Emir Kusturica ne ha fatte tante

Ha vinto i premi più importanti del cinema europeo, diretto almeno un capolavoro e raccontato le popolazioni gitane come nessuno prima di lui; oggi compie 70 anni

Emir Kusturica nel 2019 (Theo Wargo/Getty Images)
Emir Kusturica nel 2019 (Theo Wargo/Getty Images)
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Leggendo un articolo dedicato a Emir Kusturica, che oggi compie 70 anni, è molto probabile che, a un certo punto, compaia un nome: quello di Federico Fellini. L’accostamento tra i due è così forte che, in qualche occasione, i critici hanno attribuito a Kusturica il soprannome di «Fellini dell’Europa orientale». Con il regista italiano Kusturica condivide in effetti tante cose: la passione per le situazioni grottesche e surreali, la tendenza ad attribuire alle immagini un’importanza narrativa pari a quella dei dialoghi e una specie di ossessione per il tema della memoria, per esempio.

Lo stesso Kusturica non ha mai nascosto di essere un grande appassionato dell’opera di Fellini, e che film come Amarcord hanno contribuito a definire la sua concezione di cinema. Oltre a rielaborare in una chiave molto personale alcuni stilemi felliniani, in più di trent’anni Kusturica si è fatto conoscere grazie a una poetica originale e stravagante, che negli anni Novanta lo rese il principale interprete della commedia politica slava. Per esempio, è nota la sua grande fascinazione per le vicende delle popolazioni gitane, storicamente poco raccontate al cinema, e per la memoria frammentata delle repubbliche della ex Jugoslavia, raccontata in particolare in Underground (1995), forse il suo film più famoso.

Kusturica nacque a Sarajevo, nell’allora Repubblica Socialista di Bosnia ed Erzegovina, il 24 novembre del 1954, da una famiglia musulmana: suo padre, Murat Kusturica, era un giornalista che lavorava per un’agenzia governativa di Sarajevo, e sua madre, Senka Numankadić, una segretaria di tribunale.

Cominciò a interessarsi al cinema già durante gli anni del liceo, facendosi notare grazie a brevi corti; a 17 anni recitò una piccola parte in Valter difende Sarajevo, un film finanziato dallo stato jugoslavo e diretto da Hajrudin Krvavac. Rientrava nel filone dei cosiddetti partizanski film, uno dei generi più popolari nella Jugoslavia degli anni Sessanta e Settanta: erano produzioni realizzate a scopo propagandistico, ambientate durante la Seconda guerra mondiale e incentrate su storie di partigiani jugoslavi che difendevano la patria dalle forze dell’Asse.

Verso la metà degli anni Settanta, Kusturica si trasferì a Praga per frequentare la Famu, una prestigiosa scuola di cinema, e una volta tornato in patria diresse Ti ricordi di Dolly Bell?, il suo primo film. Ottenne sin da subito un enorme successo di critica, vincendo il Leone d’Oro come miglior opera prima alla Mostra del cinema di Venezia del 1981.

Da quel momento in poi,  Kusturica si consolidò come uno dei registi europei più apprezzati, in grado di generare un interesse con pochi eguali nei principali festival europei.

In poco più di dieci anni ottenne quasi tutti i riconoscimenti a cui un regista può ambire: il suo secondo film, Papà… è in viaggio d’affari (1985), vinse la Palma d’oro come miglior film al 38º Festival di Cannes, e ottenne una nomination all’Oscar al miglior film straniero; nel 1988 uscì Il tempo dei gitani, che fu apprezzato per la sua capacità di rappresentare le popolazioni gitane in maniera non stereotipata, facendo risaltare gli aspetti più affascinanti e meno noti della loro cultura; per Il tempo dei gitani vinse un altro premio a Cannes, questa volta per la miglior regia.

Nel 1993 diresse Il valzer del pesce freccia, il suo primo e unico film prodotto e ambientato negli Stati Uniti, che fu premiato con l’Orso d’Argento al quarantaduesimo Festival internazionale del cinema di Berlino. Il 1995 fu invece l’anno di Underground, forse il suo film più celebrato, che ripercorre quasi cinquant’anni di storia della Jugoslavia, dall’occupazione nazista fino alla sua dissoluzione, attraverso la storia di Marko e Petar, due trafficanti d’armi di Belgrado. Con Underground, Kusturica vinse la Palma d’Oro al festival di Cannes del 1995. La situazione non cambiò neppure tre anni dopo: Kusturica girò un altro film (Gatto nero, gatto bianco) e vinse un altro premio (il Leone d’Argento a Venezia).

Negli anni Kusturica si è dedicato moltissimo anche alla musica: tra gli anni Novanta e Duemila fondò a Belgrado un gruppo garage rock, la No Smoking Orchestra, e collaborò estesamente con Goran Bregovic, forse il più famoso compositore di musica popolare della ex Jugoslavia, che curò le musiche di Il tempo dei gitani e Underground. Kusturica ha realizzato anche documentari molto particolari, quasi sempre da una prospettiva di sinistra piuttosto marcata: i due più famosi sono Maradona di Kusturica (2008), dedicato alla storia di uno dei calciatori più famosi di tutti i tempi e alla sua amicizia con il leader rivoluzionario cubano Fidel Castro, e Pepe Mujica – Una vita Suprema (2018), che racconta la vita dell’ex presidente dell’Uruguay Pepe Mujica.

Negli anni Kusturica ha fatto parlare di sé anche per alcune opinioni politiche controverse: nel 2008, per esempio, sostenne i gruppi nazionalisti serbi, schierandosi pubblicamente contro l’indipendenza del Kosovo.

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