La vittoria di Trump è stata più risicata di quanto si pensi
Nel voto popolare il distacco con Harris è molto piccolo, anche se il presidente eletto sostiene di aver ricevuto un “mandato forte”
Poco più di due settimane fa i commentatori politici di tutto il mondo definirono la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti come «clamorosa», «decisiva», «dominante». Lo stesso comitato elettorale di Donald Trump parlò di una vittoria «a valanga», e il presidente eletto disse: «L’America ci ha dato un mandato potente e senza precedenti».
Due settimane dopo la vittoria di Donald Trump, benché sicura e decisa, appare molto più risicata, e il mandato politico attribuitogli dagli americani meno solido: soprattutto se si guarda al voto popolare, cioè al complesso dei voti espressi.
L’impressione che la vittoria di Trump fosse stata molto ampia era stata data almeno inizialmente dal fatto che, a sorpresa, Trump era riuscito a vincere in tutti e sette gli stati in bilico, e aveva perfino vinto il voto popolare, cosa che non riusciva a un Repubblicano dai tempi del secondo mandato di George W. Bush, nel 2004. Trump inoltre è riuscito a migliorare il suo risultato del 2020 in molte categorie di persone che tradizionalmente votano per i Democratici, come le donne e le minoranze etniche.
Ma il conteggio dei voti non è ancora terminato: in California, per esempio, mancano ancora circa 250 mila schede da processare. E via via che il conteggio va avanti si è cominciato a vedere che il margine di vittoria si sta assottigliando. Non c’è niente che possa mettere in dubbio la vittoria di Trump, ma è abbastanza notevole il fatto che il suo vantaggio su Kamala Harris sia in realtà estremamente piccolo.
Secondo i conteggi fatti tanto dal New York Times quanto da CNN Trump ha ottenuto il 49,9 per cento del voto popolare, contro il 48,3 di Kamala Harris. Si stima che la percentuale di Trump potrebbe ridursi ancora, al 49,8 per cento. Significa anzitutto che Trump ha il sostegno di meno della metà delle persone che hanno votato, e soprattutto che il suo distacco da Kamala Harris, nel voto popolare, è stato di appena 1,6 punti. È il terzo distacco più piccolo dal 1888.
Negli scorsi decenni le vittorie dominanti sono state altre: nel 1964 Lyndon Johnson vinse di 22,6 punti; nel 1972 Richard Nixon di 23,2 punti; nel 1984 Ronald Reagan di 18,2 punti. Dopo Reagan, nessun altro presidente ha ottenuto un vantaggio a due cifre nel voto popolare.
Ovviamente quanto sia grande o piccolo un distacco nel voto popolare non determina in nessun modo la vittoria o la sconfitta di un candidato, che invece dipende dai grandi elettori. Ha più significato, tuttavia, in termini politici.
Trump e il suo team stanno usando la retorica e la percezione di una vittoria clamorosa e ampia per sostenere di avere ottenuto un grande mandato popolare dagli elettori statunitensi. Solitamente, i governi che hanno o ritengono di avere un mandato molto forte mettono in atto politiche più ambiziose o più estreme.
Questo in parte lo si può vedere già nelle scelte che Trump ha fatto per la sua nuova amministrazione, composta in gran parte da persone a lui fedeli e con idee molto radicali. Uno dei personaggi più estremi, Matt Gaetz, questa settimana ha rinunciato alla nomina a procuratore generale, perché nel voto di conferma al Senato non avrebbe ottenuto il sostegno necessario da abbastanza membri del Partito Repubblicano.