I comuni italiani alle prese con le serie true crime
Nelle ultime settimane Avetrana e Perugia hanno provato a tenere insieme opportunità economiche, reputazione e polemiche, facendo fatica
All’inizio di novembre, per un paio di giorni, un numero insolito di auto e furgoni ha occupato il centro di Perugia per le riprese di Blue Moon, una nuova serie televisiva sulla storia vera e ormai famosissima dell’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto in città nel 2007. La produzione è finanziata da Amanda Knox – la ex studentessa americana che fu inizialmente accusata dell’omicidio e poi assolta – e forse anche per questo ha suscitato diverse polemiche tra gli abitanti. Alla fine la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi si è scusata pubblicamente per aver concesso l’autorizzazione per le riprese.
In una lettera rivolta alla città ha detto di essersi accorta «di quanto Perugia stia ancora facendo i conti con quel dolore», e si è giustificata spiegando che far girare alcune scene in città «sarebbe stato un elemento di maggiore garanzia e di controllo». Ferdinandi dice anche che non ha dato l’autorizzazione alle riprese per interessi economici, ma poi, in un’intervista, ha aggiunto che questo accordo è stato l’inizio «di una collaborazione proficua con una società di produzione di rilievo internazionale, che porterà a breve in città anche una seconda serie tv di origine coreana».
In un momento in cui il genere true crime è popolarissimo e le produzioni di film e serie italiane e straniere in Italia sono in aumento, le amministrazioni dei piccoli comuni coinvolti nei casi di cronaca nera si stanno trovando a dover scegliere tra opportunità di guadagno e visibilità internazionale da una parte, e il rischio di scontentare i propri abitanti e connotarsi definitivamente come luoghi legati alla criminalità e al degrado dall’altra.
Le polemiche di Perugia hanno seguito di poco il caso di Avetrana, che ha alcuni elementi simili. A ottobre Antonio Iazzi, sindaco del comune pugliese, aveva fatto ricorso d’urgenza al tribunale di Taranto per sospendere l’uscita della nuova serie tv crime di Disney ispirata all’omicidio di Sarah Scazzi, avvenuto lì nel 2010. Iazzi ha detto di aver presentato il ricorso perché temeva una rappresentazione superficiale della sua comunità, che a suo dire verrebbe descritta dalla serie come «ignorante, retrograda, omertosa, eventualmente dedita alla commissione di crimini efferati».
Le riprese della serie non erano state fatte ad Avetrana, ma in zone vicine del Salento, in seguito a un accordo tra la società di produzione Groenlandia e l’Unione dei Comuni “Terre del mare e del sole” (di cui fanno parte sette comuni tra cui Avetrana). Nella vicenda processuale che ha coinvolto Groenlandia, Disney e le amministrazioni, queste ultime hanno sostenuto di essere state «ingannate», perché il titolo Avetrana – Qui non è Hollywood era stato scelto a «insaputa degli organi comunali».
La serie è poi uscita senza la parola “Avetrana” nel titolo in seguito alla decisione del tribunale di accontentare il sindaco, e nonostante Groenlandia e Disney siano state fino all’ultimo contrarie alla modifica. Anche perché, come succede spesso in questi casi, l’omicidio di Scazzi è passato alla storia proprio col nome del posto dove è avvenuto, ovvero come “delitto di Avetrana”, e il cartello stradale che segna l’ingresso nel comune è uno dei primi e più ricorrenti fotogrammi della serie.
Riferendosi a questo caso, la sindaca di Perugia ha scritto che «se ci avessero chiesto di girare un crime dal titolo Perugia, il delitto Meredith la nostra decisione sarebbe stata molto diversa». Nonostante siano delitti che risalgono a più di dieci anni fa e che hanno già ricevuto enormi attenzioni mediatiche, l’eventualità che rievocarli comprometta l’immagine dei luoghi in cui sono stati compiuti è ancora evidentemente molto temuta.
Oltre alla paura che l’immagine di questi luoghi venga ulteriormente danneggiata, sembra esserci per le amministrazioni anche una questione di rispetto per i residenti, che avrebbero vissuto questi casi come dei traumi. Almeno questo è quello che fa intuire la lettera di Ferdinandi – che è laureata in psicologia – quando dice che «per un attimo ho perso di vista le persone, il dolore vivo della loro carne». È una visione che è stata poi contestata da Renato Locchi, che era sindaco di Perugia ai tempi dell’omicidio, e che si è detto «decisamente stupito dalle polemiche sollevate», poiché sono passati 17 anni e «nessun perugino, né tanto meno la città si possono definire coinvolti», essendo stato «un fatto privato in un appartamento privato». Un’ipotesi è che le polemiche siano in gran parte state legate alla figura di Amanda Knox, che è da molti considerata un personaggio controverso, e che essendo produttrice avrà plausibilmente impostato la serie sulla propria versione dei fatti.
Locchi ha sottolineato invece le opportunità di mostrare la città, anche se accostata a un fatto di cronaca nera, in una serie tv che avrà distribuzione internazionale: «le belle e suggestive immagini del nostro centro storico grazie alla serie avranno un’ulteriore ribalta globale». In parte è quello che ha detto anche Ferdinandi, spiegando che la serie sarebbe stata girata lo stesso anche senza autorizzazione alle riprese a Perugia (che sono comunque solo 5 scene), e di aver preferito dare i permessi perché in questo modo ha potuto ottenere dalla produzione di vedere e autorizzare ogni scena.
Il grosso delle riprese di Blue Moon è stato fatto (e si sta svolgendo anche in questi giorni) a Orvieto, che è poco distante da Perugia e per certi versi la ricorda. Qui non ci sono state polemiche: un po’ perché la storia che racconta è vissuta con maggior distacco dagli abitanti, e un po’ perché la popolazione è molto abituata a vedere zone della città trasformate in set. Il comune di Orvieto infatti spiega che «da cinque anni a questa parte punta molto sulle produzioni televisive, sia per via della visibilità che portano che per l’indotto economico». La collaborazione con la società di produzione di Blue Moon, Panorama Films, era iniziata ad agosto, quando per un mese e mezzo aveva girato un reality show nella zona. Da anni il comune ha anche una collaborazione attiva con Lucky Red, che tra le altre cose ha girato a Orvieto la serie Sono Lillo (per Prime Video) e La voce che hai dentro (per Mediaset), e negli ultimi anni ha ospitato anche le riprese di Don Matteo.
Il caso di Orvieto, ma anche quello di Perugia, mostrano come ospitare grosse produzioni internazionali e creare rapporti a lungo termine con le società che le realizzano porti quasi sempre più vantaggi che svantaggi, anche quando si tratta di rievocare vicende sanguinose. Per Orvieto i rapporti con Panorama Films erano già avviati, ma per Perugia l’occasione per creare una collaborazione a lungo termine è stata proprio quella della serie sull’omicidio di Kercher.
Spesso, al momento di concedere i permessi, i comuni fanno una convenzione con le società di produzione in cui chiedono che la città sia riconoscibile e citata, in modo che ne risulti una forma di promozione. «Naturalmente non è il caso di questa serie, in cui Orvieto non compare, ma in generale quella in televisione o sulle piattaforme è una pubblicità che un comune da 20mila abitanti non potrebbe mai permettersi, e che in questo modo invece riesce ad avere», spiega il comune.
Anche quando questo non succede, comunque, per la città ospitare una produzione – dalle 50 alle 200 persone e dalle due settimane a oltre un mese – porta guadagni significativi. Non solo perché le persone che ne fanno parte dormono negli alberghi e mangiano nei ristoranti della città, ma anche perché pagano i permessi di occupazione del suolo e per altri servizi, si appoggiano a fornitori locali (che nel caso di Orvieto si sono specializzati negli ultimi anni proprio per rispondere a questi bisogni) e ingaggiano comparse. Per le società di produzione – quando non sono vincolate a un preciso luogo geografico (come è il caso con le serie tv true crime) – spesso è più conveniente tornare in un posto in cui sono già state e che conoscono. E avere a che fare con piccole amministrazioni anziché con grandi città come Roma rende la burocrazia e la logistica meno faticose.
A maggio tra Correggio e Carpi, in Emilia-Romagna, sono state fatte le riprese per la serie tv Estranei, ispirata al caso dell’omicidio di Saman Abbas, che a differenza di quelli di Scazzi e Kercher è avvenuto appena tre anni fa. La serie è prodotta da Eagle Original Content e Rai Fiction e, a differenza delle altre serie, i nomi e alcuni aspetti della storia sono stati modificati. Le riprese non sembrano aver suscitato particolari polemiche tra gli abitanti, ma l’uscita non è ancora stata annunciata.
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