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  • Lunedì 25 novembre 2024

Nel carcere di Sollicciano non è cambiato niente

Il ministero della Giustizia aveva dato tre mesi di tempo per fare una serie di interventi, multando la direttrice, ma le cose semmai sono peggiorate

Un incendio appiccato durante una protesta dei detenuti del carcere di Sollicciano, a Firenze, a luglio 2024 
(ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)
Un incendio appiccato durante una protesta dei detenuti del carcere di Sollicciano, a Firenze, a luglio 2024 (ANSA/CLAUDIO GIOVANNINI)

Il carcere di Sollicciano è tra i peggiori del sistema penitenziario italiano, già di per sé molto problematico. Ai noti problemi di fatiscenza e sovraffolamento della struttura da mesi si è aggiunta una controversia legale che riguarda la direttrice, Antonella Tuoni: a metà luglio il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) aveva emesso un procedimento disciplinare nei suoi confronti per le pessime condizioni in cui si trova il carcere, compresa una sanzione di 25mila euro, e aveva disposto di rimediare entro 90 giorni con alcuni interventi mirati. Il termine è scaduto e le cose non sono cambiate, anzi.

Tra le varie disposizioni del DAP ce n’erano alcune particolarmente rilevanti, come quella di rendere di nuovo agibili i corridoi, le celle, i locali comuni e la stanza dei colloqui telefonici «anneriti a seguito di incendi». C’era poi quella di «bonificare gli ambienti di lavoro», soprattutto «le pareti e le scale delle sezioni detentive del reparto giudiziario», descritte come molto sporche, anche con macchie apparentemente di sangue, o quella di sistemare le infiltrazioni di umidità e muffe nell’impianto elettrico. Anche i bagni hanno bisogno di interventi. Le condizioni di degrado da sistemare non riguardavano solo i detenuti ma anche gli agenti di polizia penitenziaria: era stato per esempio ordinato di mettere impianti di aerazione e ricircolo dell’aria nelle postazioni degli agenti nei reparti detentivi. Il DAP chiedeva inoltre di «incrementare il numero degli addetti al primo soccorso e addetti antincendio per ogni turno di servizio».

Emilio Santoro, professore di filosofia del diritto all’Università di Firenze e membro dell’associazione L’altro diritto, che ha seguito numerosi ricorsi dei detenuti del carcere, ha detto al Corriere che «dopo i tre mesi di tempo che il DAP aveva dato per migliorare Sollicciano in realtà non è stato fatto nulla, c’è da dire che non so se si poteva fare effettivamente qualcosa». «La cosa certa è che a rimetterci ancora una volta sono i detenuti e i lavoratori del carcere», ha aggiunto.

Il carcere di Sollicciano avrebbe insomma bisogno da anni di grossi lavori di ristrutturazione e risanamento, che però sono fermi per errori e rimpalli continui di competenze. La direttrice Tuoni aveva sostenuto che servissero interventi strutturali su cui il carcere aveva margini di intervento molto limitati, soprattutto dal punto di vista dei soldi che può spendere.

Tuoni aveva fatto ricorso contro la sanzione del DAP, ribadendo più volte che le condizioni della struttura non sono attribuibili al suo operato. Da quasi due settimane risulta in malattia e non è chiaro quando tornerà: dovrebbe essere provvisoriamente sostituita nella gestione dall’attuale direttrice del carcere di Pistoia, che però dovrà dividersi tra i due istituti (la decisione comunque non è ancora ufficiale). I problemi dell’istituto sono dunque aggravati da una certa incertezza anche nella gestione quotidiana.

Negli ultimi giorni una giudice ha in parte accolto la richiesta di un detenuto di essere trasferito in un altro carcere, viste le condizioni di Sollicciano: il 22 novembre ha dato all’istituto 60 giorni di tempo per intervenire sulle criticità maggiori, altrimenti verrà accordato il trasferimento al detenuto.

I problemi del carcere di Sollicciano sono di lungo corso. Come molte altre carceri italiane, è sovraffollato: secondo i dati del ministero della Giustizia a fine ottobre ospitava 531 detenuti, 34 in più rispetto alla capienza massima di 497 posti. Le cose in realtà sono anche peggio di così, perché molti posti letto sono inagibili e quindi la capienza effettiva è ancora minore. La situazione attuale è comunque un miglioramento rispetto al passato, considerando che intorno al 2010 la struttura era arrivata a ospitare oltre mille detenuti. Sollicciano è anche il carcere con la quota di detenuti stranieri più alta d’Italia: sono 339, il 64 per cento del totale.

La struttura del carcere, costruito nel 1983, è inadeguata e la situazione igienico-sanitaria è notevolmente peggiorata negli ultimi anni: in molti reparti ci sono cimici e altri insetti sui muri e nei letti. D’estate fa troppo caldo e d’inverno fa troppo freddo, nella struttura ci sono infiltrazioni, perdite d’acqua, umidità, topi e sporcizia. Oltre ai problemi della struttura, all’interno del carcere non ci sono abbastanza spazi da destinare alle attività educative e di formazione e non ci sono iniziative per favorire l’integrazione dei tanti stranieri presenti.

I grossi problemi strutturali, igienici e sanitari sono stati rilevati anche durante alcuni sopralluoghi fatti negli ultimi anni dai magistrati di sorveglianza e altri rappresentanti di autorità pubbliche. In vari casi ai detenuti di Sollicciano sono stati riconosciuti sconti di pena a causa della violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), che vieta la tortura e i trattamenti “inumani o degradanti”. Da gennaio a luglio di quest’anno ci sono stati 35 tentativi di suicidio, 215 atti di autolesionismo, 80 aggressioni al personale di polizia penitenziaria e 17 proteste.