Un buon pretesto per parlare un po’ di Scarlett Johansson

Non che ne servisse uno, ma è il suo quarantesimo compleanno

(Gareth Cattermole/Getty Images)
(Gareth Cattermole/Getty Images)

Se i quarant’anni che ha compiuto Scarlett Johansson vi sembrano pochi è perché il ruolo che la rese davvero famosa, quello di una donna insoddisfatta del proprio matrimonio in Lost in Translation, risale a più di vent’anni fa, quando ne aveva appena 19. Se vi sembrano tanti è perché Johansson non è troppo cambiata da allora; anche se di cose ne ha fatte parecchie, o comunque abbastanza per diventare una delle attrici di Hollywood più pagate e quella la cui filmografia ha fatto i maggiori incassi (dopo solo Samuel Lee Jackson).

Considerata una delle attrici più belle e sexy del mondo, a Johansson è stato offerto «qualsiasi ruolo di Marilyn Monroe mai scritto» ma non ne ha mai accettato uno. Per il resto è passata in modo credibile da film indipendenti ai supereroi della Marvel, dal teatro alla musica, da Woody Allen a Woody Allen. I maggiori riconoscimenti per il suo lavoro sono però abbastanza recenti, quando nel 2020 fu candidata all’Oscar per la prima volta e per ben due film: Storia di un matrimonio e Jojo Rabbit (non vinse).

Johansson è nata a New York nel 1984: il padre è danese e la madre statunitense di religione ebraica e origini polacche. Ha un fratello gemello, Hunter, un altro fratello, una sorella (anche lei attrice), coi quali recitò in Manny & Lo, e un fratellastro. Ha raccontato che fin da bambina amava stare al centro dell’attenzione, e che la madre la portava a Broadway ogni volta che poteva permetterselo. Recitò per la prima volta in teatro a 9 anni, con Ethan Hawke, e poi in una serie di piccoli ruoli al cinema. A 14 anni ebbe la sua prima parte importante nel film diretto e interpretato da Robert Redford L’uomo che sussurrava ai cavalli, in cui interpretava un’adolescente traumatizzata da un brutto incidente a cavallo.

A 17 anni era a Tokyo, sul set di Lost in Translation con la regista Sofia Coppola e il coprotagonista Bill Murray. Sebbene nel film interpretasse in modo estremamente credibile una donna adulta che fa i conti con la propria solitudine e insoddisfazione dopo aver seguito il marito in Giappone per lavoro, di quel periodo Johansson disse che «fu faticoso perché ero molto giovane e lontana dal mio fidanzato del liceo». Sempre nel 2003 uscì un altro film importante per la sua carriera: La ragazza con l’orecchino di perla, dove interpretava la ragazza del titolo, ovvero una giovane che viene mandata a lavorare a casa del pittore Jan Vermeer, interpretato da Colin Firth. Quell’anno ricevette due candidature ai Golden Globe: come Migliore attrice in una commedia e come Miglior attrice in un film drammatico.

Nei primi anni Duemila iniziò il suo periodo Woody Allen. Con il ruolo della seducente Nola in Match Point, del 2005, Johansson diventò ufficialmente una delle attrici considerate più sensuali al mondo: lo era però in un modo raffinato, per via del suo talento nell’interpretazione di ruoli drammatici, e allo stesso tempo naturale, per via di alcuni tratti del suo aspetto poco hollywoodiani, come il fatto che è alta un metro e sessanta o il suo naso pronunciato. Nel giro di pochi anni tornò a lavorare con Allen, in Scoop e Vicky Cristina Barcelona.

In quegli anni Johansson tentò anche una carriera da cantante che però non ebbe grandi evoluzioni. Nel 2008 pubblicò un album, Anywhere I Lay My Head, solo con cover di Tom Waits; nel 2009 fece una cover di “Last Goodbye” di Jeff Buckley per la colonna sonora del film La verità è che non gli piaci abbastanza, in cui recitò; e nel 2013 la sua versione di “Before My Time” di J. Ralph nella colonna sonora del film Chasing Ice fu candidata all’Oscar come Miglior canzone. Nel 2015 fondò The Singles: una band femminile con Este Haim delle HAIM e Holly Miranda dei Jealous Girlfriends.

Tornando alla carriera da attrice, lavorò con Brian De Palma in Black Dahlia, e Christopher Nolan in The Prestige, prima di ottenere il ruolo di Natasha Romanoff, la Vedova Nera degli Avengers, in Iron Man 2, che uscì nel 2010. Fu il primo di una serie di otto film dell’universo cinematografico Marvel, che si è conclusa con Black Widow, di cui è stata anche produttrice, nel 2021. Johansson ha raccontato che inizialmente era stata scartata per il ruolo della Vedova Nera, per il quale era invece stata scelta Emily Blunt (reduce dal grande successo di Il diavolo veste Prada), che però all’ultimo si era dovuta tirare indietro lasciandole il posto. In quello stesso periodo Johansson raccontò di aver ricevuto un altro rifiuto, per il ruolo della protagonista di Gravity (che andò a Sandra Bullock) di Alfonso Cuarón, e che fu un duro colpo, al punto che arrivò a chiedersi se quello fosse il lavoro giusto per lei.

Tra un film della Marvel e l’altro comunque Johansson continuò a fare teatro a Broadway e film meno commerciali, come Lucy del regista francese Luc Besson, Under the Skin di Jonathan Glazer e Ave, Cesare! dei fratelli Coen. Nel 2019 uscirono Storia di un matrimonio di Noah Baumbach e Jojo Rabbit di Taika Waititi, due film molto diversi che le valsero la candidatura all’Oscar rispettivamente come Miglior attrice protagonista e Miglior attrice non protagonista. In Storia di un matrimonio Johansson interpreta, insieme ad Adam Driver, una coppia alle prese con una difficile separazione; Jojo Rabbit invece è un film con un tono molto meno drammatico, in cui Johansson interpreta la madre idealista di un bambino della Gioventù hitleriana che scopre di avere una ragazza ebrea nascosta in casa.

Nel 2021 Johansson fece parlare di sé per una causa contro Disney, che aveva fatto uscire Black Widow contemporaneamente nei cinema e sulla piattaforma di streaming Disney+, quando invece, in base all’accordo, il film sarebbe dovuto uscire in esclusiva al cinema: una decisione che avrebbe impedito a Johansson di guadagnare diversi milioni. Johansson è stata la prima attrice famosa a contestare a una grossa casa di produzione un’operazione del genere, in un periodo in cui ancora gli accordi sindacali riguardo ai guadagni delle piattaforme di streaming erano vaghi, e che sarebbero poi stati tra le rivendicazioni alla base dello sciopero di sceneggiatori e attori del 2023. Johansson si spese anche per essere pagata tanto quanto i suoi colleghi maschi della Marvel, cosa per niente scontata.

Un ruolo di Scarlett Johansson che si tende a dimenticare, specialmente nei paesi in cui fu doppiato, è quello in Lei di Spike Jonze, in cui dà la voce a un’assistente vocale molto avanzata che fa innamorare il protagonista (Joaquin Phoenix). In generale la voce di Johansson è diventata negli anni molto riconoscibile, e impiegata per il doppiaggio di vari film d’animazione. A maggio di quest’anno, quando i presupposti su cui si basava il film Lei sono diventati improvvisamente molto attuali, l’attrice ha peraltro iniziato una disputa legale contro OpenAI, l’azienda di ChatGPT, che secondo lei aveva ricreato per un proprio software una voce artificiale molto simile alla sua (dopo che lei aveva rifiutato di dargliene la licenza).