Trump sta violando tutte le regole informali della transizione
Quelle che garantiscono un passaggio sicuro da un governo all'altro: sta anche impedendo all'FBI di fare i controlli sulle sue nomine
Con le nomine per la sua nuova amministrazione, Donald Trump non soltanto sta scegliendo personalità radicali e spregiudicate, ma sta anche ignorando o violando quasi tutte le norme e le regole non scritte che dovrebbero garantire la sicurezza nel passaggio da un governo all’altro: sta ignorando i controlli di sicurezza e le norme sulla transizione presidenziale, e sta trascurando tutte le regole sull’etica e contro i conflitti di interessi dei membri del nuovo governo.
Di solito, prima di iniziare a fare le sue nomine, il presidente eletto firma un documento (un memorandum of understanding) in cui chiede all’FBI, l’agenzia investigativa della polizia americana, di fare quelli che in gergo vengono definiti background checks, cioè controlli di sicurezza preventivi sulle persone scelte per i posti più importanti. Questi controlli servono per assicurarsi che i candidati non abbiano conflitti d’interessi, un passato criminale che potrebbe renderli ricattabili, e che non costituiscano una minaccia per la sicurezza nazionale americana.
Alcune delle persone nominate da Trump potrebbero ricadere in queste categorie.
Matt Gaetz, che Trump ha nominato procuratore generale (l’equivalente del ministro della Giustizia italiano, ma con molto più potere), è stato accusato in passato di tratta di persone minorenni a scopo sessuale. L’indagine è stata chiusa senza la formulazione di accuse formali nei suoi confronti, ma le accuse sono più volte riemerse. Tulsi Gabbard, nominata direttrice dell’Intelligence nazionale, è ritenuta molto vicina alla Russia di Vladimir Putin e alla Siria di Bashar al Assad, due paesi avversari degli Stati Uniti.
Trump tuttavia non ha mai firmato il documento in cui richiede i controlli preventivi dell’FBI, e secondo il Washington Post si sta avvalendo della consulenza di un avvocato di Palm Beach, Stanley Woodward, per fare i controlli internamente. Woodward è un avvocato diventato famoso perché ha difeso molti rivoltosi trumpiani che assaltarono il Congresso il 6 gennaio del 2021.
Dal punto di vista formale nessuna legge obbliga Trump a chiedere i controlli dell’FBI, ma tutti i suoi predecessori (anche Trump stesso, durante il suo primo mandato) li hanno sempre accettati come una necessità per garantire la sicurezza della propria amministrazione. L’obbligo dei controlli dovrebbe valere soltanto per i membri dell’amministrazione che dovranno ricevere un’autorizzazione di sicurezza (security clearance, cioè il permesso di ricevere e leggere documenti e informazioni riservate). Ma Trump quando diventerà presidente sarà anche a capo dell’apparato di sicurezza, e potrà ordinare di assegnare l’autorizzazione senza controlli.
La violazione delle consuetudini però non riguarda soltanto le nomine.
Di solito il presidente eletto firma un altro importante documento fornito dalla General Services Administration (GSA), l’agenzia federale che tra le altre cose si occupa delle transizioni, in cui fornisce alcune garanzie etiche e di sicurezza in cambio della collaborazione del governo federale nella gestione del passaggio da un’amministrazione a un’altra.
Dopo aver firmato il documento della GSA, il presidente eletto e il suo team ricevono la disponibilità di uffici pubblici, finanziamenti e varie attrezzature necessarie per lavorare, come per esempio computer e telefoni sicuri per le comunicazioni riservate.
Ma il documento della GSA costringe il presidente eletto a fornire alcune garanzie etiche, in particolare sull’eliminazione di possibili conflitti d’interessi. Per questo Trump non l’ha firmato, e finora non c’è stata quasi nessuna collaborazione tra il suo team e il governo federale. Questo potrebbe comportare dei problemi: il team di transizione di Trump lavora su computer privati, non sicuri, e Trump sta parlando con i capi di stato e di governo su linee non sicure, usando i propri traduttori e interpreti e non quelli del dipartimento di Stato.
Inoltre, senza collaborare con la GSA, nessun membro del team di Trump ha l’autorizzazione per consultare documenti riservati e briefing militari (Trump invece lo può fare). Questo comporta il rischio che, una volta alla Casa Bianca, il team non sia sufficientemente preparato per affrontare emergenze.
Il modo inusuale e senza controlli con cui Trump sta portando avanti la sua transizione si vede anche dalla velocità con cui sta facendo le nomine: secondo i calcoli fatti da Axios, è cinque volte più veloce rispetto a quanto fece Joe Biden nel 2020, e quattro rispetto a se stesso nel 2016.