Il grande sciopero dei medici di oggi
Potrebbero essere cancellate o rinviate centinaia di migliaia di prestazioni sanitarie, ma i servizi minimi e di urgenza saranno garantiti
Nella giornata di oggi, mercoledì 20 novembre, ci sarà un grande sciopero nazionale del personale sanitario, che riguarderà quindi medici, infermieri, veterinari, dirigenti sanitari e più in generale tutto il personale delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale. Allo sciopero non aderiranno ospedali e cliniche private, e nemmeno i medici di famiglia.
Lo sciopero, della durata di 24 ore, è stato indetto dai sindacati dei medici Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, e da quello degli infermieri Nursing Up, per protestare contro le misure contenute nel disegno di legge di bilancio, cioè il provvedimento sulla spesa e sulle entrate dello Stato per il 2025, che dovrà essere esaminato e approvato dal parlamento entro la fine dell’anno.
I sindacati contestano tra le altre cose mancati aumenti degli stipendi, risorse insufficienti al settore e mancate assunzioni. «La manovra – si legge in un comunicato di Anaao Assomed – prevede un aumento dell’indennità di specificità medica sanitaria di 17 euro nette [al mese, ndr] per i medici e 14 euro netti per i dirigenti sanitari per il 2025, 115 euro nel 2026 per i medici e zero per i dirigenti sanitari, mentre nelle tasche degli infermieri arriverebbero per il 2025 circa 7 euro e per il 2026 circa 80 euro. […] Insomma in sostanza briciole che offendono l’intera categoria».
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I sindacati hanno indetto lo sciopero anche per chiedere maggiori tutele per la sicurezza di chi lavora negli ospedali. «Non possiamo essere complici dell’ormai evidente smantellamento del Servizio sanitario nazionale. Il personale scappa quotidianamente dagli ospedali pubblici, le liste d’attesa sono interminabili, le aggressioni e le denunce sono all’ordine del giorno, e si continua a destinare pochi spiccioli alla sanità pubblica», dicono i rappresentanti sindacali.
Secondo le previsioni di Anaao Assomed, lo sciopero potrebbe compromettere 1,2 milioni di prestazioni sanitarie, che potrebbero essere cancellate o rinviate. Tra queste ci sono 15mila interventi chirurgici, 100mila visite specialistiche e 50mila esami radiografici già programmati, mentre saranno garantite le prestazioni d’urgenza e le attività di pronto soccorso.