L’Uruguay sceglie il suo nuovo presidente
Tra Yamandú Orsi, di sinistra, e Álvaro Delgado, di centrodestra, che i sondaggi danno distanti di un solo punto percentuale
Domenica si vota per il ballottaggio delle presidenziali in Uruguay, una delle democrazie più solide del Sudamerica. I candidati sono Álvaro Delgado, del Partito nazionale, di centrodestra, e Yamandú Orsi, della coalizione di sinistra Fronte ampio: al primo turno Delgado aveva ottenuto il 27% dei voti, Orsi il 44%. Nell’ultimo mese la distanza tra i due si è assottigliata e il risultato del secondo turno sembra molto incerto.
Sono elezioni importanti perché l’Uruguay è una repubblica presidenziale: chi vincerà sarà quindi anche capo del governo nel paese da 3,4 milioni di abitanti.
Il candidato dato ancora per favorito è Orsi, ex insegnante di storia delle scuole superiori che iniziò a fare politica quasi vent’anni fa nel Movimento di partecipazione popolare (MPP), il partito dell’ex presidente José “Pepe” Mujica, che lo sostiene ed è ancora molto influente nonostante non ricopra più ruoli politici dal 2018.
Dal 2015 al marzo di quest’anno, quando si è dimesso per candidarsi alle presidenziali, Orsi è stato presidente della regione di Canelones, nel sud, la seconda più popolosa dell’Uruguay. Durante il suo mandato ha cercato di attrarre grandi aziende e investimenti internazionali: uno dei suoi più importanti successi è stato convincere Google a costruire un suo data center a Parque de las Ciencias, una delle 12 zone economiche speciali del paese.
In queste elezioni Orsi è candidato con Fronte ampio (FA), una coalizione di centrosinistra che integra al suo interno socialisti, comunisti e democristiani. In Uruguay la sinistra è ancora influenzata dall’eredità politica di Mujica, che introdusse tre delle leggi più avanzate in termini di diritti civili: l’aborto legale, i matrimoni tra persone dello stesso sesso e la legalizzazione della marjiuana.
In campagna elettorale Orsi ha detto di essere favorevole a sostenere il settore privato, per esempio con incentivi alle aziende, ma al tempo stesso ha promesso di nuove tasse basate su un sistema proporzionale, cioè di aumentarle soltanto per i più benestanti. Si è detto anche favorevole a valutare la legalizzazione dell’eutanasia.
Il risultato ottenuto dal Fronte ampio al primo turno (44% dei voti) è stato buono in termini assoluti, ma al di sotto delle aspettative, e ora i sondaggi danno Orsi davanti di un solo punto percentuale ad Álvaro Delgado, del Partito nazionale (PN), lo stesso partito del presidente uscente, Luis Alberto Lacalle Pou.
Delgado è stato deputato e senatore, oltre che Segretario della presidenza nel governo di Lacalle Pou; ha una laurea in agraria e prima di entrare in politica aveva fatto il veterinario. Ottenne grande notorietà durante la pandemia, quando fu incaricato di rappresentare il governo alle conferenze stampa sull’andamento della diffusione del virus. In generale la popolazione dell’Uruguay è rimasta abbastanza soddisfatta della gestione dell’emergenza, e lo stesso Delgado in campagna elettorale ha puntato molto su questo punto.
Le posizioni di Delgado sono in continuità con quelle del governo, che gode di un buon livello di consenso. Delgado è un liberista moderato di centrodestra, che ha promesso di tagliare la spesa pubblica riducendo il numero di impiegati statali e, come Orsi, di favorire il settore privato e attrarre investimenti dall’estero.
Il 17 novembre scorso si era tenuto l’ultimo dibattito tra i candidati. Si è parlato tra le altre cose di due temi assai discussi in campagna elettorale, la sicurezza e la povertà infantile. Dai sondaggi però sembra che il confronto non abbia spostato molti voti: «Nessuno [dei due] ha commesso un errore e nessuno ha fatto grandi goal» ha detto a Busqueda, uno dei principali quotidiani uruguaiani, Mariana Pomiés, sociologa ed esperta di comunicazione politica.