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  • Giovedì 21 novembre 2024

Sara Errani non aveva ancora finito

A 37 anni, con il suo fisico minuto e uno strano servizio dal basso, la tennista italiana ha giocato una delle stagioni migliori della sua carriera

Sara Errani con la coppa della Billie Jean King Cup appena vinta con l'Italia (Fran Santiago/Getty Images for ITF)
Sara Errani con la coppa della Billie Jean King Cup appena vinta con l'Italia (Fran Santiago/Getty Images for ITF)
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Tra il 2017 e il 2023 la tennista italiana Sara Errani ha vinto solamente tre titoli in doppio, in tornei peraltro non molto prestigiosi: il WTA 250 di Monastir del 2023 con Jasmine Paolini e poi due International (la categoria poi diventata 250) nel 2018 e nel 2017, uno in coppia con la nederlandese Bibiane Schoofs, l’altro con la rumena Irina-Camelia Begu. L’ultimo titolo in singolare invece lo aveva vinto nel 2016, un anno prima della squalifica per doping che la costrinse a non giocare per diverso tempo, tra il 2017 e il 2019. All’inizio del 2024 sembrava insomma una giocatrice in evidente fase calante, molto diversa da quella che tra il 2012 e il 2014 aveva vinto in doppio tutti i titoli del Grande Slam – i più importanti del tennis – e aveva giocato anche una finale in singolare del Roland Garros (uno dei quattro tornei del Grande Slam).

Dieci mesi dopo, Errani ha appena concluso una delle sue migliori stagioni. In coppia con Jasmine Paolini ha vinto la prima medaglia d’oro olimpica nella storia del tennis italiano e due tornei della categoria WTA 1000 (gli Internazionali d’Italia e il WTA 1000 di Pechino), arrivando anche in finale al Roland Garros. In coppia con Andrea Vavassori ha vinto gli US Open nel doppio misto (cioè in cui la coppia è formata da una donna e da un uomo), la prima vittoria per una coppia di tennisti italiani in uno di questi tornei; a tutto questo ha aggiunto mercoledì sera la vittoria con l’Italia della Billie Jean King Cup, il principale torneo femminile per nazionali a squadre, giocando le partite di doppio con Jasmine Paolini.

A 37 anni è diventata la tennista che ha vinto più partite con la Nazionale italiana ed è stata una delle migliori giocatrici di doppio della stagione, con un ritorno ai massimi livelli del tennis piuttosto imprevedibile, sette anni dopo la squalifica che sembrava potesse chiuderne la carriera e dopo vari problemi fisici, soprattutto a una spalla, che le hanno a volte quasi impedito di giocare il servizio dall’alto, come fanno praticamente tutti. Errani ha contribuito all’affermazione di Paolini tra le migliori tenniste al mondo, come ha raccontato Paolini stessa, giocando in coppia con lei ma anche allenandosi con lei; e ha dimostrato ancora una volta di essere capace di superare diversi limiti, grazie a un talento peculiare e a una grande determinazione.

Jasmine Paolini e Sara Errani dopo la vittoria in semifinale di Billie Jean King Cup contro la Polonia (Fran Santiago/Getty Images for ITF)

Errani è da sempre un’eccezione per come ha saputo affermarsi in un tennis nel quale la forza fisica, l’altezza e la potenza del servizio stavano diventando via via sempre più cruciali. È più bassa (è alta 1 metro e 64) e meno potente rispetto a quasi tutte le altre giocatrici d’élite, ma è riuscita a competere ai massimi livelli compensando con un gioco preciso e regolare, limitando gli errori e diventando molto forte soprattutto in risposta, cioè nel colpo che segue il servizio avversario, e nei colpi al volo che si giocano vicino alla rete. A queste caratteristiche tecniche ha aggiunto una resistenza fisica e mentale fuori dal comune: è una tennista difficile da affrontare perché raramente demorde, soprattutto sulla terra rossa, cioè la superficie che favorisce gli scambi più lunghi e faticosi. Nell’ultima partita che ha giocato, la decisiva semifinale della Billie Jean King Cup, lei e Paolini erano in svantaggio per 5 game a 1 nel secondo set contro la Polonia, ma hanno poi rimontato vincendo gli ultimi sei game consecutivi e quindi la partita.

Fin da quando era più giovane il servizio è sempre stato il suo più grande punto debole e anche per questo ha avuto una carriera migliore nel doppio, dove servire bene conta meno, perché in due si può coprire meglio il campo dopo la risposta. Tra il 2012 e il 2014 lei e Roberta Vinci sono state per quasi tre anni di seguito al numero 1 del ranking di doppio femminile: vinsero gli US Open e il Roland Garros nel 2012, gli Australian Open nel 2013 e nel 2014 e poi anche Wimbledon nel 2014, aggiudicandosi quindi tutti e quattro i titoli del Grande Slam in doppio.

Nonostante la scarsa efficacia del suo servizio, comunque, Errani ha avuto una prima parte di carriera ottima anche nel singolare: ha vinto nove titoli, ha raggiunto la quinta posizione del ranking e nel 2012 ha giocato la finale del Roland Garros, perdendola per 6-3, 6-2 contro l’allora numero 2 del mondo Maria Sharapova. Tra il 2009 e il 2013 con l’Italia vinse tre Fed Cup, la competizione per nazionali oggi rinominata Billie Jean King Cup, giocando sia in singolare sia in doppio.

Sara Errani e Roberta Vinci con la coppa del Roland Garros del 2012 (Matthew Stockman/Getty Images)

Nell’agosto del 2017, quando aveva da poco compiuto trent’anni, Sara Errani fu sospesa per due mesi per essere risultata positiva a un test antidoping eseguito a inizio anno. La sostanza che fu trovata dal controllo, proibita dalla WADA (l’organizzazione mondiale antidoping), era il Letrozolo, un farmaco usato di solito per il trattamento del cancro al seno. Errani si giustificò dicendo di averla assunta involontariamente attraverso degli alimenti cucinati dalla madre, che dal 2012 prendeva regolarmente il farmaco per curarsi (forse anche per via delle origini emiliano-romagnole di Errani, diversi giornali si riferirono al caso chiamandolo doping del tortellino).

L’Organizzazione nazionale anti doping (NADO) intanto aveva fatto ricorso al Tribunale arbitrale dello sport di Losanna (TAS) per chiedere un’estensione della squalifica di Errani. Nel giugno 2018 il TAS, pur riconoscendo che l’ingestione del Letrozolo fosse stata accidentale, accolse solo parzialmente il ricorso, squalificando Errani per altri otto mesi. Dalla prima positività alla fine della seconda squalifica passò quindi un anno e mezzo. Errani tornò a giocare nel febbraio del 2019, quando intanto era scesa oltre la trecentesima posizione del ranking, una cosa che complicava moltissimo l’accesso ai tornei e il sorteggio nei primi turni.

Il rientro fu complicato: perse molte partite e sembrò non riuscire più a essere competitiva. Molti considerarono la sua carriera praticamente finita lì. In particolare, anche a causa di un problema cronico alla spalla, i suoi difetti al servizio peggiorarono: divennero note alcune sue partite in cui non riusciva più a mettere nemmeno un servizio in campo dall’alto e commetteva moltissimi doppi falli consecutivi. Dal 2019 cominciò allora a servire dal basso con regolarità, inizialmente attirandosi molte critiche. Il servizio dal basso è un colpo discusso nel tennis, perché alcuni lo reputano irrispettoso nei confronti dell’avversario o avversaria; in genere viene impiegato (raramente) da alcuni tennisti e tenniste per sorprendere l’avversario con una palla corta, ma nel caso di Sara Errani diventò quasi una necessità in certe partite.

Negli anni, e dimostrando grande maestria, Errani ha saputo sfruttare la cosa anche a suo vantaggio, alternando i due tipi di servizio per non dare punti di riferimento alle avversarie e allo stesso tempo sbagliare meno: lo ha fatto anche nel match point della semifinale della Billie Jean King Cup contro la Polonia e in quello della semifinale olimpica contro le britanniche Heather Watson e Katie Boulter.

Il match point della semifinale olimpica, nel quale Errani ha servito dal basso

Negli anni successivi Errani continuò a non ottenere risultati particolarmente brillanti, comunque, e non c’erano indicazioni o segnali che potesse tornare a competere ai massimi livelli del tennis. La svolta avvenne nella primavera del 2023 quando, a una cena durante i giorni del Roland Garros, propose a Jasmine Paolini di giocare assieme con continuità nel doppio, per provare a qualificarsi per le Olimpiadi e tornare a giocarsele a Parigi. In quel momento Paolini era una delle migliori tenniste italiane in circolazione, ma sembrava molto lontana dal poter diventare una delle migliori al mondo (oggi è la numero 4 del ranking). Le due tenniste avevano già giocato assieme sporadicamente in alcuni tornei, ma mai in modo costante, come invece iniziarono a fare da quel momento.

Nell’ottobre del 2023 vinsero il primo titolo in coppia, il WTA 250 di Monastir, in Tunisia, poi all’inizio del 2024 il WTA 500 di Linz, in Austria, e poi gli Internazionali, la finale al Roland Garros e le Olimpiadi. Per molti esperti di tennis e addetti ai lavori è stato sorprendente vedere quanto le due si siano migliorate a vicenda, portando la loro carriera in una nuova fase: una specie di seconda giovinezza per Sara Errani e la definitiva affermazione per Jasmine Paolini, che a 28 anni è stata protagonista di un exploit altrettanto difficile da prevedere. Tra il primo successo di Errani nella Fed Cup con l’Italia e quello nella Billie Jean King Cup di questa settimana sono trascorsi quindici anni, a conferma della sua longevità sportiva fuori dal comune.