e poi la coppia che il pubblico presente ha giudicato più somigliante è stata premiata con 50 dollari. Eventi di questo tipo non sono un fenomeno nuovo, ma nelle ultime settimane ne sono spuntati diversi sia negli Stati Uniti che in Europa.

La moda recente dei cosiddetti “lookalike contest” è cominciata con quello dell’attore statunitense Timothée Chalamet lo scorso 27 ottobre a New York, dove lo stesso Chalamet si era presentato a sorpresa. Da allora il 7 novembre è stata organizzata a Dublino quella di sosia dell’attore irlandese Paul Mescal, noto tra gli altri per il ruolo nella serie tratta da Normal People di Sally Rooney, e il sabato successivo a Londra quella di aspiranti Harry Styles.

A San Francisco c’è poi stata quella dell’attore inglese di origini indiane Dev Patel, protagonista di The Millionaire, mentre a Chicago e a New York quella del cuoco Carmy Berzatto dell’apprezzata serie The Bear, interpretato da Jeremy Allen White; sempre a New York domenica 17 novembre c’è stata anche la gara di sosia di Zayn Malik, che faceva parte degli One Direction proprio con Styles.

Alcuni partecipanti alla gara di sosia di Timothée Chalamet a Washington Square Park, New York, 27 ottobre 2024 (AP Photo/ Stefan Jeremiah)

Questi eventi sono pubblicizzati tramite il passaparola sui social, ma anche con poster e volantini appesi in giro, come nel caso di quello di Chalamet, ideato dallo youtuber Anthony Po. Finora sono state iniziative spontanee di fan o influencer, e non eventi organizzati da sponsor o agenzie; a volte si presentano poche decine di persone e a volte centinaia. Alla gara di sosia di Harry Styles per esempio c’erano circa 500 persone e 13 partecipanti, tra cui alcune ragazze; quella davanti al liceo che frequentò Zendaya in California è stata meno partecipata anche per il meteo. In ogni caso sembra evidente che non sono eventi seri, né da prendere sul serio.

Amir Shazad e Anson Smith, primo e quarto classificato alla gara di sosia di Zayn Malik a Brooklyn, 17 novembre 2024 (Andy Kropa/ Invision/ AP)

Intanto i premi sono irrisori: quello per il sosia di Mescal per esempio era un enorme assegno dal valore di 20 euro, «o tre pinte», e nel caso di Malik un tatuaggio gratis. L’interpretazione del concetto di “sosia” inoltre è molto varia: i partecipanti si vestono come i personaggi più famosi degli attori in questione oppure come li si vede nelle foto sui social, ma chi si presenta non è per forza un loro fan. Anche se forse alcuni sperano che si presentino davvero durante la gara, com’era successo per Chalamet, tutti sembrano parteciparci più per divertimento o per ottenere un po’ di visibilità. Secondo alcuni commentatori però potrebbero esserci altri motivi.

Marcus O’Laoire, uno degli organizzatori della gara di sosia di Paul Mescal, ha detto all’Irish Independent che l’evento è stato ispirato dalle grandi attenzioni del momento per l’attore. Per Jack Wall O’Reilly, il vincitore, «è bello avere un modello di tale fama a cui ispirarsi», ma è anche «positivo avere eventi simili quando le persone stanno passando un periodaccio». È una tesi condivisa anche dalla giornalista Katrina Mirpuri, organizzatrice della gara di sosia di Harry Styles, secondo cui «con tutte le notizie cupe che circolano le persone hanno bisogno di divertirsi un po’».

C’è ovviamente chi è scettico su questi eventi e li ha definiti «sciocchi» oppure indicativi di periodi ancora più cupi. Sul Guardian il giornalista Stuart Heritage ha proposto una tesi più drastica, un po’ per provocazione un po’ no, e cioè che «le persone giovani sono stupide e farebbero qualsiasi cosa per un po’ di attenzione», e che questo genere di eventi possa essere in realtà un efficace stratagemma delle agenzie per far parlare di più delle celebrità che rappresentano.

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