Il partito di Donald Tusk vuole anche il presidente
Sta facendo le primarie per le presidenziali in Polonia, per sottrarre all'opposizione di Diritto e Giustizia l'incarico che ha creato maggiori problemi
Venerdì ci sono le primarie con cui Coalizione Civica, l’alleanza politica di centrodestra guidata dal partito del primo ministro polacco Donald Tusk, selezionerà il candidato presidente per le elezioni della primavera dell’anno prossimo. I candidati sono due ed è un passaggio molto importante per Tusk, perché con ogni probabilità il candidato di Coalizione Civica sfiderà al ballottaggio quello di Diritto e Giustizia, il partito sovranista che ha governato in modo semi-autoritario dal 2015 fino a un anno fa.
L’attuale presidente, Andrzej Duda, è molto vicino a Diritto e Giustizia e si è scontrato spesso con il governo, mettendo il veto su vari provvedimenti. Per i sovranisti, che sono all’opposizione, esprimere ancora il presidente significherebbe continuare a complicare la vita a Tusk, limitando le sue riforme. L’obiettivo della maggioranza europeista del primo ministro, al contrario, è impedire che si vada avanti così. Per farlo deve individuare un candidato competitivo, anche se molti partiti che ne fanno parte al primo turno si presenteranno divisi.
Gli iscritti dei partiti di Coalizione Civica votano con un sistema di SMS protetti e sabato si saprà chi ha vinto. I candidati sono due: Radosław Sikorski e Rafał Trzaskowski. Sikorski è il ministro degli Esteri e, per via dell’incarico, è l’esponente del governo di Tusk più noto all’estero dopo il primo ministro. Trzaskowski è il sindaco di Varsavia, la capitale, ed era già stato il candidato alle presidenziali del 2020, perdendo di poco contro Duda, che fu rieletto col 51 per cento dei voti (contro il 49 di Trzaskowski). Duda è al secondo mandato e quindi non si può ricandidare.
Dal punto di vista politico, Sikorski ha posizioni più conservatrici mentre Trzaskowski ha maggiori consensi nella sinistra del partito. Trzaskowski è considerato il favorito, ma Sikorski nelle ultime settimane ha recuperato e ottenuto appoggi piuttosto trasversali. Secondo un sondaggio commissionato da Coalizione Civica, entrambi vincerebbero il ballottaggio contro un candidato di Diritto e Giustizia (che ancora non l’ha nominato), ma Trzaskowski con un distacco superiore. Al momento nessun partito ha abbastanza consensi per superare il 50 per cento, e dunque vincere le presidenziali, al primo turno.
Da quando si è candidato, come ha raccontato Politico Europe, Sikorski è stato attaccato da Diritto e Giustizia per via di sua moglie Anne Applebaum, una delle più note storiche e giornaliste statunitensi (che dal 2013 ha cittadinanza polacca). Nei suoi saggi e negli articoli sulla rivista Atlantic, Applebaum è molto critica con Donald Trump e secondo i sovranisti ciò potrebbe diventare un problema qualora Sikorski diventasse presidente. Un eurodeputato di Diritto e Giustizia, Dominik Tarczyński, ha detto di aver segnalato allo staff di Trump gli articoli di Applebaum, a questo scopo.
«L’epoca in cui le mogli venivano trattate come estensioni dei mariti è finita. Non ho nessun ruolo nella campagna o nel lavoro di mio marito», ha risposto Applebaum a Politico. Sikorski l’ha difesa, spiegando che in passato Applebaum aveva votato anche per i Repubblicani. Gli Stati Uniti sono il principale fornitore di armamenti alla Polonia, e un alleato cruciale per un paese che si sente minacciato dall’espansionismo russo, ma è poco probabile che la Polonia diventi una priorità di politica estera per Trump, che peraltro non si è fatto particolari problemi a lavorare (o nominare nella sua amministrazione) persone che in precedenza lo avevano criticato.
Venerdì Tusk ha detto che si aspetta una vittoria per Coalizione Civica alle presidenziali, a prescindere da chi sarà il candidato. Tusk non si è opposto al fatto che gli altri partiti della sua maggioranza – e in particolare i centristi di Polska 2050 e la sinistra di Lewica – si facciano concorrenza alle presidenziali, anche se inizialmente c’erano stati appelli perché ci fosse una candidatura unitaria. La cosa dipende dal sistema elettorale: i partiti europeisti, al secondo turno, si coalizzeranno contro Diritto e Giustizia, convergendo sul loro candidato che si sarà qualificato per il ballottaggio.
Si è ricandidato il presidente del Sejm, la camera bassa del parlamento, Szymon Hołownia, che nel 2020 era arrivato terzo. È il leader di Polska 2050, ma si presenta come indipendente, anche perché è un tratto apprezzato nei sondaggi sui candidati presidenti. Prima di entrare in politica era famoso perché conduceva il programma televisivo Poland’s Got Talent!, ma negli ultimi anni il partito ha costruito una sua base elettorale. Anche Lewica parteciperà alle presidenziali, ma non ha ancora scelto chi candidare.
Diritto e Giustizia non ha ancora indicato un candidato: il suo leader, Jarosław Kaczyński, ha detto che lo farà in queste settimane. I media hanno fatto i nomi dell’eurodeputato Tobiasz Bocheński, degli ex ministri Przemysław Czarnek e Mariusz Błaszczak e di Karol Nawrocki, ex presidente dell’Istituto della memoria nazionale (un istituto di statale che fa ricerca storica sui crimini contro la popolazione polacca tra le guerre mondiali, l’occupazione nazista e il regime comunista).
Diritto e Giustizia resta la principale forza dell’opposizione. Alle elezioni locali dello scorso aprile aveva ottenuto la maggioranza in 7 assemblee regionali su 16, risultando il partito più votato; alle europee di giugno, invece, era stato superato da Coalizione Civica di un solo punto percentuale. Alle presidenziali bisognerà vedere anche come voteranno al secondo turno gli elettori dell’estrema destra di Konfederacja (Confederazione), che nei sondaggi si attesta al 10 per cento.
Recentemente Diritto e Giustizia ha avuto problemi fiscali. Lunedì la Commissione elettorale nazionale ha rigettato, sulla base di un parere già espresso ad agosto, la rendicontazione finanziaria del partito, sostenendo che nel 2023 abbia speso impropriamente 3,6 milioni di złoty (circa 830mila euro). Diritto e Giustizia ha fatto ricorso alla Corte suprema, che non ha ancora preso in carico il caso. Se non verrà annullata dalla Corte, la bocciatura della Commissione comporterà la perdita dei fondi pubblici previsti per il resto della legislatura: 75 milioni di złoty (17,3 milioni di euro), una quota molto significativa delle entrate del partito.
L’avvicinarsi di una scadenza politica così importante spiega i toni polarizzati del dibattito politico. Dopo le elezioni parlamentari di un anno fa, in pratica la campagna elettorale non si è mai fermata: prima per le europee, adesso per le presidenziali. Dipende anche da questo il posizionamento del governo di Tusk, che ha inasprito le politiche sull’immigrazione del governo precedente. Questa tattica è finalizzata a prevenire gli attacchi da destra e, anzi, a criticare Diritto e Giustizia su uno dei temi – la “difesa dei confini” – su cui aveva insistito di più. L’obiettivo è conservare abbastanza consensi da impedirgli di eleggere un altro presidente, che potrebbe condizionare le attività del governo per altri cinque anni, cioè oltre la scadenza dell’attuale legislatura.
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