Il candidato che ha spiazzato tutti alle elezioni romene
È il nazionalista filorusso Calin Georgescu, che ha preso più voti di tutti nonostante fosse stato poco considerato dai media
Domenica il candidato più votato al primo turno delle elezioni presidenziali in Romania è stato in modo del tutto inaspettato Calin Georgescu, nazionalista e filoputiniano. Fino a poco prima del voto era dato come nettamente sfavorito, ma avendo ottenuto il 22,3 per cento dei consensi il prossimo 8 dicembre andrà al ballottaggio contro la liberale Elena Lasconi, che ha preso il 19,2. Chi tra i due vincerà sarà per cinque anni presidente della Romania, e avrà un ruolo attivo soprattutto in politica estera e di sicurezza.
Georgescu ha 62 anni, è un ingegnere specializzato nello studio del suolo e ha molti anni di esperienza nelle istituzioni romene e internazionali come consulente per l’ambiente. Tra le altre cose per oltre dieci anni ha rappresentato la Romania all’UNEP, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente.
A queste elezioni si era presentato come indipendente, ma fino al 2022 faceva parte dell’Alleanza per l’unità dei romeni (AUR), un partito di estrema destra con idee piuttosto radicali. Lo aveva lasciato per un contrasto con la dirigenza, che stava cercando di mostrarsi più moderata e allargare il proprio elettorato, mentre Georgescu era rimasto su posizioni filorusse e di aperta opposizione alla NATO. AUR in queste elezioni aveva candidato il suo fondatore e leader George Simion, che si pensava sarebbe andato al ballottaggio e invece ha deluso molto le aspettative, arrivando terzo.
Anche se in passato il suo nome era emerso in varie occasioni come possibile primo ministro di un governo tecnico, Georgescu non era molto conosciuto e anche per questo si riteneva che avrebbe preso pochissimi voti. I sondaggi preelettorali di novembre lo davano sesto con il 5,4 per cento dei consensi, e diversi giornali avevano scelto di non includerlo nelle tradizionali guide pre elettorali di presentazione dei candidati.
Per questo motivo il risultato del primo turno è stato inaspettato. In queste ore molti stanno attribuendo il suo successo a una serrata campagna elettorale che negli ultimi mesi ha condotto su TikTok, dove i suoi numeri sono cresciuti molto a ridosso delle elezioni. Al momento il suo profilo ha quasi 300mila follower e alcuni dei suoi video più visti superano i 4 milioni di visualizzazioni.
Sul social media Georgescu ha parlato molto della guerra in Ucraina, sostenendo una narrazione comune ad altri leader filorussi dei paesi dell’est Europa: cioè che la Romania debba mantenere una posizione neutrale tra Russia e Occidente per evitare di finire coinvolta nella guerra, e poter rimanere in uno stato di pace. La Romania condivide con l’Ucraina un confine lungo circa 650 chilometri e in questi anni è stata tra i paesi che hanno maggiormente sostenuto la necessità di appoggiarla contro l’invasione russa.
Nonostante non si sia mai apertamente definito un sostenitore del governo russo, in diverse occasioni Georgescu ha espresso ammirazione per il presidente Vladimir Putin e per i suoi alleati europei, oltre ad aver messo in dubbio i vantaggi per la Romania di far parte della NATO.
Per esempio durante un’intervista televisiva aveva detto che avrebbe valutato di interrompere le attività del sistema di difesa missilistico che la Romania ospita nella base NATO di Deveselu, nel sud del paese, che aveva definito una «vergogna diplomatica». Per quanto riguarda Putin, lo aveva definito un «uomo che ama il suo paese» e aveva detto che la Romania avrebbe fatto bene ad affidarsi alla «saggezza russa» in ambito diplomatico. Sempre parlando di diplomazia, aveva sostenuto che il suo paese avrebbe potuto «imparare» dal primo ministro ungherese Viktor Orbán, che governa in modo semiautoritario ed è profondamente euroscettico.
Se fosse eletto, Georgescu potrebbe cambiare profondamente la politica estera romena (in Romania è il presidente a occuparsene). Negli ultimi dieci anni il presidente uscente Klaus Iohannis ha adottato una politica europeista, di grande vicinanza all’Occidente e di sostegno all’Ucraina; sembra che Georgescu vorrebbe agire in modo opposto.
In passato Georgescu era stato criticato anche per aver definito «eroi nazionali» Cornelio Zelea Codreanu e Ion Antonescu: il primo fu un politico ultranazionalista e antisemita che nella prima metà del Novecento fondò la Guardia di Ferro, un movimento nazifascista; il secondo fu il primo ministro della Romania durante la Seconda guerra mondiale ed è considerato responsabile dell’uccisione di centinaia di migliaia di persone ebree e rom durante l’Olocausto: fu fucilato dal governo romeno come criminale di guerra nel 1946.
Per il resto, secondo Cristian Andrei, un analista politico sentito da Associated Press, la proposta elettorale di Georgescu è vaga e populista. Durante questa campagna elettorale Georgescu ha puntato molto sulla necessità di aumentare la produzione del settore agroalimentare e dell’energia e di sostenere gli agricoltori, allo scopo di ridurre la dipendenza del paese dalle importazioni.