Anche in Romania potrebbe presto governare l’estrema destra
Alle elezioni presidenziali e parlamentari il partito di estrema destra Alleanza per l'unità dei romeni è secondo nei sondaggi e una sua vittoria porterebbe grandi cambiamenti
Domenica 24 novembre in Romania si tiene il primo turno delle elezioni presidenziali: è il primo di tre voti che avverranno nelle prossime settimane, dato che il 1° dicembre ci saranno le elezioni parlamentari e per l’8 dicembre è previsto il ballottaggio delle presidenziali. Al primo turno gli elettori e le elettrici devono scegliere fra 13 candidati: i favoriti sono Marcel Ciolacu, l’attuale primo ministro e leader del Partito socialdemocratico (PSD), di centrosinistra, e George Simion, il leader del partito di estrema destra Alleanza per l’unità dei romeni (AUR), fondato nel 2019.
La Romania è una repubblica semipresidenziale, in cui vivono circa 19 milioni di persone: il presidente ha un ruolo attivo in politica, nomina il primo ministro e rappresenta il paese all’estero, un po’ come accade in Francia. Negli ultimi dieci anni questa carica è stata ricoperta da Klaus Iohannis del Partito Nazionale Liberale (PNL), un partito di centrodestra membro del Partito Popolare Europeo (PPE), il principale partito di centrodestra europeo, e favorevole al sostegno dell’Ucraina, paese con cui la Romania confina.
Al governo c’è ora una coalizione fra il partito di Iohannis e il Partito socialdemocratico di Ciolacu, che si era creata alla fine del 2021 dopo una crisi politica.
Al momento nei sondaggi Ciolacu è considerato il favorito al primo turno con il 25 per cento dei consensi, mentre Simion è dato per secondo con il 19 per cento. Lo seguono poco distanti Nicolae Ciucă, attuale presidente del Senato ed ex primo ministro, del Partito Nazionale Liberale di centrodestra, ed Elena Lasconi, del partito progressista Unione Salva Romania (USR). Mircea Geoană, ex leader del Partito socialdemocratico e vice segretario generale della NATO, è candidato come indipendente: i sondaggi gli attribuiscono il 9 per cento dei consensi.
Nonostante sia dato per secondo con diversi punti di distacco rispetto a Ciolacu, ci sono buone possibilità che Simion possa recuperare al secondo turno e in ogni caso che il suo partito possa ottenere un buon risultato alle elezioni parlamentari, diventando un possibile alleato di governo. Simion potrebbe anche essere aiutato dal fatto che il mese scorso la Corte costituzionale romena aveva escluso dalle elezioni presidenziali un’altra candidata di estrema destra, l’europarlamentare filorussa Diana Șoșoacă, perché «non rispettava i valori democratici»: è possibile che i suoi sostenitori finiranno per votare Simion.
Nonostante la sua storia di scandali di corruzione, la Romania è stata finora considerata un paese piuttosto affidabile in Europa, a differenza delle vicine Slovacchia e Ungheria, anche loro membri dell’Unione Europea e della NATO e governate da leader di estrema destra e con tendenze autoritarie, specialmente nel caso del primo ministro ungherese Viktor Orbán. Una vittoria di Simion avvicinerebbe il paese al blocco dell’estrema destra europea, rafforzandolo ulteriormente.
L’Alleanza per l’unità dei romeni, di cui Simion è il fondatore, è un partito ultranazionalista, euroscettico, profondamente contrario all’immigrazione e unionista, cioè favorevole all’unificazione della Romania e della Moldavia. Negli ultimi anni il partito ha preso posizioni molto controverse: durante la pandemia di Covid-19, per esempio, si distinse come il principale partito no vax nel paese e nel 2022 si oppose all’insegnamento obbligatorio dell’Olocausto e dell’educazione sessuale nelle scuole, definendole entrambe «questioni minori», il cui insegnamento avrebbe «minato la qualità dell’istruzione in Romania».
Nell’ultimo periodo il partito ha cercato di moderare le sue posizioni, anche per attrarre una fetta più ampia dell’elettorato, pur mantenendo idee piuttosto radicali. Simion ha detto che in Europa i suoi modelli di riferimento sono Giorgia Meloni e il leader del partito di estrema destra polacco Diritto e Giustizia, Jarosław Kaczyński. Si ispira inoltre molto a Donald Trump: utilizza spesso lo slogan «rendiamo la Romania di nuovo grande», un calco dello slogan di Trump “Make America Great Again”.
Simion sostiene anche che Trump sarebbe l’unico potenziale leader in grado di porre fine alla guerra in Ucraina. L’Alleanza per l’unità dei romeni ufficialmente condanna l’invasione russa dell’Ucraina, ma durante la campagna elettorale Simion ha detto che se verrà eletto sospenderà l’invio di aiuti militari al paese, in quello che sarebbe un notevole cambiamento rispetto alla linea adottata finora dal governo di coalizione.
Oltre alla guerra in Ucraina, durante la campagna elettorale i partiti si sono concentrati sul costo della vita e sull’inflazione, anche se i candidati hanno passato molto tempo a screditarsi a vicenda: in particolare Simion è stato accusato di aver avuto rapporti con spie russe, cosa che lui ha negato, mentre Ciolacu è al centro di uno scandalo che riguarda l’utilizzo frequente di aerei privati da parte sua e di altri leader del suo partito: anche Ciolacu ha negato la veridicità di queste accuse.
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