Olaf Scholz è mooooolto impopolare
Al punto che il suo partito è arrivato a tanto così dal sostituirlo come candidato cancelliere alle elezioni dell'anno prossimo in Germania
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che con ogni probabilità sarà il candidato del Partito Socialdemocratico (SPD) alle prossime elezioni del 23 febbraio 2025, è uno dei politici più impopolari della Germania. Per questo nelle scorse settimane molti membri dell’SPD avevano chiesto che Scholz rinunciasse alla sua candidatura in favore del ministro della Difesa, Boris Pistorius, che invece è uno dei politici tedeschi più popolari in assoluto.
Pistorius però ha annunciato giovedì che non intende candidarsi, lasciando campo libero al cancelliere. Le possibilità di vittoria di Scholz sono molto basse: attualmente i sondaggi danno l’SPD al 16 per cento, molto indietro rispetto all’Unione Cristianodemocratica (CDU), di centrodestra, che ha circa il 32 per cento.
I consensi personali di Scholz sono bassissimi da più di due anni: sempre sotto il 20 per cento, e in alcuni periodi anche sotto il 15. L’impopolarità del cancelliere è dovuta a tre fattori: la sua mancanza di carisma personale; la difficoltà di gestire un governo frammentato e litigioso; e infine l’inerzia nell’affrontare un contesto politico ed economico inatteso e sfavorevole per la Germania, con l’invasione russa dell’Ucraina e la grave crisi economica tedesca.
Nel grafico qui sopra, il gradimento medio dei principali politici tedeschi misurato secondo un punteggio da +5 (massimo gradimento) a -5 (minimo gradimento), in un sondaggio del centro demoscopico tedesco Forschungsgruppe Wahlen
Scholz fu eletto cancelliere alle elezioni del settembre 2021 un po’ a sorpresa, e anche grazie agli errori dei suoi avversari. Durante la campagna elettorale, il candidato della CDU, Armin Laschet, fu ripreso dai media mentre rideva a una battuta durante una visita a una città colpita da una grave inondazione: questo danneggiò la sua reputazione. La candidata dei Verdi, Annalena Baerbock (che poi sarebbe diventata ministra degli Esteri nel governo Scholz), fu indebolita da accuse di plagio in uno dei suoi libri e di aver esagerato alcune voci del suo curriculum.
Scholz, che era stato vicecancelliere e ministro delle Finanze nel governo di grande coalizione di Angela Merkel, fu eletto come il “candidato della continuità”, quello che sembrava più adeguato a governare la Germania in maniera cauta e costante, come aveva fatto Merkel nei circa vent’anni precedenti.
Ma Scholz non è Angela Merkel: pur essendo ritenuto un amministratore competente, è quasi completamente privo di carisma personale, e non ha nemmeno la capacità di Merkel di risultare sempre chiara e rassicurante. Scholz, al contrario, durante gli eventi pubblici appare molto spesso a disagio, insicuro e incapace di agire in maniera decisa. È un oratore piuttosto mediocre, e nei momenti di contatto con l’elettorato non riesce praticamente mai a risultare alla mano e convincente.
Queste difficoltà personali sono state poi accentuate dai litigi e dalle divisioni della “coalizione semaforo”, come è stata chiamata quella formata dall’SPD di Scholz (colore di partito rosso), dal Partito Liberaldemocratico, centrista e pro-mercato (colore di partito giallo) e dai Verdi (colore di partito ovvio).
I tre partiti hanno idee e posizioni molto differenti, oltre che leader ambiziosi che molto spesso si sono indeboliti a vicenda pur facendo parte dello stesso governo. La coalizione guidata da Scholz ha finito per essere litigiosa e spesso immobile davanti ai problemi, o inefficace nell’affrontarli.
Tutto questo probabilmente non sarebbe stato il disastro di popolarità che si è rivelato se la Germania non si fosse trovata ad affrontare una situazione internazionale eccezionalmente avversa.
Il sistema politico ed economico tedesco costruito da Merkel – di cui Scholz si era proposto come il continuatore – è entrato in crisi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, che ha messo in evidenza quanto la Germania fosse dipendente dal gas naturale venduto a basso prezzo dalla Russia. L’economia tedesca è poi entrata in recessione per una serie di cause che, nel loro complesso, hanno mostrato come molte delle scelte economiche e commerciali fatte dalla Germania nei precedenti 20 anni fossero state poco lungimiranti.
Davanti a questi problemi, Scholz ha più volte fatto dichiarazioni energiche e ambiziose: dopo l’invasione dell’Ucraina, annunciò che la Germania avrebbe messo in atto una «Zeitenwende», cioè una svolta epocale, e parlò di uno «spostamento tettonico» nel modo in cui il paese avrebbe gestito le questioni militari, promettendo tra le altre cose nuovi investimenti nella difesa per 100 miliardi di euro. In realtà questa svolta epocale è stata molto limitata, e anche gli aiuti all’Ucraina sono stati ritenuti insufficienti, benché la Germania sia il secondo paese sostenitore dopo gli Stati Uniti.
Lo stesso Scholz è stato indeciso e contraddittorio. A volte è sembrato molto vicino all’Ucraina, altre volte invece scettico: questo mese è diventato il primo leader occidentale dal 2022 a parlare al telefono con il presidente autoritario russo Vladimir Putin.
Scholz ha fatto annunci magniloquenti anche riguardo alla crisi economica, promettendo riforme ambiziose e strutturali, che però il suo governo, a causa della litigiosità interna e dei limiti costituzionali agli investimenti, non è riuscito a mettere in pratica.
La percezione di inefficacia è diventata così diffusa che quando lo storico britannico Timothy Garton Ash ha cominciato a usarlo, il verbo “scholzare” si è diffuso moltissimo in Germania. “Scholzare” significa: comunicare buone intenzioni ma poi evitare di metterle in pratica.
I sostenitori di Scholz sperano che, come avvenne nel 2021, il cancelliere riuscirà ad avere successo in una campagna elettorale in cui parte da sfavorito. Ma il suo principale avversario, il leader della CDU Friedrich Merz, è un politico più esperto e carismatico dei suoi predecessori.